La docente con delega all’imprenditorialità, a StartupItalia!: “Prima del nostro evento non esisteva un summit in cui un’Università permettesse ai propri studenti di incontrarsi per sviluppare un’impresa”
Organizzato per conto dell’Università di Bologna da AlmaCube, incubatore di Ateneo, e dall’Associazione StartYouUp, lo Startup Day Unibo (per tutti i dettagli vi rimandiamo al sito ufficiale) si è ormai affermato come uno dei più partecipati e rilevanti appuntamenti italiani a favore dell’imprenditorialità giovanile, ed è giunto alla sua quarta edizione. A oggi, le startup partecipanti hanno raccolto oltre 2 milioni di euro di finanziamenti in seguito all’evento. StartupItalia! ha intervistato la professoressa Rosa Grimaldi, delegata del Rettore dell’ateneo all’imprenditorialità.
Professoressa Grimaldi, può anzitutto raccontarci a chi era rivolta la Call for Ideas?
La Call For Ideas si è chiusa a marzo con un boom di candidature: oltre 390 progetti d’impresa presentati, con un +118% rispetto all’anno precedente. Per candidarsi, la condizione necessaria era che all’interno del team ci fosse almeno uno studente o neolaureato dell’Università di Bologna. Parliamo di un bacino di circa 100.000 persone: una ricchezza straordinaria che lavoriamo quotidianamente per valorizzare anche sul fronte dell’imprenditorialità.
Come avverrà la presentazione delle 30 idee selezionate?
Ogni idea avrà due sessioni da trenta minuti per presentarsi, e lo farà in tavoli rotondi di “team meeting” di fronte a altri studenti o neolaureati che hanno manifestato interesse per il progetto, investitori istituzionali, enti di supporto e chiunque sia interessato. Gli incontri sono favoriti attraverso l’utilizzo di una agenda elettronica online.
L’evento consentirà a 30 startup di svolgere attività di networking: incontrare professionisti, possibili soci e anche supporter. Quanto è importante questa fase nella proposizione di un nuovo progetto?
Essere parte di un network è uno dei fattori di successo in un processo imprenditoriale. Non solo nella fase di ideazione, dove la rete può offrire opportunità, informazioni e idee, ma soprattutto nella fase di implementazione, cioè la più complicata. Lì servono una pluralità di risorse e competenze che il singolo non può avere, e che solo i giusti network possono fornire.
Quali sono le 3 qualità principali che considerate per valutare una startup?
Voglia di mettersi in gioco, tenacia e flessibilità nell’approccio ai problemi.
Il cuore dell’evento è il team meeting tra startupper e player. Può spiegarci cosa significa essere un player e perché uno studente dovrebbe partecipare a StartUp Day?
I Player sono studenti o neolaureati che vogliono mettere in gioco le proprie passioni e competenze per entrare a far parte di un team. Prima di StartUp Day non esisteva un evento strutturato in cui un’Università permettesse ai propri studenti di incontrarsi in maniera organizzata per costruire team con cui sviluppare un’impresa. Allo StartUp Day si incontrano invece studenti di tutte le discipline: umanisti, scienziati, economisti, ingegneri. E dalla collaborazione fra competenze differenti si produce innovazione.
Perché, secondo lei, è importante per l’università puntare sulla formazione all’imprenditorialità?
Il mondo sta cambiando. Alle imprese non è solo richiesto di essere innovative e di creare unicità e valore per il cliente: devono anche farlo con grande velocità. La velocità è l’approccio che viene richiesto in tutti i settori. Ma per essere veloci bisogna essere mentalmente flessibili, non intrappolati nelle routine, disposti a mettersi in gioco e ad uscire dalla cosiddetta comfort zone. Per essere veloci bisogna avere un mindset imprenditoriale, indipendentemente dall’ambito in cui si opera. Pensare in modo imprenditoriale significa ragionare in modo non convenzionale, e non avere paura di farlo. Sperimentare, senza il timore di sbagliare o di essere giudicati, e aver voglia di creare impatto.
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L’Università su questo ha un ruolo importantissimo e una responsabilità fondamentale nell’ambito della formazione della forza lavoro di domani. Deve sensibilizzare i propri studenti per favorire la diffusione di una cultura imprenditoriale. E in parallelo può attivare insegnamenti, a diversi livelli, che abbiano come obiettivo lo sviluppo del pensiero imprenditoriale o la crescita dei singoli business. E’ quello che stiamo facendo all’Alma Mater, dove come obiettivo strategico entro il 2021 abbiamo quello di diventare l’Università italiana di riferimento per quanti fra i giovani vogliono lanciare un nuovo progetto d’impresa.
Lo Startup Day di UniBo è ormai giunto alla sua quarta edizione: tirando le fila di quanto fatto in questi anni, può fare un bilancio delle realtà che avete visto crescere?
StartUp Day è un evento in costante crescita, e i numeri parlano chiaro: i partecipanti sono aumentati ogni anno, e a questa edizione ne attendiamo 2000. I progetti candidati sono più che raddoppiati, passando dai 180 del 2017 a 392. L’evento attrae oggi le più importanti realtà italiane, e anche internazionali, che sostengono lo sviluppo delle startup. Parallelamente, stiamo rinnovando anche l’incubatore dell’Ateneo, AlmaCube, per prepararlo alle nuove sfide che attendono l’Alma Mater sul fronte dell’imprenditorialità: stiamo investendo e abbiamo obiettivi chiari e ambiziosi per il futuro. Per questo i progetti che escono dallo StartUp Day seguono un percorso di incubazione annuale che ha l’obiettivo di inserirli nei più importanti acceleratori italiani o esteri. Dopo un anno di lavoro, la prima classe del nuovo incubatore si presenterà proprio allo StartUp Day, durante un Investor Time dedicato.