La startup punta sull’evoluzione del bromotimolo (principio attivo presente nei collutori), per ricavare un nuovo componente utilizzabile in tutti i prodotti industriali disinfettanti e detergenti. E’ tra i progetti accelerati dal programma biotech
A volte semplicità e abitudini, se osservate con curiosità, possono svelare grandi scoperte. Il progetto che sta perfezionando BTeam, una delle 10 finaliste del programma BioUpper, lo conferma: da un semplice collutorio si è partiti per lavorare alla produzione e commercializzazione del bromotimolo come nuovo componente attivo antibatterico, valido per tutti i prodotti industriali disinfettanti e detergenti. Nel collutorio, infatti, si è notato che il timolo, precursore del bromotimolo, viene usato come antibatterico. Lo stesso timolo utilizzato in numerosi prodotti, perciò BTeam ha deciso di misurarsi con la sfida di preparare un antibatterico potenziato, a basso costo. Abbiamo incontrato Federica Sabuzi, che fa parte del team di ideazione e sviluppo del progetto.
State perfezionando un potente antibatterico, sviluppato grazie a un processo di produzione a basso costo ed ecosostenibile: come nasce un’idea così complessa?
«All’interno dei nostri laboratori ormai da molti anni ci occupiamo dello studio di particolari reazioni, chiamate reazioni di bromurazione, utilizzando sistemi a basso costo e soprattutto a basso impatto ambientale. Recentemente ci siamo imbattuti nella bromurazione del timolo e, casualmente, abbiamo scoperto che il timolo è un principio attivo largamente utilizzato in numerosi prodotti industriali per la sua attività antibatterica. Tra di questi possiamo sicuramente menzionare il Listerine, il leader nel mercato dei collutori, ma ci sono anche altri tanti altri prodotti per la cura della casa e della persona a base di timolo. Abbiamo quindi pensato di testare l’attività antibatterica del bromotimolo che avevamo preparato e i risultati ottenuti sono stati sorprendenti: il bromotimolo infatti è risultato fino a 15 volte più efficace del timolo contro vari ceppi batterici e fungini, responsabili di numerose patologie. Abbiamo quindi pensato di proporlo come nuovo principio attivo in vari prodotti industriali, in sostituzione del timolo stesso, meno efficace».
A proposito di laboratori, che tipo di formazione avete e da quali ambiti provenite?
«Il nostro team è composto da ricercatori e professori afferenti al Dipartimento di Scienze Chimiche e a quello di Management dell’Università di Roma Tor Vergata. Siamo venuti a conoscenza di BioUpper inizialmente tramite una mail ricevuta dal nostro Dipartimento e successivamente, e informati successivamente anche dal Parco Scientifico Romano, con il quale eravamo in contatto per aver partecipato a StartCup Lazio».
In cosa siete e carenti, sperando che uscendo dal programma di accelerazione sarete pronti per il mercato?
«Non siamo ancora entrati in contatto diretto con le realtà industriali potenzialmente interessate alla nostra idea. Tuttavia, dobbiamo procedere con le autorizzazioni necessarie per poter commercializzare il nostro prodotto, nonostante esso non sia un farmaco, e dobbiamo estendere il nostro brevetto a livello internazionale. Grazie ai mentor, tutor e all’esperto finance con cui siamo in contatto stiamo cercando di capire a fondo quale sia il mercato più idoneo verso cui orientarci. Abbiamo iniziato a contattare delle aziende che potrebbero essere interessate al nostro prodotto per capire quali siano le vere esigenze di grandi aziende, e cosa cercano da un nuovo principio attivo».
Cosa vi aspettate concretamente alle fine di questo percorso?
«L’obiettivo è quello di riuscire a comprendere bene quale siano i mercati più adatti verso cui orientarci e quale modello di business adottare. Questo sarà possibile sicuramente grazie all’aiuto di tutor-mentor-finance expert con cui siamo stati messi in contatto. Speriamo di ottimizzare il nostro business plan e avere un piano valido con cui riuscire ad entrare in contatto con i primi potenziali clienti».
Anche voi avete a che fare con la debolezze del sistema dell’innovazione italiano, ossia l’insufficiente quota di investimenti privati nelle startup…
«I costi ed i tempi necessari per la procedura di ottenimento delle autorizzazioni per la vendita del prodotto sono sicuramente le attività maggiori difficoltà che stiamo affrontando per diventare una realtà imprenditoriale».
Se vincerete BioUpper, quali saranno i primissimi passi che realizzerete con i voucher del premio?
«Il primo obiettivo è quello di estendere il nostro brevetto a livello internazionale, quindi sicuramente utilizzeremo il voucher di BioUpper per questo scopo. Inoltre utilizzeremo il voucher per iniziare l’iter richiesto per l’autorizzazione alla vendita del nostro prodotto».