E’ la settimana del Web Summit. A Lisbona, per la prima volta. Perché è stata scelta questa città dall’organizzazione e l’elenco delle startup italiane presenti
Partiamo da un paio di dati. I numeri certi, finora. Nel 2014 al Web Summit di Dublino c’erano 98 startup italiane. Diventate 53 nel 2015. E alla prima edizione di Lisbona (dove quest’anno si terrà l’evento) ce ne saranno 45. Numeri in calo per l’Italia, in controtendenza con il resto del mondo, dove il totale dei partecipanti è più che raddoppiato. Erano 22mila l’anno scorso, 53mila quest’anno. Ma per i numeri ufficiali bisognerà attendere l’11 novembre. Il giorno di chiusura della manifestazione.
Il pubblico del Web Summit continua crescere, a raddoppiare di anno in anno, secondo tradizione. Dal 2008 ad oggi. Quest’anno lo ospita Lisbona. Dopo una lunga polemica tra organizzazione e città di Dublino. Sta di fatto che la manifestazione porterà all’economia locale un valore di circa 250 milioni di euro.
Anche con il numero dei founder italiani in calo (chissà perché poi, e chissà perché così in controtendenza rispetto al resto del mondo. Proveremo a capirlo in questi giorni) la prima edizione di Lisbona sarà un nuovo record quindi. Chi ci va lo fa per incontrare altri founder. Partecipare agli eventi di networking. Sperare in qualche investitore (i mitici cartellini rossi, che molti investitori indossano al contrario per non essere troppo disturbati, miraggio di ogni founder nei 4 giorni di fiera).
Lisbona nuova capitale europea delle startup
Comunque la si veda (e di polemiche l’anno scorso ce ne sono state tantissime) il Web Summit rimane l’evento delle startup più importante in Europa. Startupitalia.eu lo seguirà anche quest’anno. Da Lisbona. Che il Guardian, autorevole quotidiano britannico, ha candidato ufficialmente a nuova capitale in Europa delle le startup. “Una delle”, almeno. Secondo la tesi del quotidiano londinese, prezzi bassi, vita tranquilla, internet veloce, e surf fanno la differenza. Ma non solo.
Tutto parte da un’immagine. Quella del Ponte 25 aprile della capitale portoghese. Ecco, questo ponte è diventato il simbolo della rinascita tecnologica del Portogallo.
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che saranno al Web Summit 2016
Il motivo è da un lato in città si è creato in questi anni un ecosistema di imprese innovative di primo livello. Dall’altro per la sua somiglianza (più che altro simbolica) con il Golden Gate di San Francisco.
Il simbolo del Ponte 25 aprile di Lisbona
Il parallelismo è un po’ forzato e da non prendere troppo sul serio. Anche se, ad esempio, il ministro dell’economia portoghese Manuel Caldeira Cabral ci crede davvero, almeno un po’: «Penso che la California sia assolata e abbia un ponte proprio come il nostro. L’idea che noi vogliamo promuovere è che anche noi abbiamo un’economia ormai basata su un tessuto imprenditoriale e tecnologico in continua crescita».
Gli incentivi per creare una startup scene europea
Dal 2008 ad oggi il Portogallo ha attratto centiaia di giovani da tutto il mondo. Molti che dopo l’erasmus sono rimasti lì e hanno approfittato delle agevolazioni fiscali del governo per lanciare una propria azienda. Molti sono giovani imprenditori locali. Ma il governo si è impegnato molto per attrarne da tutta Europa. L’ultima iniziativa è un microfondo da 10 milioni per startup del turismo, rivolte appunto a quelle di tutti gli stati membri.
Ma c’è di più: alla fine del 2009, il Portogallo ha introdotto un regime di tassazione agevolato per “non residenti abituali“. In sintesi, purché siano soddisfatte alcune pre-condizioni, come l’aver vissuto in Portogallo per più di 183 giorni in un anno, o possedere una casa lì, si ha diritto per dieci anni a un’aliquota di favore, indipendente dal guadagno, del 20%.
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«Noi abbiamo una storia lunga 500 anni di relazioni con culture differenti», ha detto in un’intervista al Guardian João Vasconcelos, segretario all’Industira e ex direttore dell’incubatore portoghese Startup Lisboa. «I portoghesi vivono ovunque e quello che abbiamo fatto dal 16esimo secolo ad oggi è lo stesso. Solo che oggi lo facciamo con le startup e l’imprenditorialità».
Ma Lisbona non sarà mai come San Francisco. E lo sperano gli stessi legislatori. Perché ha delle specificità proprie. E difficilmente diventerà così costoso viverci. Una ricetta perfetta per la nascente startup scene europea, dicono.
I numeri: 40 scaleup, 166 milioni racolti. 4,2 ciascuna
Un po’ di numeri per capire la crescita del fenomeno portoghese. In Portogallo lo scorso dicembre sono state individuate da Startup Eruope Partnership 40 scaleup, selezionate in base a questo criterio: «startup che dall’avvio hanno raccolto oltre 1 milione di dollari e hanno ottenuto almeno un round di finanziamento negli ultimi 5 anni». Ecco. Queste aziende hanno raccolto in totale oltre 166 milioni da fondi di venture capital. In media circa 4.2milioni ciascuna. Altre 24 aziende sono state in grado di ottenere finanziamenti tra il mezzo milione e il milione. Numeri che già portano il Portogallo sopra l’Italia nella media europea. E che avvicinano un po’ Lisbona alla meta di diventare un hub europeo di tutto rispetto. Passando anche per il Web Summit.