Una volta il diserbo dei campi era affidato all’uomo. Poi arrivarono gli erbicidi a semplificare il lavoro. Oggi, per puntare alla sostenibilità, in campo potrebbero entrare i robot
Quando si guardano le foto dell’Italia contadina degli inizi del ‘900 é comune trovare donne e bambini nei campi intenti a strappare le erbacce. In Piemonte e in Lombardia le mondine trascorrevano intere giornate con le gambe immerse nell’acqua a pulire i campi dalle malerbe. Questo lavoro faticoso e straziante, che spesso era causa di malattie, fu sostituito nel Dopoguerra dall’introduzione degli erbicidi. Sostanze di origine sintetica in grado di devitalizzare le piante infestanti.
Se domani gli agricoltori dovessero smettere di diserbare i campi si stima che la produzione di derrate agricole crollerebbe di un terzo a causa della competizione per acqua, nutrimenti e luce solare tra le colture commerciali e le malerbe. E tuttavia si sta cercando una soluzione alternativa al diserbo chimico. Il legislatore e l’opinione pubblica sono sempre più propensi a promuovere una agricoltura che faccia ricorso in maniera minore a prodotti di origine sintetica. Un esempio è il bando al glifosate intorno al quale si è aperto un dibattito anche tra non gli addetti ai lavori.
La terza via al diserbo: i robot
E così, nella scelta tra continuare con gli erbicidi e tornare alle mondine, diverse startup stanno pensando di sfruttare le potenzialità della robotica. Ecorobotix ad esempio è una azienda svizzera che ha messo a punto un robot in grado di riconoscere l’erba infestante nel campo e di colpirla con un getto mirato di erbicidi. In questo modo si utilizzerebbe solo una piccola frazione della quantità di prodotto oggi utilizzata per un intero campo. Rimane il tema dell’efficienza e della sostenibilità economica del prodotto.
Un’altra azienda che sta lavorando al problema é Blu River Technology, che invece ha messo a punto una barra da diserbo in grado di riconoscere la malerba e di colpirla con un getto di diserbante. L’innovazione consiste nel fatto che la barra, larga anche 20 metri, può essere utilizzata come oggi si fa con le normali attrezzature, diventando quindi estremamente competitiva sotto l’aspetto dei costi.
Dalla Francia invece arriva la startup Naio Technology, che ha sviluppato un robot in grado di muoversi autonomamente in campo ed individuare le erbe infestanti, estirpandole in maniera meccanica. Mentre Roborator è un erpice strigliatore smart, in grado cioè di lavorare il terreno evitando di danneggiare le piante messe a dimora dall’agricoltore.
Si tratta di tecnologie ad uno stadio iniziale di sviluppo che, a parte Blu River Technology e Roborator, sono ancora lontane dall’essere sostenibili dal punto di vista economico. Si tratta infatti di automi estremamente lenti, difficili da gestire e alimentare, che richiedono ancora un know-how difficilmente reperibile nelle aziende agricole.