Non si ferma la rincorsa dello spread, sfondato il tetto dei 240 punti. Male tutte le Piazze del Vecchio continente
Lo avevamo anticipato ieri, rendendo le stime – spaventose – del Fondo monetario internazionale: almeno nel campo finanziario vale sicuramente il detto: “a pensar male ci si azzecca”. Perché se è vero che non c’è istituto finanziario e ufficio studi che sia mai riuscito a pronosticare con esattezza l’andamento dei mercati è altrettanto vero che gridare “al lupo al lupo” rischia di inibire la propensione al rischio e all’investimento degli azionisti e di fare in modo che basti un segnale d’allarme – soprattutto quando arriva dall’FMI, non dall’ultimo degli osservatori – per essere di fronte alla classica profezia che si auto avvera. E infatti il giorno dopo quelle stime, sui mercati, si è scatenato il panico.
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Cosa succede sui mercati
Male tutte le Borse del Vecchio continente. A inizio pomeriggio Milano vede gonfiarsi le perdite e tocca i – 3 punti percentuali. Vola lo spread, il differenziale tra i nostri titoli di Stato e gli omologhi tedeschi, ormai sopra non solo la soglia psicologica dei 200 punti base, ma anche quella dei 230, con picchi fino a 242 (10 minuti fa). Il tasso sul titolo a 10 anni del Tesoro sale all’1,94%. I listini più colpiti dalla volatilità sono: Saipem -7,19%, Buzzi Unicem -6,43%, Finecobank -6,13% Banca Mediolanum 5,15 -5,85%-
Agli altri Mercati non va meglio: Francoforte perde il 2,91%, Londra il 2,71, Parigi a -2,57. Se l’era cavata meglio Tokyo, questa mattina, chiudendo in calo dello 0,5%. Nonostante le previsioni nefaste del Fmi, ieri sera Wall Street aveva invece chiuso in rialzo trainata dai colossi tecnologici e dalla fiducia su una fase calante della pandemia, enfatizzata dalle parole di Donald Trump.
Bankitalia al Governo: fare presto
“Le nostre stime indicano che tra marzo e luglio il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese possa raggiungere i 50 miliardi”. Lo si legge nella relazione del capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di Bankitalia, Paolo Angelini e di Giorgio Gobbi, capo del Servizio Stabilità, in audizione alla commissione Banche.