Dopo che Kalanick ha dovuto lasciare travolto dagli scandali, dopo una tumultuosa lotta per la successione, il nome scelto per guidare Uber è una sorpresa per tutti
Nessuno se lo aspettava, forse neppure lui stesso: il comitato incaricato di individuare un successore per Travis Kalanick, fondatore ed ex-CEO di Uber, alla guida della più imponente startup in circolazione vista la sua valutazione di 60 miliardi di dollari, ha scelto Dara Khosrowshahi. La decisione è arrivata a sorpresa nel weekend, dopo che nelle ultime settimane si era consumata una lotta intestina che aveva visto confrontarsi su due barricate opposte il CEO di HPE Meg Whitman (sostenuta dal consiglio) e l’ex-CEO di General Electric (il cavallo su cui puntava lo stesso Kalanick).
Chi è Dara Khosrowshahi
48 anni, di origine iraniana ma a tutti gli effetti cittadino USA vissuto sin da ragazzo negli Stati Uniti dove ha compiuto tutti i suoi studi (è laureato alla Brown University), Khosrowshahi negli ultimi 12 anni è stato il grande capo di Expedia. È arrivato sulla poltrona di CEO del gigante dei viaggi grazie all’acquisizione di Expedia da parte di IAC, azienda per la quale già lavorava: nel 2005 è stato messo al timone dell’azienda che ha sede a Bellevue, vicino Seattle, e l’ha trasformata in questi due lustri in un colosso da 9 milardi di dollari di fatturato all’anno.
Khosrowshahi non gode della stessa fama dei suoi colleghi che operano in Silicon Valley: sebbene a Seattle operino grandi aziende come Microsoft ed Expedia stessa (ma non mancano altri nomi interessanti, come la catena del caffé Starbucks), i manager che lavorano nello stato di Washington sono meno conosciuti dal grande pubblico. Ciò detto Khosrowshahi è un manager in cui i dipendenti ripongono grande fiducia, che ha saputo traghettare Expedia oltre la crisi del 2008 con successo (grande successo), e che crede moltissimo nella tecnologia come strumento di innovazione, per migliorare i processi aziendali e aumentare i margini.
Tra i due litiganti, il terzo gode
Proprio questo relativo anonimato di Khosrowshahi gli ha permesso di prevalere in quello che per le scorse settimane è sembrato uno scontro a due. Proprio però la polarizzazione del confronto tra la posizione di Kalanick, che gode comunque di gran potere visto che detiene molte quote di Uber, e quella del consiglio che lo voleva sempre più ai margini, ha creato uno stallo: così la figura dell’attuale CEO di Expedia è parsa un compromesso accettabile, una sorta di tregua tra le fazioni per cercare di venire a capo dell’intera questione.
Come detto, Khosrowshahi arriva dal settore del turismo ed è un convinto sostenitore della digitalizzazione dei processi: due fattori che costituiscono il cuore e l’anima del modello di business di Uber, e che potrebbero renderlo davvero l’uomo giusto. Ci sarà solo da superare un piccolo scoglio: la decisione è arrivata ed è stata di fatto comunicata a dipendenti e pubblico prima che venisse informato Khosrowshahi stesso. C’è da augurarsi, per Uber, che decida di accettare e che magari decida anche di lasciare la ricca sicurezza di Expedia e di Seattle per una scommessa in California.