La normativa è firmata. Si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale anche se i mezzi potranno circolare, nel migliore dei casi, da fine di giugno
Dopo lungo iter, che si protae dalla fine dello scorso anno con l’introduzione nella Legge di Bilancio della possibilità di utilizzare monopattini elettrici, segway, hoverboard e monowheel in aree pubbliche, è arrivata la firma del decreto da parte del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.
Ma per le aziende coinvolte nello sharing di questi mezzi, il travagliato percorso non finisce qua. Il decreto c’è: è il numero 229 del 4 giugno, ma se ne deve ancora attendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Tutto questo significa che, nel migliore dei casi, la sperimentazione su strada nei Comuni italiani potrà avvenire non prima della fine di giugno, considerando i 15 giorni successivi dal momento della pubblicazione in Gazzetta all’entrata in vigore della norma.
Cosa stabilisce la normativa
Partendo dalla stessa circolazione dei mezzi, questi si potranno muovere soltanto all’interno di aree pedonali, percorsi pedonali e ciclabili, piste ciclabili, corsie riservate e zone 30. E unicamente in quelle aree identificate dai Comuni. Obbligatoria l’apposita segnaletica che evidenzia il passaggio dei micromezzi elettrici: questione che era stata ampiamente dibattuta in quanto comporta un notevole carico burocratico dal punto di vista amministrativo, rallentando ulteriormente l’avvio della sperimentazione.
Per quanto riguarda la velocità, monowheel e hoverboard sono ammessi solo nelle aree pedonali a velocità inferiori a 6 km/h. In queste stesse aree potranno circolare anche i segway ed i monopattini, ma sempre entro i 6 km/h. Segway e monopattini saranno ammessi anche su percorsi pedonali e ciclabili, piste ciclabili in sede propria e zone 30 e strade con limite di velocità di 30 km/h, a velocità non superiore a 20 km/h.
Tutti i mezzi devono essere dotati di regolatore di velocità configurabile in funzione dei limiti previsti; devono essere certificati secondo la direttiva europea, e avere luce anteriore e posteriore per essere utilizzabili in sicurezza anche durante gli orari notturni.
Sul decreto si legge, poi, che i Comuni dovranno «avviare una campagna di informazione…in corrispondenza di infrastrutture di trasporto, ricadenti nel proprio centro abitato, destinate alla scambio modale quali porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, autostazioni».
Le autorizzazioni alla sperimentazione potranno essere rilasciate entro un anno dall’entrata in vigore del decreto, e il periodo di testing dovrà concludersi massimo entro 24 mesi, minimo un anno, dall’autorizzazione. Solo successivamente si tornerà a parlare di norme: se quelle esistenti inserite nel decreto vadano riviste o meno.
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Servizi di sharing: aspettative e reazioni
La norma stabilisce che i Comuni che istituiscono o affidano servizi di noleggio dei mezzi in condivisione devono provvedere a definirne le aree di sosta, in particolare nei punti di scambio più elevato, onde evitare l’intralcio di marciapiedi e aree pedonali. Saranno le stesse amministrazioni ad occuparsi, inoltre, per il servizio di noleggio, dell’obbligo di coperture assicurative nei confronti degli utenti.
Tra le città maggiormente interessate all’avvio della sperimentazione ci sono Torino e Milano, dove le aziende di sharing scalpitavano da mesi, in attesa della normativa che, agli albori, doveva essere pronta a marzo.
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Tra queste, Dott, che si dichiara pronta a partire. “Avendo da subito sviluppato internamente hardware e software, Dott è in grado di rispettare perfettamente tutti i requisiti indicati nel decreto, ed è pronta a lavorare congiuntamente con le singole amministrazioni locali a tutela dei cittadini, per definire nel dettaglio le aree di operatività nel rispetto dei limiti di velocità stabiliti”, afferma il general manager Italia Andrea Giaretta.