Entro il 2050 circa il 30% dei cittadini europei avrà problemi nell’accesso all’acqua. Parola di Robert de Graeff, senior policy advisor dell’organizzazione europea dei proprietari terrieri (Elo), che ha presentato un preoccupante report sull’allarme idrico
Il problema è di quelli grossi. E coinvolgerà, secondo le stime dell’Elo, quasi un cittadino europeo su tre. Una proporzione esorbitante, se si pensa che il Vecchio Continente è sempre stata finora una delle zone meglio coperte a livello idrico su scala globale. Si è abituati a sentire parlare di “emergenza acqua” legata ad altre zone meno agiate come l’Africa e alcune parti dell’Asia. E invece anche l’Europa rischia di venire travolta da quello che potrebbe presto diventare il principale problema della popolazione mondiale. “La scarsità idrica è un fenomeno che riguarda già l’11% della popolazione europea”, ha spiegato de Graeff durante l’incontro di Bruxelles. “Questa estate ce lo ha dimostrato: la Romania, la Repubblica Ceca, l’Italia e la Spagna hanno avuto grossi problemi di siccità”. E le cose, purtroppo, non possono che peggiorare.
Le cause dell’allarme idrico: cambiamenti climatici e sprechi
Come detto, secondo le stime presentate da De Graeff, circa il 30% della popolazione europea rischia di avere difficoltà nell’accesso all’acqua. Le cause indicate per il più che possibile peggioramento sono sostanzialmente due: i cambiamenti climatici e gli sprechi causati dalla cattiva gestione dell’acqua nel settore agricolo e in quello domestico. La combinazione tra questi due fattori negativi porterà a due conseguenze. Da un lato il livello dei mari si innalzerà seguendo un processo già cominciato da tempo: i fiumi saranno sempre più salati e la loro acqua dunque non sarà più potabile. Dall’altro lato gli sprechi incideranno ancora di più in concomitanza con la netta diminuzione di acqua potabile. Senza contare l’inevitabile aumento della domanda globale, direttamente correlata alla crescita della popolazione e all’urbanizzazione, nonché alla crescita dei consumi. L’Ocse sostiene che entro il 2050 la domanda globale di acqua aumenterà del 55 per cento e secondo il Fao entro la stessa data circa due terzi della popolazione mondiale rischia di ritrovarsi a vivere in aree a rischio siccità.
Italia al primo posto in Europa per consumo di acqua
Il problema coinvolgerà, per forza di cose, anche l’Italia. E un assaggio c’è già stato a Roma la scorsa estate. Tra l’altro il nostro è il paese che consuma di più a livello europeo. Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Istat, infatti, ogni italiano consuma mediamente 245 litri di acqua potabile al giorno. Un consumo idrico senza eguali nel Vecchio Continente. E la cattiva gestione causa una perdita giornaliera di circa 50 metri cubi per ciascun chilometro delle reti di distribuzione. Un volume davvero importante che se recuperato basterebbe a soddisfare le esigenze idriche di oltre 10 milioni di persone.
Nuove tecnologie per ridurre gli sprechi
Fermare i cambiamenti climatici appare molto difficile. Ma il mondo della tecnologia può dare una grande mano per ridurre gli sprechi. Lo stesso De Graeff ha indicato in big data, intelligenza artificiale e startup le possibili armi da utilizzare nella battaglia per evitare la catastrofe idrica. Il mondo del tech sta lavorando su questo tema da tempo. La stessa Ue ha finanziato per il triennio 2014-2017 una piattaforma informatica per raccogliere progetti e strategie in grado di ridurre il consumo e gli sprechi di acqua. Attraverso l’utilizzo e l’analisi dei big data sono arrivati diversi progetti, tra cui lo SmartH2O al quale ha partecipato il Politecnico di Milano, che forniscono strumenti potenzialmente interessanti.
L’appello di Y Combinator
Anche i big del web e del tech hanno iniziato a muoversi in maniera massiccia per trovare possibili soluzioni. Tra i vari esempi, c’è quello dell’importante incubatore californiano Y Combinator, che ha apertamente invitato gli startupper a puntare forte sul tema idrico, annunciando importanti investimenti nel settore. Il presidente di Y Combinator, Sam Altman, ha lanciato una vera e propria sfida fissando una serie di obiettivi e dei possibili punti di lavoro. Impianti di desalinizzazione delle acque, tecnologie innovative di purificazione, nuovi sistemi di irrigazione intelligenti, meccanismi per ridurre l’utilizzo idrico: sono queste le priorità indicate da Y Combinator.
Tettucci anti evaporazione e membrane di filtraggio
Qualcuno ha già risposto all’appello. Un esempio è il lavoro portato avanti dall’Università dell’Arizona, che ha messo a punto Hexocover, un sistema costituito da pannelli di plastica esagonali galleggianti che racchiudono sfere di circa 10 centimetri collegate tra loro per formare una specie di tettuccio che evita il processo di evaporazione. Un sistema di propulsione a gps permette la configurazione del sistema a distanza. Il Food Pilot Lab della Libera Università di Bolzano ha invece creato una membrana tecnologica in nylon 6 in grado di filtrare batteri e residui nei liquidi, promettendo una grande riduzione dello spreco d’acqua. Una soluzione dalla conformazione molecolare che si annuncia più efficace (e più economica) delle classiche tecniche di filtraggio utilizzate nelle imprese.
Le startup si muovono sul fronte dell’allarme idrico
La startup SmarTap ha invece creato nel 2013 un sistema che permette un grande risparmio idrico a livello domestico. Grazie a un pannello di controllo e alla rete wi fi, è possibile regolare la temperatura dell’acqua sul parametro desiderato, azionando rubinetti e bocchettoni di docce e vasche solo quando questa viene raggiunta. Non solo. Il sistema consente anche di chiudere a distanza rubinetti lasciati eventualmente aperti. Warka Water, invece, è una sorta “albero” che produce 100 litri di acqua al giorno. Potabile. Il tutto è possibile grazie a un sistema che sfrutta in modo naturale l’aria che produce acqua grazie all’escursione termica. Le idee sono tante. E serviranno tutte per scongiurare o quantomeno limitare il più possibile l’allarme idrico.