Si chiama Silver 2 ed è nato all’istituto di biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Il granchio-robot può camminare, saltellare fino a 200 metri di profondità e grazie a sei zampe si può spostare da una parte all’altra dei fondali
A vederlo sembra un vero e proprio granchio ma è un robot netturbino del mare. Si chiama Silver 2 (Seabed-Interaction Legged Vehicle for ecploration and research) ed è nato all’istituto di biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Il granchio-robot può camminare, saltellare fino a 200 metri di profondità e grazie a sei zampe si può spostare da una parte all’altra dei fondali senza comprometterne la salute e la bellezza. Dopo mesi di sperimentazione nei giorni scorsi ha celebrato il suo battesimo ufficiale nelle acque dell’area marina protetta delle Secche della Meloria vicino a Livorno.
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Com’è fatto Silver 2
Silver 2 è dotato di due telecamere ad alta definizione ed ha la possibilità di passare al setaccio tutto quello che si deposita a centinaia di metri di profondità e in particolar modo ha il compito di verificare o meno la presenza di microplastiche. Guidato a distanza tramite rete wireless invia le informazioni che raccoglie: dati che vengono poi analizzati in laboratorio e studiati affinchè possano dare un identikit del fondale perlustrato. Ad accompagnare il primo tuffo del robot-granchio sono stati proprio gli specialisti della scuola Sant’Anna a bordo di un mezzo della capitaneria di porto: un battesimo che è andato nel migliore dei modi e che ha visto da subito i pregi di questa nuova invenzione della robotica.
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Un esperimento che ha dato i suoi frutti ed è destinato a trovare nuovi partner interessati al progetto. Finora la creazione di Silver 2 è stata nell’ambito del progetto Blue Resolution e finanziato dall’azienda Arbi. Una sinergia che vuol essere duratura e proficua perché in questo momento vi è la necessità di monitorare i nostri fondali che risultano essere, in alcune zone d’Italia, particolarmente inquinati. Grazie a Silver 2 si potrà avere una mappatura precisa ed intervenire di conseguenza.
Il prototipo della scuola Sant’Anna potrebbe ben presto sbarcare sul mercato e diventare un alleato di alcuni enti come le Arpa o altre istituzioni preposte alla salvaguardia delle coste e del mare. Un vero e proprio netturbino del mare che riuscirà persino a raccogliere la plastica che si sedimenta sui fondali. Nella testa dei ricercatori c’è infatti l’idea di sviluppare le potenzialità di questo robot affinché possa essere utile anche per altri usi al di fuori della pulizia del mare. Ciò che fino a poco tempo fa sembrava surreale ora grazie al Sant’Anna si è trasformato in un progetto reale capace di stupire e di dare grandi risultati.
Ne abbiamo parlato con Marcello Calisti, responsabile scientifico del progetto e ricercatore della scuola Superiore San’Anna di Pisa che con Cecilia Laschi hanno curato il debutto di Silver 2.
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L’intervista
Da dove è nata l’idea di realizzare un robot di questo tipo?
Il progetto e l’idea di avere un robot che camminasse sul fondale, ispirato al granchio, è nato dall’evidente limite dei robot tradizionali nell’interagire con l’ambiente. A partire da questa idea ci siamo concentrati sulla pulizia del mare. Il robot è in grado di realizzare un monitoraggio e una possibile pulizia del rifiuto. Mentre tutti si concentravano sulla superficie noi abbiamo analizzato la letteratura scientifica comprendendo che riporta una grande quantità di inquinanti che vanno sul fondale marino ma che son meno noti perché meno visibili.
Cosa c’è nei nostri fondali?
Abbiamo sviluppato questa idea per monitorare le macro e micro plastiche. Le macro plastiche sono materiali come le cassette, le bottiglie, i copertoni. Le micro plastiche derivano da un degradazione della plastica tradizionale che si riduce in piccoli frammenti minori di 5 millimetri oppure possono derivare da immissioni dirette come i cosmetici o altri scarti di lavorazione industrial.
Che cosa fa Silver 2?
Il robot analizza questa materia prendendo dei campioni di sedimento attraverso dei carotaggi: in laboratorio poi lo analizziamo per vedere se vi sono più u memo la presenza di micro plastiche. Questo monitoraggio è lo scopo del primo anno di questo progetto che vuole dimostrare l’efficacia di questa tipologia di sistema per una più accurata e più efficace analisi del fondale marino.
Obiettivi futuri?
Nel secondo anno prevediamo di creare una stazione di raccolta sottomarina, una specie di cassonetto dell’indifferenziata dove il robot farà da spola per raccogliere plastica con un manipolotore. Avrà un piccolo braccio che gli permetterà di afferrare la plastica. Potrà essere utilizzato anche per la raccolta di campioni biologici. Il robot ha riscosso un buon interesse e ci è stato chiesto dalle Arpa e da geologi per fare analisi più accurate del sedimento o per esplorare zone che non sono facilmente accessibili dai robot tradizionali o dai subacquei.