Marta (nome fittizio, n.d.r.) è una ragazza di 20 anni che due anni fa, proprio mentre si preparava per l’Esame di maturità, ha dovuto affrontare una situazione che ha sconvolto la sua quotidianità: i genitori, rimasti disoccupati da tempo, non potevano più permettersi di mantenere la casa di famiglia.
“Ci siamo dovuti dividere, io e mia mamma dai nonni materni; mio papà e mio fratello dai nonni paterni e siamo anche stai fortunati, altri non possono contare sull’appoggio della famiglia allargata. Abbiamo dovuto vivere separati per sei mesi. Sono stati lunghi, difficili emotivamente, complicati organizzativamente e il tutto mentre ognuno di noi doveva portare avanti la propria vita: i miei genitori cercando lavoro, mio fratello con la scuola e io con la Maturità. Mi sono detta: ‘Non puoi deludere la famiglia. Ce l’ho messa tutta e a giugno mi sono diplomata come Tecnico Turistico con 76/100! Ce l’ho fatta anche perché ero già ospite dell’Abbazia, che mi ha dato modo di avere supporto psicologico, spazi in cui studiare e ha riunito tutta la famiglia”.
L’Abbazia Mirasole: una storia lunga secoli
L’Abbazia di cui parla Marta è quella di Mirasole, nel Comune di Opera alle porte di Milano. Un bene del 1.300, protagonista della rivoluzione agricola della bassa milanese nel medioevo grazie al lavoro dei monaci che hanno modellato ettari ed ettari di terreno paludoso per farli diventare campi fertili che nei secoli hanno alimentato la popolazione del Ducato di Milano prima e della città di Milano poi. A fine Settecento Napoleone confiscò il bene al clero consegnandolo alla Fondazione del Policlinico di Milano che, attraverso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda, è ancora oggi proprietaria del bene e di tutti i campi circostanti. Fino al 2016 la Fondazione ha dato in usufrutto il bene a diversi enti religiosi, fino ai Premostratensi che, rimasti in cinque, hanno rescisso il contratto di gestione dell’Abbazia lasciandola libera.
A questo punto Fondazione IRCCS Ca’ Granda ha indetto un bando pubblico per il terzo settore, vinto da Fondazione ARCA che ha come primo fornitore l’Impresa Sociale Mirasole. Due enti per un progetto unico e di grande successo: Mentre Impresa Sociale Mirasole si occupa di gestire gli spazi dell’Abbazia portandoli a nuova vita, aprendoli al pubblico e organizzando eventi, meeting e congressi per attori terzi, Fondazione ARCA utilizza la parte dell’Abbazia adibita ad appartamenti per l’ospitalità d famiglie in emergenza o disagio residenziale segnalate dai servizi sociali di zona. Il connubio, integrato ad attività di recupero e formazione di carcerati in pre libertà, ha creato una comunità che contribuisce a risolvere quattro problemi socio-culturali tipici della tradizione italiana:
- l’ospitalità temporanea per il reinserimento sociale di famiglie in emergenza residenziale;
- il recupero e apertura di un bene storico culturale prima chiuso alla comunità ed in parte inagibile;
- corsi di reinserimento sociale per gli ospiti dell’Abbazia e per i detenuti in pre libertà del Carcere di Opera;
- la resa a profitto di spazi culturali con iniziative e servizi per terze parti.
Una startup del terzo settore
Oltre ad essere un’Impresa Sociale, Progetto Mirasole è quindi, a tutti gli effetti, una startup del terzo settore.
