La startup italiana di social eating spiega cosa prevede il DdL sull’home restaurant approvato alla Camera. Tra i vari provvedimenti l’obbligo di pagamenti digitali, bocciato il limite di fatturato (ma non quello di coperti)
La Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sull’home restaurant: 326 voti favorevoli, 23 contrari e 27 astenuti. Maggioranza vastissima, al termine però di una lunga discussione. Costellata da quasi quaranta votazioni e alcune correzioni in corsa. Gli emendamenti hanno chiesto, tra le altre cose, uno snellimento della burocrazia (e in parte sono stati accolti). Ma c’è stato anche chi ha tentato di andare nella direzione opposta: uno degli emendamenti (respinto) chiedeva che l’attività di home restaurant dovesse passare anche dal via libera dell’assemblea di condominio. Il tenore della discussione fa ipotizzare la possibilità di ritocchi nel passaggio in Senato. Ma, intanto, si aprono le prime valutazioni. Queste sono quelle di Cristiano Rigon, fondatore di Gnammo, la principale piattaforma italiana di social eating.
Pagamento solo online
PROMOSSO
La legge vieta l’uso del contante: le transazioni devono passare attraverso le piattaforme digitali e con sistemi di pagamento elettronico. “In questo non possiamo che essere d’accordo: la trasparenza è una virtù della quale non dobbiamo fare a meno. Inoltre, la tecnologia permette e facilita questi passaggi: le transazioni fatte online sono tracciabili e permettono così di allontanare i ‘furbi del contante’ e di cacciare lo spauracchio del ‘è tutto fatto in nero’”.
Limite a 5 mila euro
BOCCIATO
La legge pone due paletti. Chi apre casa propria (o di terzi) al social eating non può superare i 5 mila euro di fatturato e i 500 coperti nell’anno solare. Superati questi paletti, l’attività non è più occasionale e il cuoco amatoriale deve farsi carico degli oneri propri (dalla partita Iva alle certificazioni sanitarie) di un’attività commerciale.
Un limite così basso, afferma Rigon, “significa non aver compreso il potenziale della sharing economy, ma tutelare incondizionatamente una categoria a discapito di un’altra. Più adeguata sarebbe stata la proposta, rilanciata da Altroconsumo, di porre limiti solo sul numero di coperti, metro usato anche per i ristoranti, ma non di fatturato. In questo modo, la legge rischia di andare contro lo sviluppo, contro i suggerimenti della comunità europea, a favore di qualcuno”.
Divieto d’incrocio con Airbnb
BOCCIATO
“L’attività di home restaurant non può essere esercitata nelle unità immobiliari ad uso abitativo in cui sono esercitate attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale o attività di locazione per periodi di durata inferiore a trenta giorni”. Tradotto: non si può incrociare l’home restaurant con Airbnb. Per Rigon è “una grave limitazione. Chi volesse sperimentare, anche solo una volta, l’affitto della propria casa su piattaforme come AirBnb, non potrà più cimentarsi come cuoco su Gnammo, e viceversa”.
Requisiti degli immobili
RIMANDATO
La norma prevede che i luoghi dove si svolge l’attività di home restaurant debba avere “requisiti igienico-sanitari per l’uso abitativo previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti”. Per il fondatore di Gnammo, la regola non è sbagliata ma superflua: “Sono requisiti di abitabilità che già oggi hanno tutte le case in cui viviamo. Perché spaventarci?”
Niente Haccp
RIMANDATO
La discussione in aula ha portato alla rimozione di un obbligo che avrebbe pesato sia a livello burocratico che economico sugli utenti: non ci sarà, al contrario di quanto previsto dalla norma arrivata in aula, la necessità dell’attestato dell’analisi dei rischi e dei punti critici di controllo (HACCP). Bollino giallo e non verde, perché la Camera ha delegato al Ministero della Sanità il compito di determinare i requisiti cui deve rispondere il cuoco per esercitare l’home restaurant. Quindi, ancora tutto da definire. “Ritengo la formazione fondamentale – sottolinea Rigon – per educare alla sicurezza alimentare e diffondere una cultura oggi praticamente inesistente, soprattutto declinata in ambito domestico. Mi auguro che il ministero sappia dare indicazioni realistiche e concrete, con questo obiettivo e non per limitare l’attività”. Gnammo si impegnerà ad erogare formazione in merito ai propri cook più assidui.
Niente Scia
RIMANDATO
Vale lo stesso discorso fatto per la HACCP. È saltato in aula l’obbligo di presentare al comune la Dichiarazione di avviamento attività (SCIA). Sarebbe stata una richiesta che Rigon definsce “troppo vincolante”. È stata trasformata in una “comunicazione digitale” che deve essere inoltrata al comune. Ma, di nuovo, il superamento reale della burocrazia passa dal Mise, cui è stato delegato il compito di definire le procedure. “Se questo si tradurrà in un sistema telematico, cui la piattaforma potrà assolvere per ogni nuova location dove un evento va a buon fine, sarà un passo di semplificazione e digitalizzazione della PA. Se sarà solo un altro nome per una complicanza burocratica, avremmo perso una sfida, e con essa tanti potenziali cook di home restaurant”.
Assicurazione e controlli
PROMOSSO
La legge incarica le piattaforme di verificare se “l’utente operatore cuoco” (cioè chi organizza l’evento e cucina) abbia una copertura assicurativa, anche erogata dalla piattaforma stessa, per la responsabilità civile verso terzi. E che ne sia dotato anche l’immobile. “Un vincolo forte per lo sviluppo”, sostiene Rigon. “Ma è un provvedimento ragionevole, perché tutela il consumatore, anche in assenza di una vera e propria attività commerciale”.
Definizione del settore
PROMOSSO
La legge definisce gli attori in gioco (piattaforme, utente cuoco e fruitori) e regolamenta per la prima volta le attività di home restaurant. “È positivo perché permetterà di sperimentare la sharing economy senza paura di andare contro le autorità”. Il fondatori di Gnammo valutano in modo positivo il fatto che l’attività venga riconosciuta come “autonoma occasionale”, perché “permette di scaricare i costi, conservando gli scontrini”.
Iter della legge
BOCCIATO
La legge sull’home restaurant è stata approvata in prima lettura alla Camera e dovrà passare ancora in Senato. Si trova comunque in uno stadio più avanzato rispetto alla legge sulla sharing economy che si sta discutendo nelle commissioni competenti. “Sarebbe stato più opportuno – afferma Rogon – normare prima di tutto a livello quadro la sharing economy, negli aspetti condivisi da tutte le attività, per poi scendere, se e dove necessario, a specificare i paletti da mettere nei singoli settori”.
Giudizio complessivo
RIMANDATO
La legge, secondo il fondatore della maggiore piattaforma italiana del settore, ha il merito di tracciare il perimetro del social eating. Promosso l’obbligo di pagamenti digitali e la necessità di controlli in capo alle piattaforme. Apprezzata (ma in attesa di definizione) la correzione in corsa che depenna Haccp e Scia. Bocciati, invece i limiti, non in quanto tali ma perché troppo stringenti. Rigon critica le associazioni di categoria che avrebbero spinto la norma: “Non hanno realmente compreso quanto l’home restaurant sia lontano dall’esperienza del ristorante e sia non avversario ma strumento di sviluppo del settore”. Rigon si augura adesso che “il Senato sappia produrre una legge sufficientemente agile e snella, limando ancora i forti vincoli presenti nel testo”.