L’intervista a Valter Maggi, professore dell’Università Biccoca di Milano con alle spalle 10 spedizioni al Polo Sud
«In Antartide le temperature degli ultimi giorni sono piuttosto alte. I quasi 20 gradi registrati nella parte più a nord della penisola antartica vanno però inquadrati nel periodo attuale, ovvero estivo e di non congelamento. I valori normali dovrebbero stare tra i 10 e i 15 gradi». StartupItalia ha chiesto a Valter Maggi – docente di “Cambiamenti climatici” e “Geografia fisica” all’Università Bicocca di Milano – un commento su quel che sta accadendo in Antartide, dove la notizia di una temperatura record di 18,4 gradi e le immagini di isole con sempre meno neve hanno allarmato l’opinione pubblica. «Ma aspetterei prima di dare la colpa ai cambiamenti climatici – ha precisato l’esperto – certo è che non avevo mai visto dei laghi sopra i ghiacciai usando soltanto immagini satellitari».
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Antartide: che sta succedendo?
Nel corso della sua carriera Valter Maggi ha compiuto dieci spedizioni al Polo Sud (in un’intervista ci aveva addirittura confidato che esiste un «mal d’Antardide»). Secondo il professore dell’Università Bicocca il trend di innalzamento delle temperature è in corso dagli anni Novanta in questo immenso continente bianco. «Quel che preoccupa è che siamo riusciti a vedere laghi formatisi sui ghiacciai usando sfruttando soltanto le immagini satellitari».
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La spiegazione a questo caldo record non è però così semplice: la responsabilità del climate change non è ancora stata confermata. La World Metereological Organization ha subito comunicato che occorrono verifiche e studi prima di attribuire questa situazione anomala ai cambiamenti climatici. «L’aumento delle temperature c’è – ha spiegato Maggi – ma dobbiamo anche considerare che l’Antartide è grande una volta e mezzo l’Europa. Se dovessimo fare una mappa con tutte le variazioni delle temperature si scoprirebbe che in alcuni punti la temperatura è salita, in altri è invece scesa».
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A margine dell’intervista abbiamo chiesto al professor Maggi un commento anche sulla situazione che docenti e studenti stanno vivendo vista la chiusura degli atenei come misura precauzionale contro la diffusione del coronavirus. «La ricerca non si ferma, è ovvio – ha detto – ma, se dovesse continuare il blocco, la situazione per l’università potrebbe diventare davvero critica».