Il fenomeno, vissuto direttamente o indirettamente, colpiva nel 2010 il 6% dei giovani utenti e oggi tocca il 13%. Il 6% tra ragazzi e ragazze tra i 9 e i 17 anni è rimasto vittima di cyberbullismo durante il 2017, mentre il 19% ha assistito ad almeno un episodio
Bullismo, offese per religione, nazionalità e colore della pelle. Parole che fanno la differenza per la sensibilità di chiunque e che diventano macigni per i più giovani, ancora disarmati davanti alla facile circolazione di commenti e contenuti. L’odio in rete non conosce limiti e destinatari: aumenta inesorabilmente in Italia la percentuale di ragazze e ragazzi che vivono esperienze negative utilizzando lo smartphone o il computer.
Un fenomeno in crescita
Il fenomeno, vissuto direttamente o indirettamente, colpiva nel 2010 il 6% dei giovani utenti e oggi tocca il 13%. Il 6% tra bambini e bambine, ragazzi e ragazze tra i 9 e i 17 anni è rimasto vittima di cyberbullismo durante il 2017, mentre il 19% ha assistito ad almeno un episodio. Uno su due ha provato ad aiutare l’amico o il compagno di classe in difficoltà. Nel 25% dei casi non parlano con nessuno delle esperienze vissute e nel 27% dei casi l’unica soluzione adeguata sembra chiudere la pagina web o la app che stanno utilizzando. Il 22% reagisce bloccando i contatti sul social network, il 10% modifica le impostazioni di privacy ma solo il 2%, una percentuale davvero ancora troppo bassa, ha segnalato contenuti o contatti inappropriati.
Il report di EUKids Online
Che la situazione sta peggiorando lo racconta EU Kids Online, riconosciuto a livello internazionale come fonte autorevole di dati di alta qualità e comparativi sulle opportunità e i rischi di internet per i minori europei. La ricerca, particolarmente approfondita, è stata condotta dall’Osscom dell’Università Cattolica in collaborazione con il Miur e l’Ats Parole Ostili. Hanno intervistato, faccia a faccia in ambiente domestico, un campione di 1006 giovani e giovanissimi.
Il preferito dai ragazzi: lo smartphone
Lo smartphone è lo strumento principale, utilizzato quotidianamente dal 97% dei 15-17 enni connessi online (nel 74% dei casi mentre sono fuori casa) e dal 51% dei bambini tra i 9 e i 10 anni. Aumentano i ragazzi che usano il cellulare durante le ore scolastiche, specialmente tra i 15-17 enni (49%). Tra le attività più diffuse ci sono, quotidianamente, la comunicazione e l’intrattenimento nel 77% dei casi, e il 37% usa la rete per fare i compiti. Se aumenta l’utilizzo, aumentano anche i rischi : il 31% degli intervistati ha dichiarato di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi contro un individuo o un gruppo, presi di mira per colore della pelle, nazionalità o religione. La reazione più comune davanti a questi contenuti è la tristezza (52%), ma anche il disprezzo (36%), la rabbia (35%) e la vergogna (20%). Il 58% però ammette di non essere andato oltre l’emozione e di non aver aiutato la vittima nel mirino dell’insulto o della persecuzione verbale, mentre il 42% ha provato ad agire. C’è chi si rivolge agli amici (47% dei casi) e chi ai genitori (38%).
Safer Internet Day 2018
Guardia alzata, perché siamo in prossimità del 6 febbraio, Safer Internet Day 2018, giornata dedicata alla navigazione sicura in rete e alle opportunità che può offrire ai più giovani. Tra le iniziative in programma, un evento speciale a Roma con 700 studenti, eventi e attività di formazione gratuita per docenti e di informazione per alunni e famiglie. Due le promesse di stampo più politico e istituzionale: l’avvio di un tavolo tecnico del Consiglio dei Ministri inter-istituzionale coordinato dallo stesso Miur, per l’elaborazione di un piano di azione integrato per prevenzione e contrasto del cyberbullismo. Deve migliorare anche la raccolta dei dati, per questo verranno coinvolte Polizia postale e delle comunicazioni e altre Forze di Polizia. “Abbiamo a disposizione un milione di euro per le azioni di contrasto” assicura la Ministra Valeria Fedeli.
Importante sottolineare che dalla ricerca del 2010 sono cambiate molte variabili: la tecnologia e i media, con una diffusione più capillare dei dispositivi e nuove pratiche sociali ma anche il contesto sociale caratterizzato dalla crescita di discorsi e comportamenti aggressivi sulla rete (hate speech), che alimentano un clima di opinione radicalizzato. Il questionario ha tenuto conto di variabili psicologiche e di contesto, quindi i rischi offline, ma anche i contesti d’uso e l’accesso alle tecnologie. Rispetto a 8 anni fa sono stati sviluppati nuovi approcci per misurare le competenze digitali e i loro risultati tangibili in termini di inclusione sociale. Tra i rischi maggiori ci sono oggi bullismo, pornografia, sexting, adescamento, contenuti user-generated inappropriati, hate speech.