I conflitti nel cyberspazio sono una minaccia alla stabilità internazionale e alla pace, la proposta italiana punta a comporre le divergenze tra i partner secondo le linee guida Onu
Prosegue il progetto italiano di presentare ai ministri degli Esteri del G7, che si riuniranno a Lucca il 10-11 aprile, una proposta sul comportamento degli Stati nel cyberspazio. Il 2 e 3 febbraio si è tenuto il primo incontro con i partner del vertice, nel quale è stata condivisa una bozza preliminare della quale Cyber Affairs è in grado di svelare le linee-guida.
Il punto di vista del Ministro Plenipotenziario del Maeci
Il documento, articolato in una piccola introduzione e in una ‘draft declaration’ che contiene una serie di principi da condividere, sarà ulteriormente modificato con i rilievi emersi, dando vita a una nuova bozza che sarà oggetto di un incontro a marzo.
“Abbiamo recepito i rilievi dei nostri partner”, spiega a Cyber Affairs Gianfranco Incarnato, vice direttore generale per gli affari politici e direttore centrale per la sicurezza, il disarmo e la non proliferazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, “che includono la volontà di restare allineati a quelli che sono i principi emersi, in ambito Onu, nell’ultimo documento prodotto nel 2015 dal gruppo di esperti sulla cyber security, lo UN GGE“.
Escalation di conflitti cyber minaccia alla stabilità internazionale
Dalla riunione, rimarca il rappresentante del Maeci, “è emersa una sostanziale condivisione dell’idea di mettere nero su bianco alcuni suggerimenti su come gli Stati dovrebbero comportarsi nel cyberspazio, che va oltre un generico apprezzamento: puntiamo ad un esplicito impegno politico che rappresenta un salto di qualità rispetto a quanto fatto sinora. Tutti sono d’accordo nel dire che l’escalation di conflitti cyber o il crimine in rete siano minacce alla stabilità e alla pace internazionale; che il principio di autodifesa singola o collettiva contenuta nell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite vada declinato anche con riferimento al dominio cibernetico; e che c’è bisogno di norme che limitino l’approccio offensivo e creino le premesse di un approccio autenticamente cooperativo”.
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In attesa della presidenza OSCE
Tuttavia, rileva Incarnato, “ci sono ancora distanze dettate dal fatto che ogni Paese, in un dominio così nuovo e complesso ma al tempo stesso aperto come il cyberspazio, si pone in modo differente. Fermo restando che sarà decisivo l’orientamento finale della nuova amministrazione Usa, questo mi lascia pensare che si andrà verso un impegno non particolarmente vincolante, ma che potrebbe agevolare comunque l’affermazione del consenso nella stesura del prossimo rapporto del gruppo di esperti cyber dell’Onu, atteso in estate. Anche in sede Osce, nel 2018, la presidenza italiana potrà farne una priorità. Ci adopereremo, in tale sede, per la messa in campo di uno strumento di composizione delle tensioni, ritagliato sulle specifiche esigenze nel settore e aperto ai partner, a cominciare dai sei partner del Mediterraneo”.
Fonte: CyberAffairs
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