Tim Berners Lee è intervenuto contro le fake-news. Anche Facebook ha implementato il bollino rosso per le bufale ma ci sono altri modi per scoprire la veridicità delle notizie sui social
Per denunciare le fake news adesso è sceso in campo addirittura l’inventore del web, Sir Tim Berners Lee. E ha deciso di farlo a modo suo.
Nell’appello ripreso dalla BBC, rivolto ai ricercatori e alle aziende sul web, lo scienziato che ha “inventato” gli ipertesti elettronici su cui si basa il web ha un obiettivo dichiarato: frenare l’abuso della diffusione di dati personali in nome di una male interpretata “libertà di parola”; denunciare l’uso di algoritmi che promuovono la diffusione di informazioni inattendibili e svelare forme occulte di pubblicità politica.
Allo stesso tempo Berners Lee si opppone a ogni tentativo di lasciare a governi, authority e piattaforme aziendali il potere di “stabilire quali notizie siano vere e quali no”.
La prima fake news rilevata da Facebook riguarda Donald Trump
Insomma finalmente una voce fuori dal coro di fronte a un preoccupante unanimismo di facciata contro le fake news che non sembra finora portare risultati. Berners Lee non è il primo a scagliarsi contro le fake news. L’ultima iniziativa in ordine di tempo è stata infatti la decisione di Facebook di segnalare con la dicitura “disputed”, “contestato” le notizie false che circolano in rete marcandole con una sorta di “bollino rosso“, che d’ora in avanti dovrebbe accompagnare le notizie che team di giornalisti professionisti hanno ritenuto false dopo adeguata indagine.
La prima fake news contestata da Snopes.com e PolitiFact, che collaborano con Facebook per il fact checking delle news online sulla piattaforma di Zuckerberg riguarda Donald Trump il cui telefono avrebbe favorito fughe di notizie dalla Casa Bianca a causa della scarsa sicurezza del suo sistema operativo Android.
Che il sistema operativo Android montato su alcune famiglie di cellulari non sia a prova di delinquente è stato dimostrato diverse volte ma non è questa la fake news, quanto piuttosto la “notizia” che è dal telefono di The Donald che sarebbero trapelate informazioni imbarazzanti per il vulcanico inquilino della Casa Bianca. Il contenuto “contestato” è comparso sul Seattle Tribune, sito che secondo i seguci delle due testate non è neanche un quotidiano online ma una vera e propria “fabbrica” di notizie false che si autodefinisce blog di satira online.
Contro bufale e news acchiappaclick
È proprio a questo genere di iniziative che si rivolge Tim Berners Lee, cioè alle news acchiappaclick, ma anche alla pretesa dei giganti del web di indicare come bufale quelle che altro non sono che parodie, interventi satirici, goliardate, scritte con un obiettivo e un linguaggio che hanno un senso all’interno di certi contesti e certe culture. Ma allora come si fa a capire se una notizia è una bufala? In genere le fake news sono notizie verosimili, talvolta romanzate e condite da particolari curiosi o singolari. Qui è la nostra dotazione culturale e la conoscenza dei fatti che devono venirci in aiuto. Ma ci sono anche altri modi per stabilire quando ci troviamo di fronte a una fake news.
TITOLI SENSAZIONALISTICI. Ad esempio, nelle fake news sul web il titolo è sempre di carattere sensazionalistico per indurre una reazione emotiva, suscitare curiosità e farsi cliccare: è la tecnica dell’acchiappaclick (o click baiting) e serve ad aumentare le visite sul proprio sito le cui finalità commerciali sono evidenti nell’uso smodato di banner. Da un punto di vista formale i titoli sono “sparati”, cioè ricchi di aggettivi che suscitano o dovrebbero suscitare immediato interesse, del tipo: “Incredibile, ecco tutta la verità sul fatto più…”.
ITALIANO SGANGHERATO. Queste “news” sono assai brevi e scritte in un italiano spesso sgangherato, con una punteggiatura incerta e termini vernacolari, segni grafici che precedono il titolo come +++ Attenzione! +++ che mimano i lanci d’agenzia, e un invito all’azione +++ DIFFONDETE! È IMPORTANTE +++, ma altrettanto spesso sono notizie “strane”, mai sentite o inverosimili.
INDIRIZZI WEB FASULLI. Da un punto di vista tecnico, un modo per capire che si tratta di una fake news è l’indirizzo web he ospita la notizia: il suo dominio è spesso la parodia di una testata giornalistica riconosciuta come affidabile oppure ne contiene una parte. Ma si tratta spesso di siti di phishing. Quindi la prima regola per scremare le news vere da quelle fasulle è fare una ricerca online per vedere se già ne parlano siti affidabili, registrati al tribunale della stampa, se gli articoli sono firmati e da chi.
FACT CHECKING. In genere una ricerca sull’autore ci fa capire se vale la pena darsi tanto cruccio. Inoltre è sempre utile fare una verifica sui siti anti-bufale che hanno già fatto per noi questo lavoro di debunking o fact checking.
Come cancellare le fake news dal newsfeed
Se si sente puzza di bruciato a questo punto, su Facebook è possibile disiscriversi dai gruppi e nascondere i post delle persone che diffondono le notizie false, premere sull’icona a forma di apice presente in alto a destra sul post e scegliere l’opzione “Non seguire più” seguito dal nome della persona o della pagina.
Purtroppo o per fortuna il “bollino rosso” in Italia non è ancora implementato nonostante la presidente della Camera Laura Boldrini abbia chiesto alla società americana di aprire un ufficio in Italia. Forse perché nonostante il suo impegno la campagna #Bastabufale non sembra decollare. Poche decine di “Mi piace” sulla fanpage di Facebook e poche citazioni online sono la dimostrazione lampante che il suo appello non è stato ascoltato.
Intanto il quotidiano americano Washington Post propone di accantonare il termine tecnico fake news e di tornare tutti a parlare di bugie. Semplice no?