“L’economia italiana (e mondiale, in generale) sta vivendo un’esperienza tra le più travagliate”
“La Corte è chiamata ad esprimere valutazioni sul Documento di economia e finanza 2020, in un quadro economico generale fortemente condizionato dall’epidemia causata dal coronavirus. Come ha sottolineato anche l’Ufficio parlamentare di bilancio, il quadro macroeconomico alla base delle previsioni del DEF ha inevitabilmente ancora fortissimi elementi di incertezza, indotti dall’unicità dell’evento pandemico in corso e dalla assoluta mancanza di un precedente storico cui fare riferimento”. È quanto scrive la Corte dei conti nella Memoria sul Documento di economia e finanza 2020 trasmessa oggi alle Commissioni congiunte Bilancio di Camera dei deputati e Senato della Repubblica.
Corte dei Conti: “impatto sul bilancio senza precedenti”
In un quadro di fortissima incertezza sull’evoluzione dell’emergenza sanitaria e delle conseguenti misure per fronteggiarla che, sia in Italia sia all’estero, possono ancora incidere sulle prospettive economiche di breve e medio periodo, la Corte dei Conti osserva che il Documento rappresenta “un coraggioso, quanto necessario, punto di partenza per riprendere un percorso di programmazione del futuro che richiederà da parte di tutti gli attori, istituzionali, imprese e cittadini, un forte sforzo di adattamento a condizioni di contesto fino ad ora sconosciute”.
Crisi ben più grave del 2008
“Di recente – scrivono i magistrati contabili – solo la crisi del 2008 ha comportato una repentina caduta del prodotto coinvolgendo pressocché la generalità dei Paesi, ma essa è risultata di minore entità rispetto a quella che stiamo sperimentando in questi mesi e comunque senza che essa fosse accompagnata e condizionata dall’incertezza sull’evoluzione dell’emergenza sanitaria e delle conseguenti misure per fronteggiarla che, sia in Italia sia all’estero, possono ancora incidere sulle prospettive economiche di breve e medio periodo”.
“L’impatto economico della crisi – si legge nella relazione della Corte dei Conti – sarà marcato e si produrrà attraverso canali di offerta e di domanda, diretti e indiretti, interni ed esterni. Si è infatti di fronte ad uno shock di natura peculiare, che mal si presta a confronti con altre perturbazioni conosciute nella storia economica moderna e trova il suo fattore di innesco in un evento esogeno assimilabile ad un disastro naturale, con il relativo improvviso blocco (sudden stop) di una parte del sistema produttivo (i comparti cosiddetti non essenziali)”.
Il ruolo della politica
“Quanto alla natura, lo shock è in primis di offerta, ma è accompagnato, contestualmente, da uno shock di domanda le cui dimensioni dipenderanno, in ultima analisi, dalle risposte della politica economica. Alle politiche pubbliche spetta il compito di attenuare gli effetti di secondo giro (second round effects), quelli che si produrrebbero se la diminuzione dell’offerta nei settori chiusi alla produzione si traducesse, senza adeguate compensazioni, in un calo del reddito dei lavoratori e quindi in una riduzione ulteriore della domanda e dell’occupazione. I tratti distintivi della crisi (blocco di molte attività produttive, sospensione delle attività scolastiche, artistiche, culturali, ecc) stanno generando anche una rapida ricomposizione della domanda, tal che, a fronte della prevista netta discesa dei consumi si registrerà anche un riorientamento dei panieri di spesa. Alcuni comparti, come quello alimentare, quelli direttamente connessi alla sanità (farmaceutico, ecc.) o più legati alla riorganizzazione da remoto delle attività produttive (servizi di telecomunicazione, ecc.) stanno registrando una crescita della domanda che è però, più che controbilanciata dalla caduta delle attività di commercio, di quelle legate alla ristorazione, ai servizi ricreativi e culturali, ai servizi turistici e in generale alla produzione di tutti quei beni e servizi oggetto di un vero e proprio razionamento amministrativo della domanda. È d’altra parte atteso un deciso ridimensionamento degli investimenti privati, essendo la reazione immediata di famiglie ed imprese di fronte ad eventi che accrescono l’incertezza, quella di bloccare e rinviare i progetti di investimento”, così si legge nel documento redatto dalla Corte dei Conti.
L’incognita dell’export
“Un elemento che giocherà un ruolo importante nel determinare le dimensioni della caduta del prodotto in Italia – scrive la magistratura contabile -, è il grado di incidenza della pandemia sulla domanda estera. Con il crollo del commercio internazionale, che potrebbe risultare intorno al 10 per cento su base annua, si ridimensionano i tradizionali mercati di sbocco delle nostre produzioni con risvolti rilevanti sull’export”.
La durata e le ricadute positive
“In definitiva, l’economia italiana (e mondiale, in generale) sta vivendo un’esperienza tra le più travagliate. Essa avrà sia effetti di breve periodo, a cui si è fatto più sopra riferimento (e di cui vi sono ormai rappresentazioni grafiche esemplari come l’implosione del prezzo del greggio e la verticalizzazione, negli USA, della curva delle domande di sussidi di disoccupazione), sia effetti di lungo periodo, da tener ben presenti e che potrebbero profilare anche opportunità da cogliere. Tra queste ultime va ricordato il forte impulso che le sperimentate attività a distanza potranno dare allo sviluppo dell’economia digitale, con i conseguenti aumenti di produttività di sistema; il possibile ribilanciamento tra produzioni effettuate all’interno dei paesi e all’esterno di essi; il forte impulso alla modernizzazione dei sistemi sanitari e allo sviluppo della telemedicina”.
Il commento di Conte al DEF
In giornata anche il presidente del Consiglio ha affrontato il tema della ventura crisi che, per Conte, ha numeri «impressionanti» con flessione del PIL «di oltre 126 miliardi, doppia rispetto al 2008-2009» e «un impatto sul bilancio pubblico di dimensioni senza precedenti con un calo delle entrate complessive di poco inferiore ai 49 miliardi (nel 2009 si erano ridotte di 16 miliardi)». Lo ha scritto nella memoria allegata al Documento di economia e finanza, che «rappresenta un coraggioso, quanto necessario, punto di partenza» per la «programmazione del futuro che richiederà da parte di tutti un forte sforzo di adattamento a condizioni di contesto fino ad ora sconosciute».