Diecimila dollari per ibernarsi il cervello. E’ il progetto di Nectome una startup della Silicon Valley fondata da due ricercatori del Mit di Boston che promettono di imbalsamare digitalmente il cervello umano.
Imbalsamare digitalmente un cervello, attraverso un processo chiamato crioconservazione aldeide stabilizzata. Il flusso di sangue al cervello verrebbe sostituito con sostanze chimiche imbalsamanti che preservano la struttura neuronale, unico dettaglio è che il processo di vetrificazione per preservare un cervello deve essere effettuato al momento della morte, e fatto in maniera veloce onde evitare danneggiamenti.
L’idea di Nectome, sarà presentata tra qualche settimana agli investitori di Y Combinator, noto startup accelerator della Silicon Valley: il progetto dei due ideatori promette la “vita eterna” per un futuro in cui ci saranno le condizioni per acquisire tutte le informazioni della nostra materia grigia, salvarla per sempre e condividerla su un cloud. Un progetto più che ambizioso quello di Nectome.
Il processo di conservazione: le due fasi Fissazione e Vetrificazione
La startup americana ha sviluppato un processo per conservare intatto il nostro cervello, trasformandolo in vetro ghiacciato. Tuttavia affinchè la trasformazione riesca, senza danneggiare tutte le informazioni in esso contenute, è necessario che il processo inizi nell’istante esatto della morte: attendere anche soltanto poche ore potrebbe essere fatale in termini di danneggiamento di alcune parti fondamentali di questo organo. Il progetto prevede due fasi di implementazioni: Fixation e Vitrification.
La prima fase di implementazione è la “Fixation”, e consiste nel “fissare” tramite una sostanza chimica glutaraldeide le cellulare celebrali per evitarne l’immediato deterioramento. Quando esponi il tessuto cerebrale alla glutaraldeide, la stessa si lega rapidamente alle sostanze con cui viene in contatto, trasformando così il cervello da consistenza morbida e acquosa ad una massa gommosa e morbida. Questo processo è chiamato “fissazione” ed è stato usato per decenni per preservare campioni biologici inclusi cervelli, vari organi e persino interi animali.
La seconda fase (ed ultima fase) di implementazione è la “Vitrification”. Una volta che il cervello è completamente fissato con glutaraldeide, risulta protetto dalla decomposizione per settimane, mesi o forse anche un anno o due a seconda di quanto accuratamente è conservato. Tuttavia, il cervello può ancora decomporsi lentamente anche se fissato con glutaraldeide. E proprio per risolvere questo ulteriore problema, viene utilizzata la tecnica della vetrificazione, ossia di freddo estremo (-122 °C). Per estendere i tempi di conservazione a centinaia di anni. La vetrificazione evita la formazione di cristalli di ghiaccio nel cervello con un processo molto simile all’antigelo dell’auto che utilizziamo d’inverno. Il glicole etilenico infatti è la sostanza chimica usata nelle soluzioni antigelo e agisce interrompendo i legami idrogeno tra le molecole d’acqua in modo che non possano collegarsi tra loro per formare cristalli di ghiaccio. Una volta che la concentrazione di glicole etilenico è sufficientemente elevata, i cristalli di ghiaccio non si formeranno mai, indipendentemente da quanto freddo ci sia.
L’immortalità della mente umana
In un interessante articolo della Mit Technology Review, Nectome propone di sottoporre a un processo simile all’eutanasia un paziente in stadio terminale per poter così prolungare per centinaia se non migliaia di anni la vita del suo cervello. “Il prodotto è al 100% fatale. La procedura di conservazione dura circa sei ore”, tiene a precisare il fondatore della startup, Robert McIntyre: “Si può pensare a quello che facciamo come una forma di imbalsamatura di fantasia che preserva non solo i dettagli esterni, ma anche quelli interni – aggiungendo inoltre – il cervello della paziente deceduta è uno dei migliori mai conservati, anche se il suo essere morto per almeno un paio d’ore lo ha danneggiato”. La sperimentazione è partita già dal mese di gennaio e nel mese di febbraio è stata applicata sul corpo di una donna anziana, riuscendo a preservare il cervello dopo poche ore dal decesso. Il corpo dell’anziana deceduta è stato donato al team di Netcome dalla Aeternitas Fineas Lupeiu, una società che organizza la donazione del corpo alla scienza, segno che l’idea degli startupper del Mit acquista sempre più credito in campo scientifico.
Robert McIntyre fondatore della startup ha già vinto due premi della Fondazione per la Conservazione del Cervello, con degli esperimenti eseguiti su di un coniglio nel 2016 e con un cervello di un maiale nel 2018. La prima sperimentazione “umana” è stata testata sul cervello di una donna, deceduta, che ha pagato per il servizio 10.000 dollari.
La lista d’attesa
Seguendo la stessa strategia di marketing dell’operazione Tesla, Nectome sta cercando di creare interesse intorno all’esperimento di conservazione, permettendo a chi lo desidera di iscriversi alla lista di attesa pagando 10 mila dollari. Il cliente potrà comunque essere rimborsato qualora dovesse cambiare idea. Ad oggi ben 25 persone hanno fatto la richiesta e sono in lista d’attesa. Tra loro c’è Sam Altman, 32 anni, a capo di Y Combinator. Altman ha detto alla Mit Technology Review di essere abbastanza sicuro che nel corso della sua vita le menti potranno essere digitalizzate. “Presumo che la mia mente sarà uplodata nel cloud”, ha dichiarato. Per ora, non ci sono prove scientifiche certe dell’efficacia dei processi di crioconservazione e soprattutto, per quanto riguarda Nectome, ci sono ancora alcuni ostacoli legali da superare prima di iniziare a congelare i cervelli del clienti con la nuova tecnica. Per questo Nectome è al lavoro con un team di legali per capire se ad esempio in California, dove l’eutanasia è legale, sia possibile portare a termine il processo di “vetrifixation”, come viene definito da McIntyre.