Ai due modelli di fascia alta si aggiunge un terzo con doppia fotocamera zoom. Una soluzione inedita, per ribadire la leadership nel segmento
È un mondo diverso quello in cui fa il suo debutto il Huawei P40: per la prima volta da anni stiamo assistendo a una contrazione del mercato degli smartphone, frutto inevitabile del calo dei consumi partito dalla Cina in contemporanea all’epidemia Covid19, e con i consumatori alle prese con la ridefinizione delle proprie priorità. Ma come ci dice Isabella Lazzini, a capo del marketing di Huawei Italia CBG, se è vero che a farla da padrone sono i beni di prima necessità è altrettanto vero che oggi lo smartphone e il personal computer sono visti come strumento indispensabile per continuare a rimanere connessi e operativi in un regime di isolamento forzato come quello che stiamo sperimentando anche in Italia.
Dunque il P40 fa il suo debutto in questo momento storico davvero particolare: e lo fa giocando carte importanti sul piano tecnologico, a dimostrazione che l’impegno di Huawei in questo comparto non è stato affatto scalfito dalle vicissitudini degli ultimi mesi. Per semplificare l’approccio dei potenziali acquirenti, fanno sapere da Huawei, è stato semplificato l’accesso al Huawei Experience Store con spedizioni gratuite, così come sono state semplificate le procedure di assistenza a domicilio per lo sfortunato caso in cui sia necessario riparare lo smartphone (con tanto di estensione della garanzia in alcuni casi). Soprattutto però il P40, tutti i P40 di questa serie rinnovata a dire la verità, monta un nuovo sensore fotografico che è ancora superiore per superficie e numero di pixel rispetto alla generazione precedente; il P40 Pro fa tesoro dell’esperienza Mate 30 Pro per migliorare ulteriormente il comparti video; poi, dulcis in fundo, c’è pure un inedito P40 Pro+ che addirittura raddoppia lo zoom periscopico che ha fatto il suo debutto proprio un anno fa sul P30.
C’è tanto di cui parlare, ma soprattutto vale una considerazione di fondo: i primi due modelli, P40 e P40 Pro, sono una chiara evoluzione del prodotto dello scorso anno e il Plus è l’ennesima spinta verso l’alto del segmento che si va allargando sempre di più. Huawei, insomma, non ci sta a piegarsi alle pandemie e ai guai con la Casa Bianca: quest’anno investirà 20 miliardi di dollari in ricerca&sviluppo, con l’obiettivo di restare ai vertici fino alla completa maturazione della sua piattaforma HMS.
I nuovi P40
Evoluzione, non rivoluzione: si potrebbe sintetizzare così l’offerta “di base” di quest’anno di Huawei per la linea P40, ormai formata stabilmente da due modelli (P40 e P40 Pro) che si differenziano essenzialmente per la dimensione dello schermo e le caratteristiche della fotocamera posteriore. Il P40 monta uno schermo OLED da 6,1 pollici, il Pro da 6,58 pollici con refresh fino a 90Hz e 4 bordi curvi che riprendono alcuni tratti di quello “a cascata” del Mate 30 e lasciano appena un paio di millimetri attorno allo schermo per offrire massima immersività. Stesso pannello OLED anche per il P40 Pro+.
Quest’anno la fotocamera frontale non è inserita in un notch: è in un “buco” sul display, come ormai ha fatto o si accinge a fare gran parte della concorrenza, ma quest’anno Huawei decide di includere due fotocamere frontali costringendo quindi a una forma più allungata e ingombrante. Il motivo di questa scelta è avere due sensori frontale: 32 megapixel per le immagini, e uno aggiuntivo a infrarossi per migliorare gli scatti con un bokeh e uno scontorno per lo sfocato migliorati, oltre a garantire lo sblocco col viso in tutte le condizioni di luce (le funzioni assomigliano a quelle viste sul Pixel 4 di Google). Il sensore frontale ora è capace di girare video 4K fino a 60fps, e torna l’autofocus anche per i selfie che non guasta. Sotto lo schermo c’è il lettore di impronte digitali, ormai immancabile.
Ovviamente il punto di forza del P40 è la fotocamera posteriore, che porta avanti ormai da anni la partnership con Leica: quest’anno Huawei spinge sull’evoluzione della tecnologia dello scorso anno, su tutti i modelli, in particolare sulla quad-camera del Pro che mantiene il periscopio 5x (ibrido 10x, digitale fino a 50x), aggiunge un sensore Cine per l’ultrawide da 40 megapixel (migliorato ulteriormente rispetto al Mate 30 Pro) e un Ultra Vision da 50 megapixel (RYYB, stabilizzato otticamente, 23mm di focale f/1,9) per gli scatti principali con una diagonale fisica di 1/1,28 pollici. Migliorato anche il colorimetro posteriore, che gestisce 8 colori, e aggiunto un microfono direzionale posteriore per migliorare la qualità dei video: non manca sul P40 Pro il sensore TOF per raccogliere informazioni 3D sulla scena.
Un discorso a parte merita il sensore zoom: quest’anno è un sensore RYYB e ha migliorato la diagonale e la qualità delle lenti, così da consentire anche grazie alla stabilizzazione ottica di migliorare significativamente la resa. Sul P40 Pro+ ci si spinge ancora oltre, con una lente 10x e zoom ibrido 20x (digitale 100x), più un ulteriore sensore 8 megapixel con zoom 3x ottico: qui Huawei risponde colpo su colpo a Samsung, inevitabile, ma sappiamo già che nella vita di tutti i giorni quel che conterà davvero sono il parametro ottico e al massimo la modalità ibrida.
