Come sarà la prima estate post pandemia? Quanto pesa la paura di contrarre il Covid-19 sulla scelta della meta?
Chi scrive è abbastanza “anziano” da ricordare i servizi dei telegiornali degli anni ’90 sull’inizio della stagione turistica. All’epoca lo si chiamava “esodo estivo”: autostrade ingolfate, automobili stracariche di bagagli, con l’immancabile canotto già gonfiato sul tettuccio e le bici appese sopra il parafanghi posteriore. Il mondo del lavoro, negli ultimi 30 anni, ha eroso sia il potere di acquisto sia il periodo vacanziero degli italiani. Le giornate da “bollino rosso” (per usare una inflazionatissima immagine ripescata annualmente in estate per articoli di questo tipo) si sono avvicinate sempre più ai week-end, quelle da “bollino nero” a Ferragosto. La voglia di viaggiare c’è sempre, ma le vacanze sono diventate “mordi e fuggi”, saltuarie, frammentate in più occasioni durante l’anno, dove possibile. Con questi problemi chi vive di turismo in Italia aveva comunque già fatto i conti, riuscendo in parte a recuperare e a fare quadrare i bilanci grazie alle presenze degli stranieri. Presenza che quest’anno rischia di essere più una assenza. La prima estate post Covid-19 rischia infatti di presentare uno scenario inedito e, ovviamente, preoccupante, per il settore e il suo sterminato indotto.
Gli italiani torneranno a viaggiare?
Secondo l’indagine di Confturismo-Confcommercio in collaborazione con SWG sulla propensione a viaggiare da parte degli italiani, rispetto ad aprile, sale dal 19% al 48%, la quota di chi sta iniziando a progettare di fare le valigie nei mesi tra giugno e agosto. L’anno scorso, nello stesso periodo era il 70%. I viaggi saranno brevi, “anzi brevissimi, massimo tre giorni”, si legge nello studio. Un italiano su cinque dichiara che non farà vacanze.
La paura del Coronavirus impatta sulla meta?
Tra le mete, aumentano le quotazioni per le località di mare: secondo il campionamento ci andrà il 49% di chi riuscirà a concedersi un periodo di vacanza. Siamo comunque ancora lontani dal 61% del 2019. Il 23% degli interpellati andrà invece in montagna, contro il 18% di maggio 2019. Un incremento significativo probabilmente legato proprio alla paura di contrarre il Coronavirus: ci si aspetta infatti di trovarsi in posti aperti e scarsamente affollati. Effetto contrario per le città d’arte, stabili da aprile al 17% delle preferenze degli intervistati e 9 punti sotto la rilevazione di maggio dello scorso anno. Solo il 15% degli intervistati visiterà musei, monumenti e mostre in vacanza, contro il 37% dello scorso anno: insomma, non sarà certo l’estate del turismo culturale. “Meno turisti nelle città portano effetti negativi a catena su tutto l’indotto. Basti pensare allo shopping ad esempio che, tra gli obiettivi della vacanza, è indicato solo dal 5% degli intervistati contro il 20% di maggio 2019”, la denuncia di Confturismo.
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“Un disastro annunciato per quelle attività dei servizi e del commercio locali che confidano sui turisti, ben più che sui residenti, per realizzare i loro obiettivi di volume d’affari”, spiega l’associazione di categoria. Ma a preoccupare più di tutto è il tipo di vacanza che gli italiani dichiarano di volere fare quest’estate. Sono 35 su 100 i vacanzieri che al più si concederanno 2 o 3 pernottamenti fuori casa, restando nelle vicinanze del proprio comune. A pensarla così, a maggio 2019, erano solo il 14%, meno della metà.
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“Ignorare un quadro tanto drammatico e non reagire con immediatezza adottando provvedimenti focalizzati sul turismo sarebbe follia”, dichiara il Presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patané. E prosegue “se il nostro è davvero un settore strategico per l’economia italiana – e non sta certo a noi doverlo dimostrare, perché basta guardare i fatti senza bendarsi gli occhi – allora il Governo studi subito, dopo il ‘Cura Italia’, un decreto Cura Turismo“.
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