“L’Italia oggi è molto competitiva nel mondo delle startup”. Parola di Carlo Ratti, che auspica la nascita di una “Station F” italiana.
Gli investimenti in startup in Italia sono fermi al palo, con un preoccupante 30,9% in meno rispetto al 2016 e solo 4 startup italiane con più di un milione di euro di finanziamenti nel 2017. Ma a disegnare uno scenario diverso per il nostro paese ci ha pensato Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology (Mit).
“Un’ecosistema fertile e attrattivo”
Intervenuto all’Innovation Nation Forum di Milano, Ratti – di fronte a trecento fra imprenditori, professionisti, amministratori e talenti creativi – ha disegnato il futuro digitale del nostro paese, auspicando anche la nascita di una “Station F” italiana.
«L’Italia oggi è molto competitiva nel mondo delle startup», ha spiegato. «Può contare su persone molto qualificate, formate nelle università e nei politecnici italiani e con esperienze in tutta Europa».
Quello italiano secondo Ratti dunque, è un’ecosistema fertile e attrattivo per le startup, con spazi di qualità e persone qualificate. A conferma di ciò, sempre nella cornice dell’Innovation Nation Forum, Davide Dattoli – presidente e co-founder di Talent Garden – ha fatto luce sull’emergere di “una serie di champions italiani”. «La sfida è creare dei grandi player per ogni settore, facendo squadra, in modo che possano competere a livello mondiale», ha dichiarato Dattoli, sottolineando che bisogna «individuare, tra le oltre settemila startup italiane, quelle su cui puntare come sistema paese».
La trasformazione degli spazi urbani
Ma Ratti non ha dubbi. È anche (soprattutto) una questione di spazi urbani. E l’Italia ha, fra i suoi vantaggi, la disponibilità di “spazi di qualità”. «Per fare innovazione serve spazio, e vediamo che questo processo sta già cambiando il volto delle nostre città – ha spiegato ancora Ratti – A Parigi Station F, il più grande incubatore d’Europa, appena aperto sta già rinnovando il quartiere in cui è ospitato». Le stesse dinamiche di trasformazione urbana che è possibile riscontrare a Londra e Berlino. «Non è una bolla, è un grande cambiamento – continua – e città italiane come Torino e Milano offrono grandi potenzialità in questo senso».
Per l’architetto e ingegnere, che nel suo Centro di Boston si occupa di nuove tecnologie applicate alle città, il nostro modo di vivere all’interno dei contesti urbani è destinato a cambiare radicalmente. Dalla mobilità elettrica, al supermercato del futuro, fino al bar robotizzato e agli uffici diventati spazi di condivisione: «Digitale e fisico si stanno fondendo», spiega. Prima, in pratica, c’era solo Internet, oggi c’è l’Internet delle cose. E questo è un fenomeno che sta modificando profondamente le nostre città, «un grandissimo motore di trasformazione, che coinvolge dall’Industria 4.0 alle smart city». Ma soprattutto, un treno in partenza che non si può assolutamente perdere.