La serie horror della startup innovativa USA Dead Drop Studios si arricchisce di un nuovo capitolo, studiato per essere giocato in compagnia dei propri amici
Non è mai facile aggiungere alla ricetta per un buon survival horror la modalità multigiocatore. Il rischio è che in coppia, o addirittura in quattro, si perda l’atmosfera, l’inquietudine, la sensazione di smarrimento. C’era riuscita Valve, con gli ottimi Left 4 Dead che però proponevano un gameplay molto più frenetico rispetto ai titoli tradizionali del genere (Alone in the Dark, Resident Evil, Silent Hill…) e che tendeva più all’FPS. I ragazzi di Dead Drop Studios hanno deciso di aprire al multiplayer la loro serie horror ed è nato Outbreak: Epidemic (disponibile su Switch, PS4, Steam, Xbox One). Scopriamo com’è andata.
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Outbreak: Epidemic entra di diritto nella rassegna di titoli horror da giocare la sera di Halloween non solo perché è fresco di debutto su Nintendo Switch, ma anche perché permette di riunire gli amici attorno alla console. Visto che bar, pub, ristoranti e discoteche sono chiusi dal Dpcm, perché non ritrovarsi per sforacchiare un po’ di mostri? Ovviamente a patto di rispettare il coprifuoco delle 23 nel caso la vostra Regione lo preveda…
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La saga di Outbreak trae le proprie origini dalla volontà di rimettere in scena i survival horror degli anni ’90. I capitoli della startup innovativa Dead Drop Studios non fanno mistero di ispirarsi ai capostipiti del genere, da Alone in the Dark a Resident Evil. Con Outbreak: Epidemic la formula di gioco varia leggermente per ospitare partite multiplayer. Ecco, se deciderete di acquistare il gioco (su Switch costa appena 15 euro, su Steam è oggetto di sconti molto forti proprio per Halloween), fatelo solo se avete modo di condividerlo con i vostri amici.
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Perché, a conti fatti, il gameplay di Outbreak: Epidemic è fin troppo stantio (recupera persino il menu “stile primi Resident Evil” che costringere a mettere continuamente in pausa il gioco) e ben fa il paio con la sua realizzazione tecnica datata, low poly, piuttosto povera di particolari e in alcuni frangenti proprio carente. Siamo dalle parti delle grafiche di vent’anni fa. Si salvano le animazioni dei nemici, mentre risultano fastidiose quelle del proprio eroe.
Alcuni personaggi ondeggiano la torcia in modo tanto ritmico che dopo un po’ viene persino il mal di mare. Per fortuna le ambientazioni non sono male e riescono ad alternare le solite mappe rurali a quelle cittadine in modo piuttosto convincente (strizzano tutte l’occhio a quelle di Left 4 Dead, pur non riuscendole a eguagliare per qualità, e avremo la solita scampagnata in mezzo ai boschi, la corsa nella metropolitana, la sparatoria tra i fienili…). Del resto siamo sempre parlando di un prodotto dal budget limitato offerto a pochi spiccioli.
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Dove Outbreak: Epidemic è davvero carente è il versante sonoro. Ed è un vero peccato, dato che contribuisce più della grafica a creare atmosfera. I versi dei nemici, così come i gemiti dei vostri eroi quando vengono colpiti, sono semplicemente fastidiosi, le musiche ripetitive e tutto ciò vi spingerà ad abbassare il più possibile l’audio del televisore o del Nintendo Switch. Buoni invece gli effetti di illuminazione, gli incendi e le esplosioni anche se su Nintendo rallentano un pochino il framerate. Ecco, se la grafica non è il punto di forza della produzione statunitense, su Nintendo Switch sappiate che subisce decisi e a tratti inaccettabili downgrade.
Per fortuna la maggior parte delle ambientazioni è avvolta dalle tenebre e questo permette di non cogliere il livello grafico settato verso il basso. Le mappe vi impegneranno per circa cinque – sei ore, che è piuttosto poco per un survival horror (le modalità di gioco sono tre, Campaign, Onslaught ed Experiments e tra queste l’immancabile sopravvivenza), ma vi ricordiamo ancora una volta che si tratta di un titolo sviluppato da una software house indipendente proposto per pochi euro.
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Se siete pronti a passare su di un comparto sonoro davvero datato e avete modo di giocarci con gli amici, Outbreak: Epidemic saprà comunque intrattenervi. Anche perché in multiplayer si avverte meno la staticità di gameplay e l’avventura sembra più in linea con le produzioni moderne.