L’ex quarterback dei San Francisco 49ers è stato il primo atleta a inginocchiarsi durante l’inno come segno di protesta contro le violenze sui neri
La Nike ha scelto la star del football Colin Kaepernick come volto della sua nota campagna “Just do it”. Sul profilo Twitter dell’ex quarterback dei San Francisco 49ers l’atleta ha pubblicato un suo primo piano con la frase “Belive in something. Even if it means sacrificing everything”. Molto più di una frase a effetto. Kaepernick non è più stato ingaggiato da nessuna squadra dell’NFL dopo che due anni fa aveva inaugurato una protesta poi ripresa da molti altri colleghi: inginocchiarsi in campo durante l’inno statunitense in segno di protesta contro le violenze contro i neri.
“Take a knee”, “inginòcchiati”, poche parole che divennero virali e che hanno fatto di Colin Kaepernick il capofila di una protesta internazionale. Scegliendo lui come testimonial per il trentennale claim pubblicitario “Just do it”, la Nike ha confermato una presa di posizione in difesa dello sportivo classe ’87. Tra i critici più accesi del gesto da lui inaugurato – e poi ripreso da altre squadre del campionato – c’è stato anche il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Believe in something, even if it means sacrificing everything. #JustDoIt pic.twitter.com/SRWkMIDdaO
— Colin Kaepernick (@Kaepernick7) September 3, 2018
Alcuni hanno però già fatto notare un conflitto d’interessi per la Nike. Se da una parte la multinazionale con il baffo non ha mai abbandonato Colin Kaepernick, neppure quando è rimasto senza squadra, dall’altra la multinazionale veste e firma le divise di tutte le 32 franchigie della NFL. La stessa National Football League contro cui l’atleta del “take a knee” ha fatto causa convinto che i proprietari si siano accordati per tagliarlo fuori dai giochi per via del suo impegno politico e sociale.
Colin Kaepernick: la polemica social
La polemica intanto non ha mai abbandonato i social, dove la scelta della Nike di usare il volto di Colin Kaepernick come testimonial per “Just do it” ha raccolto elogi, critiche e insulti. Da parte sua l’azienda di Portland ha motivato l’operazione pubblicitaria per bocca di Gino Fisanotti, il vicepresidente per il Nord America. “Crediamo che Colin sia uno degli atleti della sua generazione di maggiore ispirazione e che ha fatto leva sul potere dello sport per aiutare il mondo ad andare avanti”.
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Intanto hashtag eloquenti come #BoycottNike, #JustDontDoIt e #NoNike aumentano l’eco della polemica contro Kaepernick e la Nike. Oltre a rilanciare l’invito a boicottare i suoi prodotti sportivi, alcuni utenti della rete non hanno resistito alla goliardia e hanno pubblicato su Twitter video in cui bruciano le scarpe col marchio incriminato o le buttano nel cestino con tanto di calzini.