Il progetto è disputare più gran premi in alcuni circuiti, nei Paesi che sono usciti dall’emergenza Coronavirus, fino ad arrivare ad un minimo di 10-12 corse
Diciannove luglio. La MotoGP riparte da qui. Anzi, parte. E lo farà dalla Andalusia, a Jerez de la Frontera. Per il 2 agosto è già in prevista la prima gara del campionato 2020 di Superbike. L’annuncio è stato dato da Juan Martin, vicepresidente della Giunta di Andalusia: “Abbiamo raggiunto un accordo col sindaco Mamen Sànchez e Carmelo Ezpeleta, Ceo di Dorna”.
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E il GP di San Marino?
Più complessa potrebbe essere l’organizzazione della tappa italiana, visti gli strascichi della pandemia di Covid-19 e le incertezze sui tempi e le modalità della Fase 2. «Lavoriamo per promuovere l’Emilia Romagna nel mondo, stiamo lavorando ad esempio per il MotoGP di Misano a porte chiuse all’interno di un circuito mondiale che preveda meno tappe di prima». Così Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, in videoconferenza dalla Regione sull’emergenza coronavirus.
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Come saranno i MotoGP a porte chiuse?
Anche in Spagna si sta lavorando per l’opzione della gara senza pubblico. Da quanto trapela, nel paddock saranno presenti al più duemila persone: insieme ai piloti, i meccanici e gli ingegneri di tutte le squadre. Ridotto al minimo tutto il personale ritenuto superfluo, a iniziare con ogni probabilità dai giornalisti sportivi e dalle testate straniere accreditate.
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Commenteranno la diretta in collegamento e le interviste avverranno tramite webcam in apposite postazioni. Salvo intoppi dell’ultima ora (improvvisa recrudescenza della malattia in Spagna), il MotoGP giungerà a Jerez de la Frontera con due settimane di anticipo, ovvero ai primi di luglio. Per Carmelo Ezpeleta, Ceo della società che gestisce il motomondiale, le gare di luglio “avranno un ritorno incalcolabile, in termini di immagine: non ci saranno 80.000 spettatori e passa, ma milioni e milioni di persone vedranno in televisione l’Andalusia, un destino sicuro e straordinario”.