L’educazione a evitare lo spreco rimane comunque fondamentale. I numeri della situazione italiana
Il 22 marzo il mondo celebra la Giornata Internazionale Dell’Acqua. Anche i social seguono a ruota, con hashtag di tendenza come #GiornataInternazionaleDellAcqua e #WorldWaterDay.
Che cos’è la Giornata Internazionale Dell’Acqua?
Si tratta di una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 che oggi conta anche su di un sito ufficiale, in tal modo, ogni anno, il 22 marzo gli Stati che siedono all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono invitati alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul risparmio dell’acqua promuovendo attività concrete nei loro rispettivi Paesi.
Fonte: The United Nations world water development report 2019: leaving no one behind
L’Unesco due giorni fa ha lanciato l’allarme sullo stato di salute del pianeta e della sua popolazione. E lo ha fatto con il rapporto The United Nations world water development report 2019: leaving no one behind (qui il pdf), “Nessuno sia lasciato indietro”. I numeri registrati sono inquietanti: 2,1 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 4,5 miliardi non hanno servizi igienici sicuri.
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Fonte: The United Nations world water development report 2019: leaving no one behind
Come la tecnologia può aiutarci a salvare l’acqua
Smart metering, algoritmi, gestione dei big data: tecnologie per il risparmio idrico e digitalizzazione sono temi che stanno entrando sempre più anche nel settore della gestione dell’ acqua.
Ne abbiamo parlato con il professor Davide Chiaroni, responsabile della ricerca Water Management Report, recentemente redatta dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.
Fonte: FAI
“Il settore dell’acqua fino a qualche anno fa era sostanzialmente considerato privo di digitalizzazione, con contatori super analogici. Ma negli ultimi 2-3 anni, e sempre più a tendere, sarà digitalizzato per due ragioni. Primo, non sarà più necessario andare nelle case dei cittadini per raccogliere direttamente le letture dei consumi idrici, così come si sta facendo per quelli elettrici ed è in corso per i consumi di gas, perché sempre più la lettura avverrà da remoto con lo smart metering. Soprattutto le multi-utility che lavorano nelle grandi città stanno già ora pianificando gare d’appalto per assegnare il lavoro del telerilevamento a società in grado di supportare questa tecnologia. L’altro aspetto che sta diventando estremamente interessante è la digitalizzazione di tutti i sistemi di misura e monitoraggio”.
Come sta cambiando la gestione dell’acqua
“Fino a qualche anno fa – continua il professore – il controllo avveniva solo dietro la segnalazione di un’emergenza, spesso erano direttamente i cittadini che segnalavano una perdita. Ora sempre più i controlli sono remotizzati, da una centrale si prevedono le perdite prima ancora che si vedano al suolo. Qualche grande città, come Milano, si sta già muovendo su questi temi. Solo le prime dieci utility italiane controllano 16.000 chilometri di reti idriche e 8.000 di fognatura, prima o poi andranno monitorate con tecnologie digitali.”
Spazi per l’innovazione digitale si aprono dunque in un settore che sta uscendo dall’era analogica, come ci conferma Chiaroni: “Oggi ha poco senso che si metta a inventare nuovi sistemi di smart metering una società che fino ad ora ha lavorato in altri ambiti, ha più senso che aiuti un fornitore tecnologico a progettare lo smart metering, che dia le indicazioni utili per creare sistemi di monitoraggio, per ottimizzarlo e gestire i big data”. Aggiungendo: “C’è moltissimo da fare sul piano della sensoristica, dello IoT, degli algoritmi.”
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Infatti, continua Chiaroni, “non è forse il settore più disrupting che possiamo immaginare, ma non dimentichiamo che fino a 5 anni fa era un mondo refrattario a queste tematiche e che oggi invece stanno cominciando a far breccia idee smart, innovative, della digitalizzazione. Se questo vale per il settore civile vale anche per quello industriale. Se ci fossero incentivi per il risparmio idrico allora i sistemi di monitoraggio all’interno dei processi produttivi potrebbero diventare un altro filone interessante, un po’ come è capitato per l’energia.”
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Sul piano della legislazione aggiunge: “A livello anche europeo si inizia a parlare di misure di risparmio della risorsa idrica, così come si è fatto per le emissioni in atmosfera. A questo si aggiungono le preoccupazioni legate ai cambiamenti climatici, che già si sono manifestati. Sempre più nei prossimi anni, dunque, quello della scarsità di acqua sarà un tema sentito, anche dai cittadini. Difficilmente si potrà far marcia indietro, anche se i tempi per una normativa europea non saranno brevi.”
