Continua il nostro viaggio alla scoperta delle startup finaliste di it.Cup. Oggi vi presentiamo Sharknet, il wearable tracker per apneisti e sub. È un device hi-tech che monitora dati e prestazioni rendendo più efficienti e sicure le immersioni
SharkNet è un wearable per apneisti e sub che rende più sicure le immersioni. Consente, infatti, di inviare delle richieste di aiuto in caso di pericolo e registra tutti i dati relativi alle attività subacque. Un modo per poter analizzare le proprie prestazioni e tenere sotto controllo i miglioramenti. In più dà anche la possibilità di condividere con la propria community le proprie avventure e trovare amici che condividano le stesse passioni. SharkNet è una delle finaliste della quinta edizione di it.Cup, la startup competition di Registro.it dedicata ai progetti d’impresa nel settore ICT.
Diteci qualcosa di voi: cosa volevate fare da piccoli? Qual è il vostro percorso di studi? Quali sono state le esperienze che hanno cambiato la vostra vita?
Alla ricerca di una vita dinamica, dopo il liceo io (Maurizio) sono entrato all’Accademia Navale di Livorno, mi sono laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni a Pisa ed ho trascorso i successivi 16 anni quale Ufficiale di Marina, maturando esperienze molto diverse in giro per il mondo. Lasciata quindi la vita militare, negli ultimi dieci anni ho lavorato nel mio studio di ingegneria, fornendo servizi tecnici e commerciali nell’ambito della subacquea professionale. Antonella, anche lei vivace, si è laureata in Lettere a Milano, al contempo però frequentando l’Accademia d’arte drammatica Paolo Grassi. Diplomatasi quale regista, ha poi messo a frutto le sue doti organizzative acquisendo la certificazione USA di Project Management Professional (PMP) e lavorando per diverse ditte nella gestione di programmi di comunicazione e marketing digitale.
Come vi siete conosciuti?
Qualche anno fa abbiamo sviluppato il nostro primo prodotto, un sistema di navigazione per robot subacquei. Sebbene tecnicamente un successo, il sistema si è poi rivelato adatto ad un mercato troppo di nicchia. Per ovviare a questo problema, abbiamo quindi deciso di sviluppare un nuovo prodotto che, pur nell’ambito delle nostre competenze tecniche, si rivolgesse al mercato più ampio: quello della subacquea sportiva e ricreativa. Abbiamo quindi iniziato a frequentare il circolo sub più vicino a casa e, scambiando idee con gli iscritti, abbiamo conosciuto Giorgio, un istruttore PADI, esperto softwarista e già titolare di una ditta che sviluppa sistemi informatici gestionali.
Dalle discussioni con Giorgio e il continuo confronto con le effettive necessità degli altri sub, è nata l’idea di SharkNet.
Il progetto di impresa è dunque stato presentato ed ha vinto il concorso SwitchToProduct di PoliHub, l’incubatore del Politecnico di Milano. Ed è stato proprio durante la selezione delle startup finaliste che il team ha conosciuto ed ha incluso Stefano: un giovane e brillantissimo designer, appena laureatosi al Politecnico, che ha sospeso il suo progetto di startup per unirsi a SharkNet e donare ad un prodotto tecnologico la sua attuale aspetto trendy.
Come vi vedete tra 10 anni?
Fra dieci anni saremo tutti invecchiati e l’oggi innovativo SharkNet lo sarà ancora più di noi, a meno che non riusciamo a farlo evolvere più rapidamente dei già veloci cicli di vita dei prodotti tecnologici. Per questo motivo, vorremmo circondarci di giovani e brillanti ingegneri, softwaristi, designer e comunicatori, formarli, ma al contempo, apprendere da loro e vedere plasmati dal futuro i nostri prodotti. E’ così che ci vediamo fra dieci anni!
Chi ha avuto l’idea? Vi ricordate cosa stavate facendo in quel preciso momento?
Non c’è stato un momento specifico in cui è sorta l’idea, SharkNet è nato piuttosto da un processo di intuizioni, confronto con gli utenti e successive iterazioni che, per alcuni aspetti, continua ancora oggi. I momenti salienti che più ricordiamo, in effetti, non sono quelli delle intuizioni, ma tutte le volte che abbiamo esposto un’idea a potenziali clienti e questi ce l’hanno demolita.
La prima volta che abbiamo presentato la nostra idea al locale circolo di sub, il capo del gruppo, Lupo, ci ha candidamente spiegato che quello che gli prospettavamo non gli interessava: è stato dalla riflessione sulle sue critiche sincere che poi è nato il futuro SharkNet! Con il tempo ed il numero di iterazioni le critiche si sono via via evolute in apprezzamenti ed i commenti si sono focalizzati su aspetti di mercato o argomenti tecnici sempre più specifici, ma sono sempre questi feedback che continuano a farci crescere. Ne andiamo costantemente alla ricerca.
Qual è il vostro punto di forza e qual è, in breve, il vostro business model?
SharkNet è il primo “activity tracker” subacqueo ed è già protetto da una domanda di brevetto internazionale che protegge la sua unicità nel registrare i dati di interesse e, al contempo, di trasmetterli automaticamente anche per finalità di gestione dell’emergenza. SharkNet inoltre è pressoché infrangibile e, progettato per funzionare nelle profondità marine, può essere maltrattato a piacimento in qualsiasi altro ambiente. Contiamo di raggiungere i nostri utenti in modo diretto (con marketing digitale) e tramite partnership strategiche con le assicurazioni e le organizzazioni didattiche che già operano nel mondo della subacquea.
Poiché tali organizzazioni sono per lo più americane, stiamo già stabilendo una nostra presenza in USA che possa farci raggiungere clienti su scala globale.
Le nostre revenues deriveranno dalla vendita sia del prodotto che dell’abbonamento al servizio di connessione telefonica impiegato dai dispositivi SharkNet. La produzione e tutte le attività connesse all’evoluzione tecnologica del prodotto continueranno ad essere svolte in Italia, perché riteniamo che i nostri giovani non abbiano rivali in termini di fantasia, preparazione tecnico/ingegneristica e nel design.
Come avete conosciuto .itCup Registro?
Il concorso ci è stato indicato da InnovitsLab (un’azienda che mette in contatto startup con manager aziendali) al termine di un percorso di revisione del nostro business model con un mentor, già CEO di un’azienda operante nella subacquea ricreativa.
Perché avete deciso di partecipare?
Per noi il percorso di incubazione nella Silicon Valley sarebbe un’ottima opportunità per preparare il nostro sbarco in USA. Abbiamo già un partner americano (Alan, ex dirigente di una multinazionale che produce sistemi per survey subacquee, amico e passato fornitore di Maurizio) e con lui ci stiamo già muovendo per creare la nostra sede in California. Come abbiamo già sperimentato con PoliHub nell’ambito italiano, riteniamo però che un’incubazione presso un acceleratore americano ci darebbe subito quelle possibilità di networking e di inserimento nel panorama delle startup USA che altrimenti richiederebbero molto più tempo e risorse.
Perché pensate di poter vincere e, in caso, cosa farete con il premio?
Pensiamo di poter essere in gara per vincere il concorso perché abbiamo continuamente sottoposto il nostro progetto a verifiche con utenti, l’abbiamo plasmato su di essi e, finalmente, il prodotto adesso è pronto per essere messo sul mercato!
Qual è la vostra ricetta per una startup di successo?
Identificare problemi e soluzioni, verificarli entrambi con gli utenti, correggere, reiterare e non stancarsi mai di farlo!