Per capire come funziona questo mondo, ne abbiamo parlato con Ivonne d’Altilia, Social Media Manager ed esperta nel campo Esports, nonché Esports Team Manager
La Sampdoria, pioniera anche nel campo videoludico, ha ingaggiato nelle ultime settimane un fuoriclasse del calcio “virtuale”. Parliamo di Leon Aussieker, in arte Blackarrow, pro player tedesco già campione mondiale di FIFA su piattaforma Xbox. Tutto questo sarà letteralmente arabo per le generazioni cresciute a pane e pallone dal vivo, ma per i ragazzi di oggi non c’è più solo lo stadio.
E di fatti anche un mondo chiuso, molto tradizionale e assolutamente autarchico come il calcio, si sta aprendo a queste novità. Non a caso la FIFA “ufficiale” sta studiando il caso degli Esports per capire come sfruttare il grande seguito che generano. D’altronde, business è business. Per altro, per la Sampdoria questa non è assolutamente una novità, visto che la società blucerchiata poteva già contare su un campione assoluto: si tratta dell’italianissimo Mattia Guarracino, conosciuto nell’ambiente con il nickname Lonewolf92, che invece sbaraglia la concorrenza sulla piattaforma Playstation. E il Club del “visionario” presidente Ferrero non è il solo in Italia ad aver abbracciato questa nuova tendenza Esports, perché anche altre società importanti come la Roma, il Genoa, il Bologna ed altre ancora, hanno deciso di investire. Ed altre lo faranno a breve. Insomma, dopo che in Europa e nel Mondo gli Esports sono stati legittimati a tutti i livelli, anche quelli istituzionali, qualcosa si muove finalmente anche da noi.
L’intervista
Per capire come funziona questo mondo, ne abbiamo parlato con Ivonne d’Altilia, Social Media Manager e grande esperta nel campo Esports, nonché Esports Team Manager.
Ivonne, cosa hai pensato quando hai letto la notizia del nuovo acquisto della Sampdoria?
La Sampdoria non è nuova nel campo videoludico: è stata la prima squadra di Serie A ad investire nell’Esport con l’ingaggio di Lonewolf92, istituzione italiana su FIFA. Il presidente ha pensato bene di fare il colpo grosso con l’acquisto di Leon Aussieker – in arte Blackarrow – già campione di FIFA 19. La Samp ha sicuramente saputo investire i suoi soldi acquisendo un professionista con l’esperienza della Virtuelle Bundesliga 2018, giocata l’anno scorso nell’Hannover 96. L’augurio è che un numero sempre maggiore di club italiani prendano spunto dalla squadra genovese. E so per certo che sarà cosi, basterà solo attendere i prossimi annunci…
Se dovessi spiegare il fenomeno degli Esports a un non esperto, come lo faresti?
Innanzitutto, gli Esports (Electronic Sports) sono conosciuti in Italia come sport elettronici o giochi elettronici competitivi e con questo si indica il giocare ad alcuni videogiochi a livello professionistico e organizzato che coinvolge player singoli o team. L’Esport è ad oggi nella top 3 tra le categorie dell’intrattenimento, quasi a pari livello con la musica e il cinema: secondo il primo rapporto sugli Esports in Italia del 2018, sono 1.000.000 i fan che seguono più di una volta a settimana un evento competitivo e 260.000 gli avid fan, cioè coloro che seguono l’Esport quotidianamente, stime in grande crescita a cavallo tra il 2016-2017. Le piattaforme social più utilizzate sono Twitter, Facebook e Youtube Gaming, mentre la piattaforma streaming per eccellenza rimane Twitch. I fan dell’Esport hanno tra i 16 e i 35 anni con maggiore interesse fino ai 30 anni. Di questi, il 38% sono donne, un dato in forte crescita. I videogiochi più utilizzati per modalità competitiva variano da paese a paese. In Italia il primo posto lo detiene FIFA (club preferito AS Roma) con la categoria giochi sportivi (che comprende anche PES, Formula 1 e Moto GP), al secondo posto gli FPS (sparatutto) con Call of Duty e Overwatch e al terzo i Picchiaduro (Street Fighter e Tekken). Tra gli eventi più seguiti c’è l’Esl Vodafone Championship (League of Legend e Rainbow 6) e la Call of Duty World League. In crescita, ma ancora non troppo maturo, il mercato degli Esports a fine 2018 toccava quasi un milione di dollari. Le previsioni future sono per il 2021, in cui si prevede di arrivare a 1 miliardo e 650 milioni.
Secondo te la Samp o altre società professionistiche che ne hanno seguito le orme, troveranno ulteriore seguito? Possibile immaginare una Juve o un Real Madrid con il loro fuoriclasse di Esport?
Molti club italiani hanno già investito nell’Esport col proprio pro player (cosi si definisce chi gioca a livello professionale in un qualsiasi gioco esportivo): Sampdoria, AS Roma, Bologna, Empoli, Genoa, Cagliari e Parma sono al momento quelli confermati, con altre tre squadre che faranno il loro ingresso nel 2019. Sto parlando anche di club italiani decisamente prestigiosi. In Europa militano da qualche anno anche il PSG, l’Ajax, il Manchester City e il Valencia, ma non sono gli unici. Senza contare i club appena entrati su PES per giocare la eFootball Pro – una specie di Champions League creata dal giocatore del Barcellona Piquè – come il Celtic (il cui pro player è italiano), Nantes, Monaco, Barcellona, Boavista e Schalke 04.
Come lo immagini in futuro il campionato di calcio? Giocato a San Siro o all’Olimpico ma interamente ai videogiochi o siamo ancora a livello di fantascienza?
In Italia un approccio simile è già stato provato dall’As Roma, purtroppo però alcuni nostri stadi non dispongono di tecnologie adeguate (in genere a causa delle scarse connessioni italiane). Come il calcio ha bisogno dello stadio, anche nell’Esport servono palazzetti e aree dedicate poiché c’è bisogno di infrastrutture e tecnologie adeguate. Per altri sport è tutt’altro che fantascienza: il mondiale di Moto GP a Valencia, quello vero, ha ospitato nella stessa struttura anche il campionato mondiale di Moto GP Sport, per altro vinto da un italiano: immagina il numero di appassionati sia del reale che del virtuale, c’erano spettatori di tutte le età, sia in loco che collegate live!
Gli Esports sono già un fenomeno importante ma secondo te in quanto tempo diventerà “dirompente”?
Dal 2018 il fenomeno è cresciuto esponenzialmente. Oltre al forte aumento previsto nel 2021, il Comitato Internazionale Olimpico ha intenzione di riconoscere gli sport competitivi così come sono già riconosciute altre discipline che non richiedono grande sforzo fisico, come ad esempio gli scacchi. Insomma, se non sarà nel 2024 a Parigi, vedremo certamente l’Esport alle Olimpiadi del 2028.