Il primo store temporaneo è stato inaugurato a Manchester ed espone i prodotti delle aziende che hanno convinto gli inglesi vendendo finora solo online
Dal virtuale al reale per un capovolgimento del concetto che ha reso grande Amazon. L’azienda di Seattle lancia un programma dedicato alle piccole e medie imprese che finora hanno venduto solo online per offrire loro una visibilità inedita: quella garantita da un negozio fisico. L’iniziativa denominata “Clicks and Mortar” è attiva, per ora, solo nel Regno Unito prevede l’apertura di dieci punti vendita nelle principali vie dello shopping di alcune città britanniche. Il primo negozio è stato inaugurato a St Mary’s Gate, nel centro di Manchester.
Il progetto
Il progetto pilota realizzato insieme a Enterprise Nation, associazione a sostegno delle pmi locali, comporta l’apertura di negozi provvisori in cui i clienti troveranno prodotti diversi commercializzati da un centinaio di imprese: dal cibo ai prodotti di bellezza, dall’elettronica (come Torro Cases) agli articoli per la casa (come Altr for men) fino ai mezzi di trasporto su due ruote (come Swifty-Scooter). I prossimi negozi alzeranno le saracinesche nello Yorkshire, nelle Midlands, in Galles e in Scozia, con aperture di un anno i cui risultati verranno valutati da un team indipendente che poi produrrà uno specifico report per il governo britannico.
Per il responsabile Amazon UK, Doug Carry, Amazon promuove il programma “per sostenere la crescita delle piccole imprese, uno dei nostri gruppi di clienti più importanti, aiutandole a rilanciare l’economia e creare posti di lavoro in tutto il Regno Unito”. All’interno del progetto “Clicks and Mortar”, Amazon ha istituito un fondo da un milione di sterline per formare 150 apprendisti specializzati in marketing digitale, pianificazione aziendale e servizio clienti, che lavoreranno per le aziende coinvolte nel programma, al fine di aumentare la loro produttività, quindi in sostanza le future vendite sul principale marketplace europeo.
Le critiche
Come in molti paesi dove è attiva la compagnia fondata da Jeff Bezos nel 1994, anche nel Regno Unito non sono mancate le critiche verso l’operato del più grande shop online dell’Occidente. L’accusa riguarda il suo modello di vendita, colpevole di aver contribuito alle crescenti difficoltà delle attività commerciali, senza dimenticare le proteste per i salari troppo bassi dei dipendenti e per il pagamento di tasse ridotte in proporzione agli introiti ottenuti dalle vendite (su quest’ultimo punto, in Gran Bretagna, l’amministratore delegato di Tesco, Dave Lewis, sostiene l’introduzione di una “tassa di Amazon”, pari al 2% dei prodotti venduti online per sostenere in parte i costi fissi delle attività dei negozi fisici). Trovare spazio nei centri cittadini non sarà un problema perché, come ricorda il Guardian, è in netta crescita il numero di commercianti che nell’ultimo periodo sono stati costretti alla chiusura, con il British Retail Consortium che proprio un mese fa ha certificato come un negozio su dieci nelle vie più rinomate delle città d’oltremanica risulti sfitto.
Gli altri negozi Amazon
Tenendo a mente che circa un mese fa è stata eBay ad aprire un negozio pop-up nel centro di Wolverhampton, Amazon è già da tempo attiva nell’apertura di punti vendita fisici. A ottobre scorso ne ha inaugurato uno, temporaneo, dedicato alla moda in Baker Street, nel centro di Londra; da qualche anno c’è l’iniziativa dei pop-up store durante il periodo del Black Friday, mentre ancora più grande è il progetto Amazon Go, il supermercato senza cassieri attivo per ora solo negli Stati Uniti e pronto, secondo qualche analista, allo sbarco europeo.