Nella capitale tedesca si fonda una startup ogni 20 minuti e si prevede che nel giro di 3 anni, ci saranno circa 100 mila posizioni aperte in ambito tech
L’edificio di WeWork, proprio al centro di Potsdamer Platz è meraviglioso e imponente, rivestito di quel vetro e acciaio che è un po’ il segno della modernità a Berlino. Negli uffici di Facebook un signore di mezz’età dall’aria gentile, come può esserlo solo un asiatico, sta facendo brainstorming insieme a due ragazzi: con il tratto leggero ma deciso, traccia sulla carta quelle che hanno tutta l’impressione di essere dei mockup. Mi sorride, e in un impeccabile tedesco mi chiede come io stia, e se voglio il caffè, che il loro è il caffè migliore di Berlino. Io sorrido e lo ringrazio, mentre il mio interlocutore, un siriano dagli occhi più azzurri del cielo prende le nostre tazze fumanti e mi invita a sederci. Ecco, il senso del brulicare di Berlino sta tutto qui, in questo incredibile incrocio, in questo melting pot culturale, segno tangibile di una integrazione che funziona, come ho sentito dire proprio a un tedesco.
A Berlino è tutto molto connesso
Incontriamo un ragazzo italiano, che dopo aver lavorato in entrambe le sponde dell’Atlantico, ha scelto proprio la capitale della Mittleuropa per fondare il proprio progetto. «Qui a Berlino ci sono tantissime possibilità, in termini di massa critica di persone che lavora nel settore delle startup. Allo stesso modo ci sono molti capitali, da Londra, dagli Usa, dalla Francia, da Stoccolma. Queste città sono profondamente connesse, molto più di quanto potrebbe sembrare: ecco perché pur avendo molte altre possibilità, ho scelto Berlino». Un luogo per fare impresa, ma anche semplicemente un luogo per lavorare («Non è mica detto che tutti debbano fare gli imprenditori»), per aprirsi alle contaminazioni.
Una startup ogni 20 minuti
Non è un caso che, se mescoliamo tutto questo con una città nel cuore dell’Europa, facilmente raggiungibile, con una qualità della vita buona, prezzi accettabili per appartamenti e uffici in molti quartieri che ancora si difendono dalla gentrification selvaggia, otteniamo gli ingredienti di un sicuro successo per chi, oggi, sia alla ricerca del luogo ideale dove fare innovazione. Ecco: 2.500 startup, che, secondo Ernst & Young, hanno raccolto più di 2.4 miliardi di euro in venture capital funding nel 2015. A Berlino si fonda una startup ogni 20 minuti e si prevede che nel giro di 3 anni, ci saranno circa 100.000 posizioni aperte in ambito tech: accanto ai giganti come Apple, Amazon o Google, all’ombra della Alexanderturm crescono società come Zalando, Babbel, Soundcloud.
Povera ma sexy?
Se Kreuzberg e Neukölln sono il cuore battente di questa nuova economia, anche il quartiere di Mitte e i dintorni di AlexanderPlatz non si fanno attendere e gli edifici un tempo vuoti, in cui l’estetica dell’800 si affianca sfrontatamente al rigore sovietico o alle costruzioni moderne, sono popolati da giovani provenienti da ogni parte del mondo, che portano la loro lingua, il loro cibo e la loro cultura. E Berlino si sta definitivamente scrollando di dosso l’endiadi di povera ma sexy con la quale il suo sindaco Klaus Wowereit la definiva: e con la Brexit alle porte, c’è da scommetterci che il meglio debba ancora venire.