Tutto quello che questo weekend vi impedirà di uscire e immergervi in attività sociali o all’aria aperta
Luke Cage – Netflix
Non c’è Luke Cage senza camminata in slow motion per le strade di Harlem, un personaggio che è un’icona e sa di essere un’icona e per questo si comporta come un’icona: perché è giusto così. La gara di Luke Cage è con Black Panther, solo che invece di avere quel tipo di mondialismo e senso di riscossa totale, ha una specie di mitologia da condominio, come la brava persona che la mamma vorrebbe che i suoi figli fossero mentre loro sognano la pantera di Wakanda.
È questo il problema di Luke Cage, di essere così un afroamericano esemplare che lotta per Harlem da avere spesso problemi di monotonia. La seconda stagione prova a fare qualcosa di diverso, prova ad introdurre un villain giamaicano ma rimesta nel medesimo brodo, sottosfruttando Rosario Dawson (la costante nelle serie urbane della Marvel) e mostrando qualcuno di così esemplare con dei problemi così ordinari da essere perfetto per l’idea delle serie Marvel ambientate in città ma poi un filo meno appassionante da guardare.
Di certo c’è un modo di fare azione che almeno solleva lo spirito e il morale, specie per gli standard così scialbi della TV.
Mario Tennis Aces – Nintendo Switch
Nel mondo senza senso di Super Mario ci sono simulazioni automobilistiche, rompicapo, avventure tridimensionali, bidimensionali e anche simulazioni sportive. Mario Tennis nella sua nuova versione per Switch, come sempre capita ai titoli della serie di Mario, ha una lunga storia dietro di sé che lo costruisce, cioè è l’insieme delle idee migliori dei titoli precedenti (tutte mantenute) e l’unione di qualche nuova suggestione. Una specie di banda di personaggi che non fa che crescere e soluzioni di gameplay sperimentate e affinate negli anni. Come sempre il punto di questi giochi Nintendo è la giocabilità e regolarmente anche questo titolo la centra.
Ad oggi Mario Tennis Aces non ha davvero niente a che vedere con il tennis, per fortuna. Nonostante il mondo sia in teoria quello, la simulazione simula ben poco, e gira più dalle parti della rissa, dei colpi speciali, le barre di energie e quell’abilità nel considerare i tempi di reazione per poter avere la meglio. Di certo non si menano i personaggi ma lo scontro a tennis sembra assecondare i tempi dei giochi di botte. Ed è un elemento che davvero dà una rinfrescata alle solite dinamiche. Con l’illusione dei game, dei set e delle battute il tennis di Mario è in realtà un ring iperbolico.
Inconsigliabile a chi sia un fan del tennis serio, Mario Tennis Aces fa sorgere altre domande: cioè quanto i simulatori più realistici di tennis (ma anche di qualsiasi sport) siano effettivamente simulazioni. Se invece di muoversi si premono pulsanti in sequenza, quanto di quella simulazione è vicina allo sport reale? E quanto invece è una convenzione che somiglia all’attività sportiva solo esteticamente? Ecco questa domanda Mario Tennis Aces la straccia, scegliendo il suo solito stile cartoonesco e le sue iperboli di colpi sfonda racchette e regalando una giocabilità che i giochi più “realistici” si sognano.