Il fungo Tropical Race 4 sta distruggendo velocemente le piantagioni di banane in tutto il mondo. La sopravvivenza di questo frutto nelle mani dei ricercatori e di una startup
Fino agli anni ’50 le banane che si potevano trovare al supermercato o nei negozi di ortofrutta erano molto diverse da quelle a cui siamo abituati oggi. Erano più grandi, tozze e dal sapore molto forte. Così si racconta, perché la varietà Gros Michel è scomparsa, distrutta dalla Malattia di Panama, causata dal fungo Fusarium oxysporum cubense, che ha devastato le piantagioni di tutto il mondo.
Quella varietà fu sostituita da un’altra, la Cavendish, che oggi è la banana a cui siamo abituati. Un frutto allungato e dolce che si conserva perfettamente nei lunghi viaggi in container e che è diventata una commodity commerciata in tutto il mondo, al pari del grano o del mais.
Banane sotto attacco
Il problema è che anche la Cavendish adesso è sotto scacco. Negli anni ’90 in Asia è comparso il Tropical Race 4, un ceppo della Malattia di Panama, che si è velocemente diffuso in tutta l’Asia e nel 2013 è arrivato in Mozambico. Il fungo è letale per le piante di banana Cavendish e si diffonde molto velocemente attraverso il commercio e la contaminazione di terra e acqua.
A peggiorare la situazione c’é il fatto che la Cavendish è una varietà sterile che si moltiplica attraverso moltiplicazione vegetativa. Questo significa che tutte le piante oggi coltivati al mondo, dalla Costa Rica all’Australia, sono tutte identiche sotto il profilo genetico. E questa è una grande debolezza perché il fungo si propaga velocemente senza trovare alcun tipo di resistenza.
Fino all’agosto di quest’anno i commercianti di banane di tutto il mondo speravano di poter sopravvivere alla devastazione causata dal TR4, ma dai laboratori colombiani è arrivata la cattiva notizia: il fungo è arrivato in Centro America e, con ogni probabilità, si diffonderà in tutti i paesi produttori di banane. Compreso l’Ecuador, che oggi è il principale partner commerciale di Stati Uniti ed Unione europea. Insomma, le piantagioni di banana Cavendish sembrano avere le ore contate e tutti guardano ai ricercatori per avere una soluzione.
Scienziati e startupper al capezzale della Cavendish
Tra i team di ricerca che in tutto il mondo si stanno adoperando per cercare di trovare la soluzione al problema del fungo TR4 c’è anche Tropic Biosciences, una startup basata a Londra che utilizza le New Breeding Techniques (Nbt) per modificare geneticamente frutta tropicale. Hanno ad esempio creato una varietà di caffè naturalmente senza caffeina e ora stanno cercando di rendere immuni al fungo TR4 la varietà Cavendish.
Attraverso la tecnologia denominata CRISPR-CAS9, i ricercatori intendono silenziare un gene del dna della Cavendish per rendere immune la pianta al fungo. Se dal punto di vista tecnologico questo rappresenta una sfida non insuperabile, permane un problema legislativo visto che l’Unione europea considera gli organismi modificati con Nbt assimilabili dal punto di vista regolatorio agli Ogm transgenici. Questo significa rilevanti incombenze dal punto di vista dei dossier da presentare per avere l’autorizzazione all’import.
C’è poi la questione dell’opinione pubblica. In Europa i consumatori sono contrari agli Ogm e non è affatto detto che pur di continuare a mangiare banane accettino di mettere sulle tavole frutti provenienti da piante geneticamente modificate, anche se assolutamente sicure.
Anche ricercatori australiani stanno lavorando al problema. Dopo diversi anni di ricerca hanno individuato un gene di resistenza presente nel genoma di una varietà selvatiche di banano e, attraverso le moderne biotecnologie, lo hanno inserito nel genoma della banana Cavendish. Le prove in campo hanno dimostrato che la banana geneticamente modificata é resistente al fungo e potrebbe potenzialmente essere messa in commercio in pochi anni, il tempo necessario a completare il processo regolatorio. Anche in questo caso però i consumatori potrebbero dire di no al frutto ogm.
Per superare il problema resta la possibilità di selezionare, attraverso incroci tradizionali, una nuova varietà di banana. Ma questo comporterebbe dire addio alla banana Cavendish e abituarci a mangiare qualcosa di diverso. E anche chi oggi coltiva e commercia questo frutto dovrà adattarsi ad un cambiamento epocale.