“Il Progetto per l’Abbazia di Mirasole prevede due grandi percorsi che si intersecano – ci spiega Luca Capelli, Direttore Sviluppo e Comunicazione di Progetto Mirasole Impresa Sociale – uno gestisce il bene nella sua quotidianità e nelle sue attività commerciali: manutenzioni ordinarie e straordinarie, pulizie, cura del verde e dell’orto, affitto delle sale (da 6 a 700 posti – n.d.r.) a terzi, organizzazione eventi, matrimoni e l’area ristoro. L’altra invece segue i percorsi di reinserimento sociale di persone in emergenza o disagio residenziale. Sono nuclei familiari indicati dai servizi sociali di zona che si trovano in una situazione economica o personale difficile. Rimangono ospiti con noi, a seconda dei casi, dai 3 mesi ai 3 anni massimo, in cui sono accompagnati in un percorso di reinserimento nella società. La responsabilità del primo punto è delegata a Progetto Mirasole Impresa Sociale, il secondo aspetto è responsabilità di Fondazione ARCA Onlus. Va da sé che, essendo tutti nello stesso luogo, un obiettivo diventa funzionale all’altro, in un gioco di cooperazione continuativa e quotidiana che è alla base del successo degli ospiti e dell’Impresa”.
La storia di Marta
“Dopo aver conseguito il Diploma – ci racconta Marta – ho iniziato ad aiutare in Abbazia Il personale di Fondazione ARCA ci ha aiutato tantissimo, sia come appoggio psicologico, sia con indicazioni pratiche su come cercare lavoro, come porci e come muoverci per trovare soluzioni reali a problematiche che avevamo. Il posto è splendido e si, anche se è un po’ fuori mano e risulta complicato raggiungere posti di lavoro, scuola eccetera, in realtà ti aiuta a concentrarti su te stesso, la tua famiglia e capire quello che vuoi. Dopo il diploma, a settembre 2018, ho iniziato ad aiutare nei servizi catering. Sinceramente non mi è piaciuto molto, allora mi sono proposta per aiutare nel fundraising: amo parlare con la gente, capirla, spiegarle le cose assecondando i suoi interessi. Ecco, lì mi si è aperto un mondo! Ho iniziato a cercare lavoro in questo campo e ho trovato una piccola associazione che mi ha assunta come collaboratrice a novembre”.
La storia di Marta è una fra quelle di questi tre anni di Attività di Progetto Mirasole Impresa Sociale, ma non è l’unica, anzi…
“Organizziamo per gli ospiti corsi di ogni tipo: da quelli professionalizzanti a quelli per gestire al meglio le questioni familiari. Ci sono corsi di formazione finanziaria, per la gestione dei conti di casa, corsi con la nutrizionista, attività di giardinaggio e di coltivazione dell’orto domestico, l’anno prossimo vogliamo aumentarli con corsi per hard skills digitali e di microimprenditorialità, ma soprattutto soft skill per la presa di coscienza dei propri talenti e come svilupparli. Durante il percorso all’interno dell’Abbazia abbiamo avuto volontarie e volontari nella attività di bar, lavanderia, accoglienza, catering. Abbiamo anche assunto persone per la gestione dell’Abbazia stessa, come il nostro tuttofare, cuochi nella Cucina Industriale che abbiamo in un’altra sede e molto altro ancora. Alcuni sono rimasti con noi, altri hanno preso il meglio di quest’esperienza per ricostruirsi un curriculum e affrontare il mondo con nuove esperienze professionali. Questo è il più grande regalo perché si è resa nuovamente competitiva, nel mercato del lavoro, una persona che ha avuto un momento difficile da superare”.
“Dopo l’esperienza con la prima Associazione sono stata chiamata da Fondazione ARCA– continua Marta – che mi ha chiesto se volevo essere proprio inserita nel progetto. Ho accettato e adesso collaboro con loro: faccio attività di fundraising e l’emergenza Coronavirus mi ha dato modo di scoprire un’altra passione: i bambini. Ho conseguito un certificato di disegnoterapia: una tecnica che insegna all’adulto a capire i bambini attraverso i disegni!”.
I progetti di Abbazia Mirasole per il futuro
Quali sono le differenze fra una startup e una startup del terzo settore?
