L’azienda fondata in un garage nel 1939 continua a rivoluzionare l’ecosistema delle startup a stelle e a strisce. Qui ripercorriamo la sua storia
Rivoluzione nella Silicon Valley. Il centro di gravità si sta spostando verso il Sud. A decidere gli equilibri dell’ecosistema delle startup americane è ancora una volta HP, Hewlett-Packard, che sta trasferendo la sua sede, quella di Palo Alto, da dove si è originata la storia di tutta la Silicon, nei pressi di Santa Clara.
Secondo gli analisti, questo sarebbe un evento epocale. D’altronde anche altri big hanno deciso la South Bay per espandersi, come Google, Adobe e Microsoft.
Il trasferimento è solo una delle novità che hanno visto protagonista la storica azienda, fondata in un garage nel 1939. Prima l’incendio di Santa Rosa in California che ha ridotto in cenere più di 100 scatole nelle quali erano racchiusi scritti, discorsi e lettere della società nata nel 1939 in un garage. I documenti avevano un valore di mercato di ben 2 milioni. Poi l’annuncio di una nuova blockchain che sarà lanciata nel 2018, come spiega CoinDesk.
Tante novità per un’azienda che è abituata ai cambiamenti e ha imparato ad adattarsi ai quadri che mutano del mercato. Come insegna la sua storia, che ripercorriamo qui.
Il primo garage
Se nell’immaginario di oggi il “garage” rappresenta un luogo nel quale sono nate alcune delle aziende più grandi al mondo (Apple è solo un esempio) lo si deve a due visionari. Uno di questi è William Hewett e l’altro si chiama Davison Packard.
Quella tra “Bill” e “Dave” è un’ amicizia, prima ancora di essere una storia di un’impresa. Si conoscono nel 1930 quando entrambi studiano ingegneria delle radiofrequenze alla Stanford University. Il loro legame si salda qualche anno dopo, durante una vacanza sulle montagne del Colorado. Pescano insieme e condividono la tenda del campeggio. Parlano, si raccontano e sognano di fare un business insieme sulla loro passione comune: l’elettronica.
Dopo essersi laureati, si separano, ma per poco. Dave trova lavoro alla General Electric, mentre Bill vuole fare carriera a Stanford. Si ritrovano per caso quando Dave lascia il posto di lavoro e ritorna a Palo Alto. Decisivo in questi anni è l’incoraggiamento di un professore di Stanford, Fred Terman, che, conoscendo le competenze di entrambi, li invita a mettersi in proprio.
Hanno poco o niente allora. Un garage dietro casa di Bill e 538 dollari raccolti, il primo seed della storia!
La monetina
“Testa o croce”. Bill e Dave tirano una monetina per decidere il nome dell’azienda, quale cognome dei due sarebbe venuto fuori per prima. Bill è più fortunato e la scelta ricade su Hewlett-Packard. Il primo progetto che sviluppano è un oscillatore audio, un circuito elettronico che genera suoni. L’idea appartiene a Bill che l’ha sviluppata nella sua tesi di laurea.
Una volta sul mercato chiamano il prodotto HP200A. La sigla serve per dare ai consumatori l’impressione di non essere un’azienda ancora immatura, “alla prima idea”. Lo avrebbe confidato Dave in un’intervista.
All’inizio HP200 non vende molto. È usato principalmente per testare strumenti musicali, soprattutto armoniche. La svolta arriva quando bussa alla loro porta un cliente davvero grosso: è Walt Disney che compra otto dispositivi. Li avrebbe usati per lavorare su un film che stava realizzando: “Fantasia”.
The HP Way
La Seconda Guerra Mondiale diventa un’occasione per espandere i progetti dell’azienda. HP trova un accordo con la Difesa per realizzare diversi dispositivi elettronici. L’azienda partita in un garage e con pochi ordini, raggiunge il milione di fatturato nel 1943.
Gli ordini continuano a crescere e Bill e Dave capiscono che è l’ora di “fare il salto”. Nel 1957 fanno il loro ingresso in Borsa. Intanto, la fama di HP cresce e non solo per i suoi prodotti innovativi. Ad essere rivoluzionario è la “visione” che hanno i proprietari dei rapporti con i dipendenti. Benefit, assicurazioni mediche garantite. E una libertà mai concessa prima ai manager di essere autonomi nella gestione dei progetti.
Con il tempo, quello che è passato alla storia come “The HP Way” si espande fino a offrire orari più flessibili ai dipendenti per gestire meglio la vita familiare e lavorativa. Il cosiddetto work-life balance come gli openspace, di cui oggi tanto si parla, li hanno inventati loro nel post guerra.
Nel 1977 viene coniato il termine Silicon Valley
La mission e le idee dei Dave e Bill restano più o meno le stesse fino al 1968, quando danno vita a quella che è una forma primordiale di personal computer. L’ingresso nel mercato dell’informatica cambia l’organizzazione aziendale. La parola chiave è “autonomia”. La strategia è chiara: responsabilizzare al massimo i dipendenti per sviluppare le loro capacità creative: “Invece di dire ai nostri collaboratori che tipo di disco avevamo bisogno, davamo solo una descrizione generale e lasciavamo a loro il compito di progettare il design”, spiegavano Bill e Dave in un’intervista su Entrepreneur.
La strada è tracciata: calcolatori, primi smartwatch e personal computer, l’invenzione del touch screen, le prime stampanti a laser, è incredibile la quantità di idee innovative che l’azienda è riuscita a realizzare negli anni (qui puoi guardarli tutti su queste slide a scorrimento).
I numeri di HP oggi
Oggi l’azienda è leader nella produzione di personal computer. Anche quest’anno ha battuto tutti i suoi competitor, come svela MarketWatch. Nel terzo trimestre le vendite sono cresciute del 3%, raggiungendo i 7 miliardi di dollari.
Al di là dei numeri stratosferici, l’eredità di Bill e Dave è quella di aver dato vita a un intero ecosistema. Nel 1977 un giornalista usa il termine Silicon Valley per descrivere la proliferazione di aziende elettroniche nella contea di Santa Clara.
Tutte “figlie” de “L’HP Way” che ha il merito di aver creato un indotto e segnato una nuova idea di sviluppo: partire da un piccolo investimento, affermarsi rapidamente con un prodotto e scalare verso nuove opportunità, adattandosi ai mercati.
Gli insegnamenti di Bill e Dave
L’eredità di Bill e Dave è anche nelle loro parole, nei consigli pieni di saggezza che hanno offerto agli startupper negli anni. Abbiamo raccolto alcune delle loro frasi più memorabili:
«I più grandi successi arrivano a coloro che non hanno paura di fallire di fronte alle più grandi platee».