Grazie al finanziamento del Miur, oltre venti scuole hanno aderito alle iniziative promosse per aiutare gli alunni disabili a sentirsi parte della comunità scolastica anche attraverso l’attività motoria
«Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare. Esso ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno», diceva Nelson Mandela. Le parole del leader del Sud Africa si sono trasformate nel progetto Fischio. Un nome, anzi un acronimo, che sta per Federazione istituti per lo sport che include e orienta. Oltre venti tra scuole e associazioni che si occupano del tema hanno aderito a quest’iniziativa finanziata dal ministero dell’Istruzione per creare un ponte tra ciò che avviene tra i banchi e ciò che ogni giorno i ragazzi disabili vivono quando suona la campanella. I soggetti promotori sono convinti che l’attività motoria e sportiva, vista in un contesto scolastico, non debba essere limitata alla disciplina dell’educazione fisica, ma debba essere inserita in quel portato di autonomia che la scuola sta costruendo, per favorire lo sviluppo di ogni studente attraverso la valorizzazione di percorsi personalizzati.
Le iniziative per l’inclusione di tutti gli alunni
Con Fischio si è creato per la prima volta un network di professionisti per il coordinamento, il monitoraggio e la valutazione del progetto. Nella pratica i docenti, le associazioni, i professionisti del settore dello sport e della salute psicologica si siederanno attorno a un tavolo per realizzare un progetto che vede l’alunno disabile inserito in un contesto di relazioni che va dalla scuola alla famiglia alla società. Il progetto ha previsto l’avvio di Sport-Hello, uno spazio di ascolto, di scambio e di raccordo con il territorio che sarà allestito in ogni istituto che aderisce alla rete. Non solo: è in partenza un laboratorio in ogni scuola che coinvolgerà un massimo di 40 alunni su un tema specifico. Infine, vi sarà un concorso fotografico, «Un’azione, uno scatto» rivolto a tutti gli alunni, con il quale verranno premiate le immagini che meglio riescono a rappresentare il concetto di sport e integrazione.
Il confronto al Miur
Al ministero dell’Istruzione è stato dato inizio al progetto con un interessante momento di confronto tra le istituzioni scolastiche coinvolte e le associazioni. Sono stati presentati i risultati dei progetti avviati nelle singole scuole, i laboratori che hanno già avuto modo di essere sperimentati. «C’è molto da fare, ma se manteniamo questo ritmo operativo possiamo avere di più. La scuola italiana è considerata molto inclusiva, anche perché la scuola che non include non è scuola. Lo sport non è solo un’attività formativa, ma porta con sé valori indissolubili come lealtà e gioco di squadra», ha sottolineato il Sottosegretario Vito De Filippo. Ne è convinto anche Arturo Mariani, calciatore e scrittore, componente della Nazionale Italiana Amputati, intervenuto con un breve video-racconto sulla sua vita quotidiana: «Bisogna andare incontro alla gente, partire da noi stessi, oltre la disabilità fisica. Bisogna dire sì alla vita, cambiare la cultura dell’inclusione. Se non lo fa la scuola chi deve farlo?», ha spiegato.
L’esperienza dell’Istituto Caetani di Roma
Lo sa bene Cosimo Guarino dirigente dell’istituto magistrale G. Caetani di Roma, capofila del progetto che ha raccontato a StartupItalia! la passione che ci sta mettendo in questa sfida..
Perché proprio la sua scuola è stata scelta per fare da apripista?
«Siamo stati scelti perché avevamo già un progetto di sport e inclusione. Abbiamo sposato questo progetto con entusiasmo. Tra le scuole che partecipano vi sono anche realtà delle zone terremotate, istituti che hanno attraversato momenti difficili. Noi ogni anno promuoviamo delle olimpiadi nello stadio della Farnesina, alle quali partecipano anche gli studenti disabili. L’agonismo non ci interessa, vogliamo sviluppare il senso di amicizia».
Che tipo di sport fate?
«Vortex, uno sport nuovo di atletica leggera. C’è un oggetto di materiale sintetico (plastica e spugna) e la sua forma aerodinamica è costituita da una coda e da un corpo centrale. La pedana di lancio è la medesima del giavellotto e vi sono inoltre le stesse regole di lancio valido. Il lancio può essere effettuato con o senza rincorsa, a seconda della gara e delle preferenze dell’atleta. In gara i lanciatori tirano e colui che effettua il lancio più lungo è decretato vincitore».
Qual è la finalità di Fischio?
«Con Fischio abbiamo consegnato a nove scuole la possibilità di fare dei laboratori, corsa campestre, escursione in montagna, abbinando queste attività a delle associazioni competenti. Per la prima volta abbiamo incrociato dei professionisti con delle realtà scolastiche».
Obiettivi futuri?
«Il mio sogno è quello di raggiungere altri istituti in modo che questo progetto diventi sistema. In 49 anni di servizio non ho mai visto ragazzi messi da parte. La scuola più di ogni altra istituzione risolve situazioni problematiche. E lo sport libera istinti dentro di noi, la vera passione e la vera natura, l’autenticità che è dentro ciascuno di noi. Si può sempre fare di più per i nostri ragazzi, ma finalmente oggi siamo passati da un concetto di integrazione a una vera e propria inclusione».