L’European Reserach Council ha stanziato 2 milioni di euro per finanziare il progetto del docente di Linguistica Computazionale
Portare il latino sul cloud e consultare i vari testi da un solo pc. È il progetto di Marco Carlo Passarotti, docente di Linguistica Computazionale alla Cattolica di Milano, che vuole riunire tutti i testi finora digitalizzati e insegnare al computer a capirli (qui il sito).
Perché il cloud?
“Pioniere della linguistica computazionale fu padre Roberto Busa, del quale mi onoro di essere allievo e dal quale ho ricevuto la direzione del suo progetto più grande, oggi da me condotto”. ci dice il professor Passarotti. E spiega in cosa consiste nel concreto il suo progetto, finanziato 2 milioni di euro dall’European Reserach Council: “Voglio produrre una ‘base di conoscenza’ per la lingua latina, cioè una connessione web-based tra tutte le risorse linguistiche (dizionari, lessici, testi) e gli strumenti di trattamento automatico del linguaggio per il latino che sono oggi disponibili a livello mondiale. Sono tanti, ma non ‘si parlano’ e sono distribuiti in giro per il mondo, in diversi siti web e con diversi formati”.
Leggi anche: Kalatà dimostra che si può fare cultura con la tecnologia
Il cloud darà la possibilità di interrogare, usare, pubblicare risorse e strumenti per il latino in modo distribuito e interoperabile. Si potrà lanciare una ricerca su testi di diverse epoche per processarli automaticamente con strumenti che finalmente parleranno la stessa lingua.
La sfida è anche formativa
“Questa lingua si chiama Linked Data ed è un paradigma e una tecnologia che permette a dati sparsi in giro per il web di interagire utilizzando un lessico comune”. Il progetto cominciato a giugno 2018 ha durata di 5 anni e mira ad avere un impatto notevole sul modo di lavorare quotidiano dei classicisti. Questo apre anche una sfida formativa, perché le nostre università dovranno rivedere i propri piani di studio, al fine di offrire ai classicisti di domani competenze che oggi ancora non sono date ma che sono essenziali per far avanzare la ricerca e anche trovare lavoro. “La linguistica computazionale è molto presente nella nostra vita quotidiana, anche se non lo sappiamo. Uno smartphone include molta LC: dal riconoscimento del parlato al T9 che corregge l’ortografia, fino al traduttore simultaneo”.
Un sogno da realizzare
Il professor Passarotti non ha paura che l’intelligenza artificiale possa, con il tempo, prendere sempre più il posto di quella umana: “No. Io temo che delegare a una macchina molte delle nostre azioni cognitivamente faticose impigrisca il nostro cervello. È dimostrato che il tempo medio di attenzione di un soggetto umano è diminuito nel corso dell’ultimo decennio. Con il tempo, questo ci renderà cognitivamente più pigri”. Il sogno del professore è molto semplice, ma ambizioso al contempo: “Voglio produrre un granello di sabbia che possa contribuire a migliorare il mondo che verrà”.