C’è un Paese nel Nord Europa che si prepara a una rivoluzione. La Svezia vuole essere il primo Paese a rinunciare del tutto denaro contante. Già da ora nel Paese l’80% dei pagamenti viene fatto con carte di credito o metodi di pagamento alternativo, tanto che pagare smartphone sta diventando un’abitudine. Se le cashless society siano o meno la soluzione a tutti i mali collegati al danaro contante è ancora presto per dirlo. Certamente il tema si presta a dibattiti molto accesi fra chi è convinto che i pagamenti elettronici possano mettere fine alla circolazione del nero, e chi invece pensa che senza contante si perderanno libertà finanziarie e si rischierà di escludere una parte della popolazione, in particolar modo quella più povera.
Towards a Cashless Society
Se n’è discusso ieri a Milano in un evento organizzato dall’ambasciata svedese in collaborazione con The European House Ambrosetti. All’incontro erano presenti Niklas Arvidsson, professore del Royal Institute of Technology e Lorenzo Tavazzi, Head of Scenario & Intelligence department a The European House Ambrosetti. “Entro pochi anni la Svezia sarà in grado di fare del tutto a meno del contante ma non si tratta di un processo improvviso – ha spiegato il professore Arvidsson – sono anni che gli svedesi si preparano al cambiamento che è stato graduale e sostenuto dal governo”. In Svezia ogni anno diminuisce il denaro contante in circolazione e i primi ad abbracciare il cambiamento sono i commercianti.
Svezia e Italia a confronto
“La situazione si sta evolvendo molto velocemente. Per le banche che gestiscono il denaro questo è solo un costo – ha spiegato il professore – e sarà disponibile solo a condizione che le persone e negozi lo richiedano”. Al momento l’80 per cento di tutte le transazioni del commercio al dettaglio in Svezia oggi sono già fatte con carte. Ad oggi ci sono negozi che non accettano pagamenti in contanti ed altri che sceglierebbero volentieri di farne a meno.
Com’è la situazione in Italia? Secondo il Cashless Society Index 2017 , la classifica sull’utilizzo delle carte di pagamento nei Paesi realizzato da The European House Ambrosetti, l’Italia è al 25esimo posto su 28. Peggio di noi solo Romania, Grecia e Bulgaria. A guidare la classifica ci sono Danimarca e Svezia dove il contante non esiste quasi più e c’è un terminale pos ogni cinque abitanti, contro uno ogni 30 dell’Italia.
E dire che il nostro Paese potrebbe solo guadagnarci dall’azzeramento del cash. Gestire il flusso di contanti e banconote ci costa 10 miliardi all’anno. Un terzo dell’ultima finanziaria. Non solo, pagare in contanti incentiva l’economia sommersa in nero che secondo la Cgia di Mestre vale 194,4 miliardi, il 12% del Pil.
L’hashtag #cashlessrevolution
“Con alcuni partner abbiamo lanciato l’hashtag #cashlessrevolution – ha spiegato Lorenzo Tavazzi – proprio per sensibilizzare le persone sui vantaggi che si possono ottenere a livello di Paese riducendo la circolazione di denaro contante”. Tra questi sicuramente il primo è la maggiore sicurezza delle transazioni e poi la riduzione dei costi del contante, l’emersione dell’economia sommersa e lo stimolo ai consumi e al commercio.
Proprio sulla scia di queste considerazioni dal 2015 The European House – Ambrosetti ha costituito la Community Cashless Society, una piattaforma di alto livello per la produzione di idee e contenuti sui pagamenti elettronici e per un confronto costruttivo tra la business community e le istituzioni, nello spirito di sviluppare azioni concrete a beneficio del Paese.
Ad oggi il contante in Italia è usato per oltre l’80% delle transazioni totali, 15 punti percentuali più della media UE. “Di fatto l’Italia è ancora basata sul contante – ha spiegato Tavazzi – la velocità di diffusione dei pagamenti elettronici è inadeguata all’obiettivo di allineare l’Italia ai top performer europei entro il 2025”. Ma invertire la rotta si può, guardando all’esempio che danno i Paesi del Nord Europa. “Al momento ci troviamo di fronte anche a un problema culturale, noi siamo abituati a pagare in contanti e a prelevare denaro al bancomat. E’ necessario quindi che passi un messaggio chiaro: una società cashless è un vantaggio per tutti, in primo luogo per il consumatore”.