Il tema dei consumi idrici e della gestione di questa importante risorsa tocca tutti. L’Italia è il primo Paese europeo per prelievo di acqua pro capite, che arriva a 150 metri cubi l’anno, quando la Francia e la Spagna, simili a noi per clima e produzione, si fermano a un terzo. Ai grossi prelievi si affiancano grosse dispersioni visto che mediamente l’acqua persa dalle reti arriva al 38%, mentre la Spagna ad esempio si ferma al 30%.
La dispersione idrica cresce con la dimensione del gestore. Si passa dal 10%-15% per chi serve meno di 50.000 abitanti ad oltre il 40% per chi ne serve più di 1.000.000. Il motivo è soprattutto l’arretratezza dell’infrastruttura idrica, in cui i materiali più innovativi (come acciaio e polietilene) compongono il 74% della rete dei piccoli gestori e solamente il 46% di quella dei grandi. In compenso il costo al metro cubo di questa indispensabile risorsa è il più basso d’Europa, sotto i 2 euro (in Germania arriva ai 5).
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I numeri degli investimenti pianificati sono consistenti ma ben pochi si concretizzano in progetti compiuti.
Gestione dell’acqua in numeri
Dai dati del Water Management Report, infatti, si vede come in Italia nel settore della gestione dell’acqua, nel 2018 in ambito civile, sono stati pianificati circa 3,5 miliardi di investimenti in soluzioni e tecnologie, il 10% in più dell’anno precedente, e altrettanti ci si è impegnati a spendere nel 2019, in gran parte coperti dalle bollette. Purtroppo però solo il 35%, pari a 800 milioni di euro, al momento è stato effettivamente speso e la stessa percentuale ci si aspetta venga raggiunta nel quadriennio 2016-2019, ossia tra i 3,2 e i 4,4 miliardi di euro sui 12,7 previsti.
Fonte: The United Nations world water development report 2019: leaving no one behind
Se poi si guarda al numero di progetti, sono pochissimi quelli pianificati nel quadriennio che sono stati già completati (il 5%, con l’unica eccezione del Trentino-Alto Adige, che ne ha già completati il 67%), mentre quasi il 50% non è ancora stato avviato. Le situazioni più critiche si riscontrano in Toscana, Lazio e Sicilia.
Nessuno mette più in discussione che si debba investire in infrastrutture e processi che riducano al minimo gli sprechi e preservino e monitorino le caratteristiche e la qualità dell’acqua che viene impiegata. Tuttavia, questa sensibilità ancora non si traduce in fatti e cifre consistenti.
Sono oltre 450 le imprese, con 65.000 addetti e un fatturato complessivo di oltre 22 miliardi, impegnate nell’intero ciclo dell’acqua: dalla captazione alla depurazione, dalla fornitura al trattamento delle acque reflue e la re-immissione in ambiente, oltre ai sistemi di controllo e misura.
Che cos’è il “Patto per l’acqua”?
Molti tra i maggiori player del settore si sono uniti per la prima volta sottoscrivendo il Patto per l’acqua, promosso dal Fondo Ambiente Italiano. Il Patto vuole essere un nuovo accordo sociale ed economico (un Blue Deal) che permette di affrontare le carenze infrastrutturali nazionali, gli effetti del cambiamento climatico globale e una gestione integrata tra i diversi impieghi dell’acqua, così da innestare cicli virtuosi di risparmio, recupero e riciclo anche incentivando tecnologie più innovative.
Consapevole dell’importanza di recuperare i saperi tradizionali in quanto pratiche consolidate efficienti da integrare alle più moderne tecnologie, il FAI ha raccolto presso referenti del mondo agricolo, dell’artigianato, della manifattura, dell’edilizia, delle professioni tecniche, della ricerca, dell’università, dell’amministrazione pubblica, indicazioni su esperienze, proposte e buone pratiche che hanno messo al centro il valore della risorsa idrica attraverso la riattivazione di conoscenze contestuali.
In particolare il Patto per l’acqua vuole favorire:
* buone pratiche finalizzate a raggiungere un ciclo dell’acqua sostenibile, virtuoso e circolare, per una nuova politica della risorsa idrica;
* norme concrete volte a incentivare le tecnologie più innovative nel risparmio, recupero e riciclo della risorsa idrica;
* processi di sviluppo sul territorio per la co-progettazione di infrastrutture blu.