Nel Nord Est si riaffaccia la possibilità di puntare contro i branchi le doppiette. Contrario il ministro Costa. Le associazioni denunciano: “In atto una mattanza”. Su Internet aumentano gli avvistamenti-fake. Dati e numeri del fenomeno
Lupus in fabula. La convivenza tra l’uomo e lupo continua a essere difficile. In Veneto la Regione si prepara a dare il via libera alla caccia all’animale, con il pretesto che rappresenterebbe un pericolo sempre più frequente per chi vive sul limitare dei boschi e un danno sempre maggiore per gli allevatori.
La legge regionale in discussione in Veneto segue le orme di quanto già deciso dalle province autonome di Trento e Bolzano, che hanno ormai ingaggiato una prova muscolare con il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il quale ha recentemente ribadito la propria contrarietà e che – comunque – eventuali via libera dovranno giungere da Roma. Intanto, le associazioni ambientalistiche denunciano la continua mattanza di branchi – cuccioli inclusi – che viene perpetrata, ogni anno, nel più totale disinteresse. Quindi, qual è la situazione del lupo in Italia? Ha ragione chi sostiene che stia proliferando senza alcun controllo o chi ribatte che sia a un passo dall’estinzione?
Il lupo è protetto dalla legge
Chiariamo anzitutto un aspetto: il lupo è tutelato dalla legge, per la precisione, fin dal 23 luglio 1971, quando con Decreto Ministeriale ne è stata proibita la caccia. Qualche anno dopo, la legge 11 febbraio 1992 n. 157 ha inserito il lupo tra le specie particolarmente protette (art. 2, c. 1) mentre il D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, recependo la direttiva Habitat, ha inserito l’animale nell’allegato D, tra le specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa.
In Italia circa 2600 esemplari
Veniamo ora alla situazione del lupo in Italia. Secondo gli ultimi dati, nei boschi del nostro Paese si aggirerebbero circa 2600 esemplari. Questo dopo che la caccia indiscriminata e il diminuire dell’estensione delle foreste negli anni ’70 aveva ridotto i branchi a poche decine di individui, localizzati per lo più nell’Appennino centro-meridionale e fortemente a rischio estinzione. La tutela normativa ha invece permesso alla popolazione di lupi di espandersi, arrivando a colonizzare tutta la penisola, compresa l’estrema propaggine della Puglia e l’intero arco alpino. Qui di seguito l’ultima mappatura disponibile, risalente al 2015.
Lo scorso dicembre a Roma si è tenuto il convegno “Verso un Piano nazionale di monitoraggio del lupo” durante il quale l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha presentato numeri più dettagliati e aggiornati: la popolazione è passata dall’occupare il 18,04% del territorio nazionale a circa il 23,02%.
Sulle Alpi gli ultimi rilevamenti certificano la presenza di 47 branchi, 6 coppie, 1 individuo solitario e altri 293 esemplari che si andrebbero ad aggiungere ai circa 1800 stimati lungo lo Stivale, anche se in merito alla loro presenza il censimento è decisamente più difficoltoso.
Più che “attenti al lupo, attenti all’uomo”
A fronte di questi dati, appare ovvio che il lupo non si è ancora lasciato alle spalle… pardon, dietro la coda, il rischio di sparire per sempre dai nostri boschi. Infatti, l’ISPRA stessa nel suo Piano scrive: “in tutta Europa il lupo è ancora fortemente minacciato, principalmente per i conflitti con alcune attività economiche e la conseguente percezione negativa che l’uomo associa alla presenza di questo grande predatore. Infatti, nonostante in generale l’opinione dell’uomo rispetto al lupo sia molto migliorata rispetto al passato, una percezione negativa continua a persistere in molte comunità locali sia per l’effettivo impatto che il lupo esercita su alcune attività produttive, sia per il permanere di una visione della natura basata ancora sull’atavica paura del lupo cattivo e su miti popolari ereditati dal passato”.
Gli esperti ingaggiati dal Ministero dell’Ambiente nel monitoraggio degli esemplari quindi consigliano di “proseguire l’opera di educazione e comunicazione volta a presentare un’immagine positiva del lupo rappresenta un importante obiettivo da realizzare per promuovere la coesistenza tra uomo e predatore”.
I numeri del bracconaggio
Che il lupo sia un temibile predatore, capace persino di attaccare l’uomo, è retaggio di credenze e superstizioni del passato, radicate sul territorio anche a causa di fiabe e leggende locali. Nella realtà, accade esattamente il contrario: è l’uomo a minacciare l’animale. Scrivono gli esperti dell’ISPRA: “La principale causa di mortalità accertata del lupo in Italia è rappresentata dal bracconaggio condotto con l’uso di bocconi avvelenati, lacci e armi da fuoco, in particolare durante le battute di caccia al cinghiale. Si ritiene che questo fenomeno rappresenti la prima causa di mortalità della specie. Nel corso degli oltre vent’anni di protezione del lupo, a fronte di alcune centinaia di individui uccisi illegalmente in tutto il Paese, non si è verificato un solo caso di incriminazione di un bracconiere”.
