Sussidi fino a 168 euro che potranno essere spesi in negozi e ristoranti delle località turistiche
AGGIORNAMENTO: La Japan Tourism Agency contattata dal quotidiano britannico The Independent, ha smentito la notizia arrivata ai media. Il piano, è stato riferito, al momento è riservato esclusivamente ai cittadini nipponici.
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Ha già rinunciato alle Olimpiadi 2020 (in forse anche nel ’21) e al loro indotto multimilionario, con la beffa di essere stato il Paese a reggere meglio alle bordate del Covid-19 nonché il primo al mondo a uscire dal lock down (anzi, come vedremo, non c’è nemmeno mai entrato) ma ora il Giappone guarda avanti: alla Fase 3, la riapertura delle frontiere e l’inizio della stagione estiva. E lo fa con un progetto a sostegno del turismo straniero.
Il bonus turismo del Giappone
Il governo del Giappone ha deciso di stanziare fondi massicci destinati ai turisti che nei prossimi due mesi decideranno di viaggiare nel Paese, appena uscito (l’altro ieri) dall’emergenza coronavirus. L’iniziativa, riporta l’agenzia di stampa giapponese Kyodo, prevede sussidi fino a 20.000 yen al giorno (circa 168 euro) che potranno essere spesi in negozi e ristoranti delle località turistiche. Il piano non comprende le spese di viaggio per chi arriva dall’estero.
Il crollo del turismo in Giappone
Drammatici, del resto, gli ultimi dati sul turismo nel Paese del Sol Levante: il numero di stranieri è diminuito del 99% a causa della pandemia di Covid-19, con poco meno di 3.000 presenze lo scorso mese. Prima dell’emergenza, il turismo rappresentava uno dei settori chiave dell’economia nipponica. Nell’anno dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 il premier Shinzo Abe si era posto come obiettivo l’arrivo di 40 milioni di turisti stranieri entro l’anno, per arrivare a 60 milioni entro il 2030. Archiviata, almeno nell’arcipelago nipponico, la fobia per la pandemia, il Giappone riparte dunque proprio dal turismo. Lunedì il governo ha infatti ritirato lo stato di emergenza nazionale.
© Kyoko Iwaki – Twitter
Il Paese meno colpito dal Covid-19
Nell’esatto momento in cui il premier giapponese Shinzo Abe dichiarava la fine dello stato di emergenza, in Giappone si contavano 16.632 casi di Coronavirus e 851 morti legati alla pandemia. In Italia purtroppo il Covid ha infettato non meno di 230mila persone e ne ha uccise oltre 32.800. Per questo l’OMS ha definito “un successo” gli sforzi del governo giapponese per fronteggiare la crisi sanitaria del coronavirus. Il direttore dell’organismo, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in genere molto scettico e cauto di fronte alle riaperture dei governi, ha invece elogiato il lavoro svolto dal premier nipponico Shinzo Abe e quello di tutte le prefetture dell’arcipelago.
Le critiche rivolte a Shinzo Abe
Eppure, soprattutto in patria, il Primo ministro Shinzo Abe era stato aspramente criticato, tanto dalle opposizioni quanto da noti scienziati, per il suo attendismo e per avere posticipato il più possibile la dichiarazione dello stato di emergenza anche nel tentativo, dicono, di salvare le Olimpiadi di Tokyo 2020. In totale, lo stato di emergenza, è durato dal 7 aprile scorso al 25 maggio. E non ha mai comportato veri e propri lock down e quarantene come quelle conosciute da noi. Solo generiche raccomandazioni a restare a casa, uscire con la mascherina e a mantenere il distanziamento sociale. La sola decisione forte in tal senso è stata la chiusura delle scuole decretata all’inizio dell’anno, appena il contagio è esploso in Cina. Cancellati anche diversi spettacoli, ma molti, come i tornei di kendo e di sumo, si sono comunque tenuti. Anche l’hanami, il tradizionale pic nic sotto i ciliegi in fiore per festeggiare la primavera, ha avuto luogo come al solito.
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Il 60% dei giapponesi è andato al lavoro
In realtà, la maggior parte dei cittadini nipponici ha continuato con la vita di sempre. Al governo non piace ammetterlo, ma girano statistiche secondo le quali più della metà della popolazione (per la precisione, almeno il 60%), sarebbe comunque andata a lavorare. Questo nonostante gli inviti dell’esecutivo centrale a restare a casa.
E c’è già chi ha riaperto da quasi un mese
In realtà Tokyo e le altre prefetture a rischio erano tornate a ripopolarsi già nella prima settimana del mese. Il 7 maggio aveva deciso di riaprire i suoi 48 negozi in tutto il Giappone la catena di abbigliamento Uniqlo, tra questi diversi store anche nella capitale e a Osaka, qualche giorno dopo era stato il turno di Aeon, il più grande operatore di supermercati della regione, a riaprire gli Aeon Mall. E da oggi il Giappone si appresta a vivere già una sorta di Fase 3. Tutto questo in fretta, senza clamore mediatico e battaglie politiche, senza decisioni che hanno inciso eccessivamente sull’economia, senza puntare eccessivamente né sull’app (che ha subito svariati ritardi) e nemmeno sui tamponi. Ma con un’unica task force scientifica che ha affiancato il premier. Sembra incredibile ma il Paese con la popolazione più vecchia al mondo, e dunque pure il più esposto, ha vinto la pandemia semplicemente con le mascherine e mantenendo il distanziamento sociale.