Nel 2016 la Blue economy ha rappresentato l’1,3% del Pil della Ue, con un fatturato di 566 miliardi di euro
Enel, il colosso energetico italiano, è sempre più attento alle esigenze ambientali. E adesso punta tutto sulla blue economy, come ha spiegato tramite i propri canali ufficiali. Enel Green Power ha recentemente firmato un accordo di collaborazione con l’australiana Carnegie Clean Energy Limited (CCE), azienda specializzata nello sviluppo di energie rinnovabili, per sviluppare e testare CETO 6, un sistema all’apparenza fantascientifico, finalizzato a generare energia dal moto ondoso.
Energia pulita dalle onde, il progetto Enel e CCE
In realtà, come fa intuire il numero, CETO 6 non rappresenta una svolta tecnologica dato che il medesimo concetto era già stato ampiamente sfruttato nel predecessore sempre da CCE, CETO 5. Il nuovo impianto incorpora a bordo la produzione di energia elettrica, per mezzo di ormeggi e moduli Power Take-Off multipli, che servono a convertire l’energia cinetica delle onde in energia elettrica.
Il nuovo sistema CETO 6, spiegano sempre da Enel, sviluppato in sinergia con gli australiani di CCE avrà una capacità nominale di 1,5 MW, un incremento considerevole rispetto ai 240 kW del CETO 5.
In Italia, invece, Enel Green Power sta contribuendo alla Blue Economy partecipando al Cluster tecnologico nazionale BIG, il network italiano per la Blue Italian Growth, impegnato su vari fronti: ambiente marino e fascia costiera, biotecnologie blu, energie rinnovabili dal mare, risorse abiotiche e biotiche marine e cantieristica e robotica marina.
I numeri della blue economy
Nell’ultimo rapporto annuale, la Commissione Europea ha illustrato che la Blue economy gode di ottima salute: nel 2016 questo settore ha rappresentato l’1,3% del Pil della Ue, con un fatturato di 566 miliardi di euro, in crescita del 14% rispetto al 2009. Il settore ha generato 174 miliardi di euro di valore aggiunto e creato 3,5 milioni di posti di lavoro (pari all’1,6% dell’occupazione totale nella Ue).
Con un beneficio ovviamente anche sul fronte occupazionale. Si stima infatti che nel Vecchio continente i posti di lavoro connessi alla Blue economy possano raddoppiare entro il 2030. In Europa solo il settore delle biomasse delle alghe in Europa, ricorda Enel, ha oggi un valore di 1,69 miliardi di euro e impiega 14 mila persone. Questo perché le microalghe vengono sfruttate per la produzione di biofuel, come dimostra il progetto BIOFAT (BIOFuel From Algae Technologies) con impianti pilota in Italia e in Portogallo.