Messo a punto da Ermir Lushnjari, cittadino italiano di origine albanese, questo strumento aiuta a seguire e comprendere l’iter burocratico della richiesta
Richiedere la cittadinanza italiana significa affrontare un lungo iter burocratico fatto di pratiche che, per anni, transitano tra gli uffici della pubblica amministrazione quando i tempi di attesa potrebbero essere nettamente ridotti. A dare un aiuto agli stranieri che si ritrovano a fare richiesta per diventare cittadini italiani ci ha pensato Ermir Lushnjari, praticante avvocato 35enne di origine albanese residente da vent’anni in Italia, per mezzo di Caj Mali. “Ho vissuto sulla mia pelle cosa significa attendere per mesi, o anni, risposta da un ufficio, per poi passare le carte a un altro ente e così via – racconta Ermir – I tempi della pubblica amministrazione italiana sono infinitamente lunghi. Per questo, ho pensato ad un sistema semplice, gratuito e di facile usabilità di tipo giuridico-informativo che sia in grado di assistere il richiedente lungo tutto l’iter burocratico“.
A Ermir sono bastati 10 mesi per dare alla luce, un anno e mezzo fa, l’app “Caj Mali”, scaricabile gratuitamente da Google Play Store e disponibile anche su IOS. Una soluzione che non sostituisce un legale ma che è, senza dubbio, utile al richiedente per capire e tenere sotto controllo tutti i passaggi che riguardano la propria pratica.
Caj Mali: come si utilizza
“Caj Mali, in albanese, è un particolare tipo di thè di montagna, facile da preparare e con efficaci proprietà curative – spiega Ermir – ho scelto questo nome per l’app come segno di buon auspicio nei confronti di tutti coloro che vogliono diventare italiani”.
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L’interfaccia, disponibile solo in lingua italiana, si presenta semplicissima. Dalla home si ha accesso alle 4 funzioni per adesso disponibili: controllo istanza; sollecito pratica; assistenza giuridico – burocratica; informativa sulla richiesta di cittadinanza.
“A breve implementerò il software con altre tre funzioni che aiuteranno l’utente a capire meglio la normativa anche sotto forma di quiz interattivo. Entro novembre l’app dovrebbe essere aggiornata con questi nuovi strumenti”, afferma Ermir.
Per il momento, si può avere sempre sotto controllo la propria richiesta e sollecitare la pratica in maniera molto semplice. Registrandosi, l’utente riceverà via email la documentazione di cui ha bisogno. Successivamente, gli sarà sufficiente apporre la propria firma e il documento sarà pronto per essere spedito.
Dalla sezione “Info cittadinanza”, si può consultare la normativa, spiegata in modo elementare, comprensibile anche a chi non mastica perfettamente la lingua italiana o non ha dimestichezza con il linguaggio giuridico-amministrativo.
“Ho impiegato dieci mesi solo per mettere a punto un linguaggio quanto più comprensibile possibile per gli stranieri – racconta il founder di Caj Mali – Per fare questo, mi sono avvalso della collaborazione stessa di persone di diverse nazionalità che mi hanno restituito feedback immediati sul modo più semplice di comunicare”.
Infine, dalla sezione “Assistenza” si può contattare direttamente il fondatore, per telefono o con i più comuni servizi di messaggistica, per avere delucidazioni su qualsiasi tipo di dubbio.
Un’app che conta già 10.000 utenti
In un anno e mezzo “Caj Mali” è stata già scaricata da circa 10.000 utenti, provenienti da 89 Paesi del mondo diversi. “Sono tanti i casi in cui chi lo straniero che si trova all’Estero è sposato con un/a italiano/a e vuole richiedere la cittadinanza”, spiega Ermir.
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Ma quali sono state le chiavi del successo di questa idea? “Penso che siano diversi i motivi del successo finora ottenuto. Anzitutto, avere creato qualcosa di nuovo che nessun ufficio legale concedeva gratuitamente – racconta Ermir – In secondo luogo, avere lavorato a fianco di persone straniere di diverse nazionalità che mi hanno restituito feedback immediati. Infine, credo che l’interazione diretta con i miei utenti sia essenziale per migliorare l’app”.
Ultimo, ma non meno importante, il decreto Salvini sulla cittadinanza ha dilatato ancora di più i tempi di attesa, fissando a quattro anni, anziché a 2 come avveniva in precedenza, il termine ultimo per la conclusione del procedimento. Il successivo cambio di Governo ha, poi, destato ancora più disorientamento tra chi già aveva avviato la propria pratica o stava pensando di farne richiesta. Alla luce di queste incertezze da parte dei richiedenti, l’app, sempre aggiornata, si è dimostrata decisamente molto utile.