“Siamo comunque un’azienda, per cui il fatturato è importante – riprende Luca Capelli – ma il focus non è questo: si ha a che fare con le persone, in momenti della loro vita in cui sono più fragili. Il vero obiettivo è accompagnarli a reinserirsi nel loro percorso personale di vita, fornendo supporto, strumenti, competenze, informazioni. Se non si lavora tenendo questo in mente non è possibile avviare un percorso di aiuto per le persone, il territorio e se stessi. Il primo ingrediente è quindi la motivazione. Poi, se si lavora bene, i risultati arrivano: il fatturato del primo anno non è ovviamente da tenere in conto, ma i tre successivi hanno registrato sempre un +100% ogni anno. Volevamo raggiungere il milione di euro quest’anno ma poi il Coronavirus…”
Avete dovuto riassestare gli obiettivi finanziari?
“Certamente, ora pensiamo di raggiungere il milione entro fine 2021 se tutto va bene e abbiamo spostato il momento di breakeven a fine 2023, dopo solo sei anni di attività. Al momento abbiamo 20 dipendenti stabili, alcuni in percorso di accompagnamento verso la libertà post sconto pena nel carcere di Opera.”
Sono tempistiche che molte startup più “consumer” o B2B non riescono a mantenere…
“Abbiamo utilizzato ogni fonte di guadagno come investimento per aprirne una nuova, passo dopo passo, allargandoci: dalle nostre attività in altri luoghi e da fondi di Fondazione ARCA Onlus abbiamo fatto i primi lavori di recupero del bene e intanto abbiamo continuato la produzione di pasti per enti terzi con la Cucina Industriale. Questi proventi ci hanno permesso di comprare l’attrezzatura per affittare le sale convegni dell’Abbazia. A questi abbiamo aggiunto i servizi di catering e infine il servizio bar.”
Solitamente le Fondazioni e le Onlus se ricevono un bene in affido decidono di tenerlo per sé. Perché lo avete aperto al pubblico?
“I percorsi di accompagnamento verso l’autonomia di famiglie in disagio abitativo hanno a che vedere con istinti molto umani: avevamo già notato che le persone sono meglio disposte a prendersi cura del posto che abitano se questo è bello e frequentato da altri. Non c’è posto più bello e delicato di un bene del 1.300: ti senti orgoglioso di poterlo vivere e moltissimi ci chiedono spontaneamente di darci una mano nel preservarlo e curarlo. Inoltre è un dovere sociale quello di aprire al pubblico un bene che appartiene alla storia di tutti”.
Come può, l’ecosistema startup aiutare la vostra iniziativa e supportarvi?
“Contaminazione è la parola d’ordine. Ci piace che ci si presentino progetti innovativi che possono essere sviluppati nei nostri spazi e contribuiscono all’innovazione in diversi campi. Ogni startup poi, può contribuire “donandoci” ore dei propri tecnici o professionisti per corsi gratuiti ai nostri ospiti. Siamo aperti a ricevere tecnologie, tool e strumentazione, anche in fase di sperimentazione. Ma soprattutto: scegliete la nostra location per i vostri meeting aziendali, pranzi di lavoro, convention aziendali! E non dimentichiamoci che c’è anche il puro contributo al fundraising o si può donare direttamente”.
L’oro dell’Italia
Si dice che in mancanza di petrolio, carbone e altre risorse minerario/energetico di alto valore industriale, l’oro dell’Italia sia il turismo. Il suo asset principale è anche il suo più grande ostacolo: l’abbondanza di patrimonio cultural-architettonico. Secondo la Carta del Rischio ci sono ben 110.000 beni abbandonati sia privati sia pubblici in Italia. E questa Carta non viene aggiornata dal 2012.
Associazioni e fondazioni, con i loro mezzi limitati, si sono già attivate e l’Associazione Italia Nostra ha già individuato 218 siti italiani che ha inserito nella “Lista Rossa”, e ci sono anche i “Luoghi del Cuore” del FAI, il più delle volte però, in stato di degrado totale.
Al contempo in Italia ci sono circa 5 milioni di famiglie, ovvero circa 14,4 milioni di persone in situazioni di disagio o emergenza residenziale.
Progetto Mirasole Impresa Sociale, nel suo piccolo, ha saputo rispondere a questi problemi, in modo autonomo, con passione e successo.