Il founder di AngelList prevede uno sviluppo molto rapido degli strumenti che permetteranno a sempre più aziende di gestire il lavoro da casa. Ma è necessario un cambio di mentalità.
Se ne è parlato così tanto e così a lungo che sembra un argomento quasi passato di moda, eppure il lavoro da remoto rimane un tema fondamentale per capire la direzione verso cui sta andando l’occupazione e per intuire il modo in cui si evolveranno le figure professionali del domani. Se l’entusiasmo con cui se ne parlava fino a qualche anno fa non sembra essere stato seguito da un effettivo cambiamento delle abitudini dei datori di lavoro, la questione sembra a una svolta decisiva. Naval Ravikant, fondatore di AngelList, la community di riferimento per startup e investitori, è tra i principali sostenitori di questa visione del mondo del lavoro.
Il momento in cui il capo ci distrae
“Sarà probabilmente uno degli aspetti più importanti nel mondo del lavoro da oggi in avanti” spiega. “Ovviamente niente potrà mai sostituire la comunicazione diretta e il calore umano. Quando due persone sono in una stanza, sedute una accanto all’altra, comunicano tra loro in maniera più profonda, attraverso un linguaggio del corpo che è impossibile da replicare a distanza. Tutto questo è possibile sono con il contatto umano, ma attenzione, non è necessario che ci sia continuamente. Quando sei seduto alla tua scrivania a casa e sai esattamente cosa devi fare, puoi fare il tuo lavoro meglio e senza distrazioni”. Ravikant porta un esempio in cui tutti si potranno riconoscere: il momento in cui il proprio capo, o il proprio responsabile, comincia a girare intorno alla scrivania e a far sentire la sua presenza. “Siete lì, concentrati sul lavoro, a un certo punto arriva il vostro capo, e vi distraete, iniziata una comunicazione anche non verbale con lui, e tutto questo assorbe un sacco di energie”.
Lavorare meglio gestendo il proprio tempo
Il lavoro da remoto porta inoltre altri vantaggi, su tutti quello di poter gestire il proprio tempo e la propria produttività, scegliendo magari di lavorare il sabato o la domenica anziché rispettare i giorni e gli orari classici di lavoro.
“Le aziende si dicono pronte a tutto questo, ma spesso solo a parole” continua Ravikant. “Molte di loro sono ancora molto lente nel processo di adeguamento, sono esitanti. Il motivo principale è che si chiedono di continuo come faranno a valutare il lavoro del proprio dipendente, come fare a motivarlo o a massimizzare la sua produttività, non potendolo tenere continuamente sott’occhio”. Una risposta interessante a queste domande si potrebbe trovare andando a guardare come funzionano aziende come Product Hunt e WordPress, nate proprio per sfruttare il lavoro da remoto. “Molto dipende dal modo in cui sono strutturate le aziende, se sono nate con un’idea capace di implementare il lavoro da casa o se, al contrario, è una forzatura nel loro modo di affrontare il mercato. Nel secondo caso è molto difficile cambiare verso e ‘convertirsi’ al remoto” continua Ravikant, che però aggiunge: “C’è ancora una grande percentuale di ambienti di lavoro che non riescono ad evolversi in questo senso, ma sono sicuro che il gap si chiuderà molto velocemente nel prossimo futuro”.
Quando lavoreremo tutti da remoto
Un futuro che il founder di AngelList vede vicino, e che immagina molto diverso da quello a cui siamo abituati: “La visione del lavoro da remoto come una categoria separata rispetto a quello tradizionale è destinata a finire nel giro di un decennio o due. Gli strumenti non sono ancora sufficienti per effettuare questa transizione, ma migliorano giorno dopo giorno. Saremo partecipi di un’era in cui le aziende assumeranno soltanto per lavori da remoto, ci dobbiamo preparare a questo scenario, anche se ci vorrà del tempo. Sarà un processo lungo e a tratti doloroso, ma è ormai inarrestabile”.