Sempre come sul Galaxy S20, anche il P40 è in grado di sfruttare il potente hardware di bordo per scattare più foto contemporaneamente: lo hanno chiamato Huawei Golden Snap. Sta al motore software AI integrato svolgere il compito di selezionare lo scatto migliore, combinare assieme tutte le informazioni raccolte, produrre una fotografia finale che combina le informazioni raccolte dai diversi sensori. Vale per la foto sportiva, per i ritratti, per le foto di gruppo: l’AI del Kirin 990 supporta l’utente per evitare ritratti con gli occhi chiusi, per trovare il momento giusto di una sequenza in movimento, per eliminare dallo sfondo un passante che ha guastato lo scatto. Togliere i riflessi quando scattiamo la classica foto attraverso la finestra è probabilmente frutto di un potere sovrannaturale. Naturalmente molta importanza ha la modalità notturna, che Huawei ha lanciato di fatto per prima: ulteriormente migliorata sui modelli di quest’anno, a ribadire che su questo terreno della fotografia Huawei non intende cedere di un millimetro.
Hardware e software
Sotto il cofano un processore ormai sperimentato: il Kirin 990 è potente quanto serve per tutto, abbinato a 8GB di RAM e al solito corredo di sensori. Huawei ha deciso tra l’altro di scegliere la variante 5G del suo SoC, quindi i suoi P40 sono ora compatibili con la connettività mobile di nuova generazione (e con WiFi 6) senza fare compromessi. Richard Yu sul palco ha posto l’accento su un aspetto cruciale: il consumo della soluzione Kirin per la connettività 5G dovrebbe essere inferiore che sull’offerta della concorrenza, quindi rendendo più pratico l’impiego della tecnologia mobile senza andare a svuotare in breve i pur generosi accumulatori da 3.800 e 4.200mAh sui terminali (ricarica ultra-rapida SuperCharge 40W sul Pro e Pro+, 22W sul P40).
L’aggiornamento di EMUI alla versione 10.1 garantisce miglioramenti sotto molti aspetti: AOD grafico, quindi più bello a vedersi, nuovi temi e nuovo gestore dei temi, grafica più fluida soprattutto sullo schermo 90Hz del Pro. Huawei mutua da i vecchi Note di Samsung anche il menu a scomparsa per semplificare il multitasking: il funzionamento è analogo a quanto visto su Mate XS, ma soprattutto è evidente il tentativo di Huawei di differenziare sempre di più la sua interfaccia da quella base di Android per arricchirla di funzioni superiori. C’è anche un nuovo pannello di controllo che punta in direzione di un ecosistema IoT più ampio: segno che è lì che la svolta HMS porterà il marchio cinese.
Huawei ha sviluppato nel frattempo la sua app di videocall, MeeTime, che supporta anche lo screen-sharing (quindi ha una sua utilità anche oltre le semplici chiacchiere), e un sistema di ricerca nella galleria fotografica che attinge al suo cloud per una ricerca multi-device che ricorda quella di Google Photo. Fa sorridere l’assistente vocale: “Hey Celia” ricorda davvero tantissimo “Hey Siri”, c’è da augurarsi che sia all’altezza degli altri assistenti vocali sul mercato – ma non c’è motivo di dubitarne.
Ovviamente da sottolineare c’è l’assenza a bordo di Google: anche il P40 è uno smartphone HMS, che monta quindi i Huawei Mobile Services, con a bordo il marketplace di casa AppGallery e i servizi sviluppati da Huawei per i suoi dispositivi. L’offerta quest’anno si arricchisce di Huawei Music, servizio analogo ai vari Spotify e Apple Music con oltre 50 milioni di brani a bordo (abbonamento da 9,99 euro al mese), che si affianca a Huawei Video che è decisamente migliorato per qualità e quantità dal suo esordio (ormai è alla pari con le altre offerte del settore). Su AppGallery ci sono ormai molte app, nelle ultime settimane sono arrivate Uber e molte app di banche italiane, ma ancora non tutte: lo sforzo di Huawei per portarle a bordo continua, “In Europa abbiamo già 23 milioni di utenti attivi ogni mese su AppGallery” ci ribadisce ancora Lazzini, ma è chiaro che bisognerà attendere anche la disponibilità delle mappe e dei pagamenti per fare davvero sul serio.
Prezzi e disponibilità
I primi ad arrivare sul mercato sono P40 e P40 Pro: questi due modelli sono in prenotazione da oggi fino al 6 aprile, rispettivamente a 799,90 euro e 1049,90 euro. Chi pre-ordina o acquista P40 entro il 4 maggio riceverà in omaggio anche uno swartwatch GT2 (a proposito: c’è la nuova versione GT2e che aumenta l’accento sportivo del device, senza cambiare la sostanza), 50GB da usare nello storage cloud di Huawei, 3 mesi di Huawei Music, 10 film o 50 euro di credito su Huawei Video (Huawei Music e Video sono da consumare entro giugno).
Tre le colorazioni disponibili: Blush Gold, Black e Silver Frost che ricorda molto la Breathing Crystal dello scorso anno.
Per il P40 Pro+, che arriverà anche da noi in Italia nelle due finiture Ceramic White e Ceramic Black, bisognerà aspettare qualche settimana per prezzi e data di commercializzazione. Prezzo indicativo attorno ai 1.400 euro, in uscita entro l’estate.