Per i vari indicatori da monitorare al fine di controllare l’andamento epidemiologico, il decreto fissa un livello di «soglia» ed uno di «allerta»
Monitoraggi settimanali, una serie di dati, che non terrà in considerazione solo la curva dei contagi di Covid-19, rilevata di continuo, scandirà l’evoluzione della Fase 2, Regione per Regione, decretando quali zone potranno accelerare con le riaperture e quali invece potrebbero essere costrette a chiudere tutto, come nuove zone rosse. È questo il contenuto dell’atto appena firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza.
Il decreto sulla Fase 2 per monitorare le Regioni
Secondo il decreto ministeriale con cui vengono definiti i criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario per l’evoluzione della situazione epidemiologica, fondamentali per il monitoraggio dell’epidemia sono il grado di reattività e «tenuta del sistema sanitario, per assicurare l’identificazione e gestione dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati, una adeguata e tempestiva esecuzione dei tamponi per l’accertamento diagnostico dei casi». Lo afferma il decreto firmato dal ministro Speranza.
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Il calcolo del rischio settimanale
Una classificazione aggiornata del rischio per ciascuna Regione avverrà “almeno settimanalmente”. Per questo, il ministero della Salute, tramite apposita cabina di regia, che coinvolgerà le Regioni e l’Istituto Superiore di Sanità, raccoglierà le informazioni necessarie per la classificazione del rischio e realizza una classificazione settimanale del livello di rischio di una trasmissione non controllata e non gestibile di Sars-CoV-2 nelle Regioni.
© Viminale
Per i vari indicatori da monitorare al fine di controllare l’andamento epidemiologico, il decreto fissa un livello di «soglia» ed uno di «allerta». Per i tamponi, per esempio, la soglia accettabile è il trend di diminuzione in setting ospedalieri e Pronto soccorso ed il valore predittivo positivo dei test stabile o in diminuzione. È invece considerata «allerta» se il trend è in aumento e anche il valore predittivo positivo è in aumento. Rispetto ai soggetti asintomatici ricoverati, un «valore di almeno 50 con trend in miglioramento sarà considerato accettabile nelle prime tre settimane dal 4 maggio». Si passa invece alla «allerta» se il valore è sotto 60.