La società di vertical farming, in cui ha investito tra gli altri anche Jeff Bezos, ha in programma di aprire centinaia di nuove strutture in giro per il mondo. Per produrre insalate, ma non solo…
“Il nostro obiettivo è quello di costruire una vertical farm in ogni cittadina del mondo con oltre un milione di abitanti”. Non manca l’ambizione a Matt Barnard, ceo di Plenty, la vertical farm fondata nel 2013 in California che sta rivoluzionando il modo in cui il cibo viene prodotto (e distribuito) negli Stati Uniti.
Plenty ha iniziato con una struttura a San Francisco e oggi ne sta costruendo un’altra alle porta di Seattle, stato di Washington. L’espansione é stata possibile grazie ad una iniezione di liquidità da 200 milioni di dollari arrivati in luglio da fondi di investimento e imprenditori del calibro di Jeff Bezos ed Eric Schmidt (presidente del consiglio di amministrazione di Google).
La produzione di ortaggi in strutture chiuse attraverso l’uso di luci al led, atmosfera controllata e soluzioni nutritive sintetiche é una delle grandi mode del momento. Ma fino ad oggi praticamente nessuna azienda é riuscita a rendere il business sostenibile. Plenty, insieme forse ad AeroFarms, ci é riuscita. Il segreto? Attenzione maniacale ai dettagli per eliminare ogni inefficienza e un uso massiccio di sensori, intelligenza artificiale e ingegneri.
Non si può ancora visitare
Abbiamo chiesto di visitare la facility aperta a San Francisco, ma il divieto è stato assoluto. “Per ragioni igieniche non facciamo entrare visitatori”, ha spiegato un portavoce dell’azienda che abbiamo incontrato per parlare dei piani di sviluppo di Plenty.
“Molto del cibo che le famiglie statunitensi mangiano viene prodotto a migliaia di chilometri di distanza e viaggia su camion per giorni, se non settimane, prima di essere servito in tavola. Questo porta ad avere un cibo che ha perso molti dei nutrienti e che ha un sapore poco gradevole, visto che le varietà di piante vengono selezionate più per avere una lunga shelf life piuttosto che per essere buone da mangiare”, ci spiegano. “Noi produciamo il cibo dove questo viene consumato e in poche ora l’insalata passa dal ‘campo’ alla tavola. Ci possiamo concentrare dunque sulla qualità e sul gusto, eliminando anche i costi di trasporto e il loro impatto sul clima”.
Cibi più nutrienti e dal sapore migliore, che sul mercato dovrebbero spuntare un prezzo più alto. E’ questo il modello di business di Plenty che ha fatto dell’efficienza il suo motto. “Abbiamo una produttività che é fino a 300 volte quella del campo aperto. Utilizziamo una quantità infinitesimale di acqua e non facciamo uso di agrofarmaci o diserbanti. Questo io credo ha un valore per i consumatori”.
Plenty é attiva anche nel migliorare le colture
Per ora la startup produce insalate ed erbe aromatiche, ma ha già in progetto di coltivare fragole e cetrioli. L’obiettivo finale è però quello di far crescere al chiuso qualunque tipo di ortaggio (purché non siano radici, come patate o carote) e frutto. Ridurre le grandi estensioni coltivate in campagna e concentrare alcune produzioni in strutture vicino alle città.
Il problema è però anche di tipo agronomico. L’uomo ha selezionato nel corso dei millenni le piante perché si adattassero alle condizioni del campo aperto. Non esistono piante selezionate per le vertical farm. Un esempio? La pianta di mais supera i due metri di altezza, in una vertical farm servono invece taglie molto più basse perché lo spazio, anche in verticale, é denaro.
Ecco perché una parte delle risorse di Plenty è dedicata non solo a selezionare, tra le piante che già coltivano, quelle con le migliori performance, ma anche di immaginare le piante del futuro, che non dovranno più vedersela con scarsità di risorse (come l’acqua) o con insetti e malattie, ma con ambienti ristretti e cicli di vita brevi.