Il mondo delle startup non è da meno, anzi ci sono gruppi su facebook nati anche prima di StartupItalia dedicati esclusivamente a questo. Anzi l’idea stessa di StartupItalia nasce proprio da questo bisogno: cercare di uscire da questa nostra sindrome (ce l’abbiamo anche noi, nessuno è immune!) e raccontare invece le storie di chi ce la fa nonostante tutto, senza nascondere i problemi, affrontandoli e, se possibile cercando soluzioni.
Il fantasma di egomnia
La critica che ci arriva più spesso è quella del mitico Matteo Achilli, famoso e famigerato fondatore di Egomnia. Non entro nel dettaglio perché ormai è una storia caduta in prescrizione ma mi preme far notare che di questa startup che non lo era parlarono e fecero copertine Panorama, la Rai, quotidiani nazionali fino anche la BBC mentre a scapito del tanto agognato ‘traffico’ noi come StartupItalia prendemmo la decisione semplice di non parlarne, di non attaccarlo, semplicemente perché non c’era nessuna storia, se non un ventitreenne sbruffone, che non si rendeva conto di essere usato da certi giornalisti per titolare ‘lo Zuckerberg italiano’ e a noi interessavano per fortuna molto più le storie di ventitreenni come Davide Dattoli che stavano mettendo le basi per capolavori come Tag
Userbot e StartupItalia
In questi giorni lo stesso circo è partito per Userbot: progetto molto ambizioso di creare un AI italiana che competa con i grandi colossi come Microsoft o Amazon almeno per quanto riguarda le soluzioni enterprise, cioè quelle molto personalizzate per le grandi aziende. Potete leggere l’inchiesta a questo link.
Come StartupItalia ci siamo sentiti subito tirati in ballo perché abbiamo spesso parlato di loro, sono stati anche uno degli sponsor dello scorso SIOS e crediamo che sia serio per i nostri lettori aver verificato a fondo cosa sta succedendo.
La campagna di crowdfunding
Userbot è nel pieno di una campagna di crowdfunding, mette cioè una quota della sua equity a disposizione di chi a partire da 250 Euro ne voglia diventare socio quando su Italian startup scene vengono poste accuse molto dettagliate sulla reale esistenza del software, sui clienti che la società riporta come tali, sul fatturato e sui suoi dipendenti.
C’è un tema su cui mi sento anche personalmente di fare chiarezza. Non c’è nessun obbligo per una startup di avere fatturati milionari i primi anni, o di avere chissà quanti dipendenti.
Si tratta piuttosto di dimostrare come dice il mio amico Salvatore Amato che ‘stai creando valore, un nuovo business, una nuova tecnologia’ . Questo non significa perdere milioni ovviamente ma userbot ha fatturato 90.000 euro il primo anno e ha già contrattualizzato 200.000 euro in questo 2019 (abbiamo verificato il bilancio 2018 e chiesto una situazione contabile aggiornata) e ha pochi collaboratori oltre alle figure chiave come il suo fondatore Antonio Giarrusso, che ha però depositato un brevetto e una tecnologia che ha passato una due diligence con Gellify documentata su mamacrowd.