Secondo Legambiente e i dati diffusi dal Parco Nazionale della Majella nell’ambito del progetto WolfNet, in Italia nel triennio 2013-2015 sono stati uccisi 115 animali: di questi, 24,3% con armi da fuoco, 10,5% avvelenato e il 6% torturato con i lacci mentre il 45,6 per cento dei decessi è stato causato dall’impatto con le automobili e solo l’1 per cento è dovuto all’aggressione da parte di altri canidi.
Fonte: WWF
WWF: ogni anno in Italia uccisi 300 lupi
Ma per il WWF negli ultimi anni la situazione sarebbe persino peggiorata: “Ogni anno in Italia sono circa 300 i lupi che muoiono a causa dell’uomo e, di questi, almeno uno su due è vittima di bracconaggio. Nei primi mesi del 2017, solo il 6% dei lupi è morto per cause naturali, in tutti gli altri casi, è stata la mano criminale dell’uomo a provocarne l’uccisione e dopo l’ennesimo episodio di bracconaggio in Toscana, è ancora più evidente la necessità di approvare il nuovo Piano di Gestione e conservazione del lupo in Italia, senza la misura degli abbattimenti”.
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I bracconieri la fanno sempre franca
Non solo, perché l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale denuncia: “Nonostante le oggettive difficoltà di carattere logistico, operativo e giuridico riscontrate nel perseguire gli eventi di abbattimento illegale, è evidente che non esiste una sufficiente determinazione nel perseguire gli illeciti, né nell’applicare le sanzioni previste dall’attuale quadro normativo”.
Non solo doppiette. Il lupo vittima delle fake news
Ad attentare alla vita del lupo non ci sono solamente le doppiette dei cacciatori. Come riporta il sito del progetto europeo Life WolfAlps, sul povero animale si aggirano come avvoltoi anche numerose fake news. Per esempio, il Web è pieno di video che testimonierebbero la presenza di lupi in varie parti d’Italia con la finalità di provare che sono sempre più numerosi e pericolosi, vicini ai centri abitati. Eppure, fanno notare gli esperti, basta un po’ di attenzione per rendersi conto che quei video sono spesso vecchi e identici ad altri ripresi in tutt’altra parte del Paese. Insomma, salvo che i lupi non siano diventati ubiqui, possiamo stare tranquilli, ma abbiamo anche il dovere di essere più accorti e partecipare attivamente al contrasto di queste bufale allarmistiche. La lotta per la salvaguardia del lupo, insomma, passa pure da Internet.
Perché gli abbattimenti legali non sono la risposta
A proposito di fake news, è forse il caso di mettere finalmente una pietra tombale sulla teoria degli abbattimenti legali intesi come risposta necessaria per tenere sotto controllo la popolazione. Infatti, sempre dal WWF fanno sapere che: “La bibliografia scientifica dimostra come gli abbattimenti legali non servano né a ridurre i danni né a ridurre i conflitti, ma piuttosto devono essere letti come un’autentica operazione di “distrazione di massa”. Si risponde alle istanze delle parti più retrograde degli operatori del settore, attraverso una soluzione che non solo è estremamente pericolosa per una specie che viene già colpita duramente ogni anno da bracconaggio e uccisioni accidentali, ma è del tutto inefficace e improduttiva per gli allevatori e per i pastori. Come abbiamo già più volte ribadito, gli studi dimostrano che le tecniche di prevenzione dei danni (recinzioni elettrificate e cani da guardia), unite a una corretta attività di informazione, si sono dimostrate la soluzione più efficace per garantire la convivenza della zootecnia con la presenza del lupo”.
A San Valentino adotta un lupo
Ecco allora perché può essere utile partecipare all’iniziativa di WWF “A San Valentino adotta un lupo“. “Con il tuo aiuto – fanno sapere dall’associazione animalista – attiveremo le nostre squadre antibracconaggio e contribuirai a finanziare i Cras, i nostri Centri di Recupero per gli animali selvatici.
In più, con l’adozione di un lupo, puoi scegliere di ricevere, il “Kit Peluche”, il “Kit Semplice”, il “Kit digitale impatto zero”, oppure il “Trio Peluche” che prevede l’adozione del Lupo, del Delfino e dell’Orso Bruno”. Dato che San Valentino è oramai dietro l’angolo, se siete a corto di idee regalo, questa potrebbe essere la soluzione perfetta.