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Lenovo presenta una visione nuova di come organizzare gli spazi di lavoro, a casa o in ufficio. Sfruttando nuovo hardware e software moderno per aumentare l’efficienza e garantire la sicurezza, dovunque ci si trovi
Inutile negarlo: l’emergenza Covid19 ha stravolto le nostre abitudini, ci ha spinto a cambiarle e persino a riconsiderare gli oggetti che abbiamo a disposizione in casa. Pochi anni fa avremmo giurato che scrivania, laptop e modem sarebbero spariti per sempre dalle nostre abitazioni: invece oggi ci siamo ritrovati catapultati in un mondo in cui l’home-working (più o meno smart) è all’ordine del giorno. Una trasformazione che richiede uno sforzo di adattamento da parte del singolo così come da parte delle organizzazioni: che, insieme, devono affrontare questa digitalizzazione dotandosi di strumenti e processi differenti, ma in ogni caso efficienti tanto quanto quelli che eravamo soliti applicare quando andare in ufficio era la solita routine quotidiana.
Eravamo preparati?
La domanda su quanto e chi fosse realmente preparato a queste novità è forse destinata a non trovare mai una risposta soddisfacente: Lenovo ha provato a chiedere a più di 1.000 lavoratori in cinque diverse nazioni (Italia, Giappone, USA, Germania e Cina), a vario titolo impiegate in imprese multinazionali, come hanno vissuto questo periodo di lockdown e di lavoro a distanza. Il risultato è sorprendente per certi versi: l’87% non ha dubbi che lavorare in remote-working potrebbe essere il futuro per tutti noi (visti anche gli enormi vantaggi in termini di tempo risparmiato per gli spostamenti), e la maggioranza (il 61%) ritiene che la produttività non venga affatto influenzata da questo cambiamento. Qualcuno pone qualche dubbio sul rischio distrazioni (42%), ma la maggioranza si ritiene comunque in grado di separare adeguatamente vita privata e lavoro anche tra le mura di casa.
Dato ancora più sorprendente, guardando all’Italia, è la percentuale di lavoratori che si dichiara pronta e preparata a passare sempre più tempo al lavoro dal proprio domicilio: il 71% del campione si ritiene abile e arruolabile per lo smart-working, purché ovviamente venga fornito di adeguati strumenti per continuare a lavorare e collaborare proficuamente con i suoi colleghi. D’altra parte, questi mesi hanno dimostrato che possiamo continuare a essere ottimi lavoratori anche da remoto (laddove il tipo di lavoro che svolgiamo sia compatibile con queste nuove formule) senza contare che ci sono anche dei vantaggi insiti in questo approccio: la flessibilità degli orari, l’opportunità di trascorrere più tempo con partner e familiari, recuperare un po’ di tempo di qualità da dedicare a sé stessi senza lo stress del traffico e degli spostamenti all’ora di punta.
Usare gli strumenti giusti
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento significativo dell’ambiente di lavoro, prima ancora che lo smart-working facesse il suo avvento con il lockdown: nelle aziende è sempre più raro vedere PC desktop o i cosiddetti all-in-one, i portatili hanno ormai fatto il loro ingresso stabilmente sulle scrivanie della maggior parte dei dipendenti anche grazie a processori sempre più potenti e ai vantaggi di poterli spostare liberamente per partecipare a una riunione, per andare a trovare un cliente, o per portarseli a casa la sera o nel weekend per continuare a essere operativi.
C’è anche un altro fattore che ha generato questa trasformazione, e che si è fatto preponderante durante il lockdown: la videochiamata e la videoconferenza si sono affermate come un’alternativa valida ed equivalente alla riunione in presenza. Anzi, l’integrazione in questi strumenti di sempre più funzioni (la trascrizione automatica di quanto viene detto durante la conversazione, la traduzione simultanea in tempo reale, la possibilità di condividere documenti ed editarli assieme durante la riunione stessa) le rende strumenti decisamente più produttivi della vecchia riunione in carne e ossa. L’ingresso delle nuove generazioni digital-native nel mondo del lavoro non sta facendo altro che accelerare ulteriormente questa trasformazione.
Si deve agire di conseguenza per accompagnare il cambiamento: adottare laptop con form factor moderni e dalle prestazioni allo stato dell’arte, dotarsi di un sistema di gestione unico per tutto il parco macchine aziendale (magari pensando anche alla sicurezza dei dati e dell’hardware), promuovere l’impiego di strumenti di comunicazioni che integrano video, chat, collaborazione sui documenti e la gestione di team di lavoro definiti per obiettivo o per funzioni.
Di questo si parlerà nel corso di un webinar organizzato da Lenovo il 10 giugno, e intitolato appunto Smart Working Meeting ‘20: a partire dalle 10 ci sarà una sorta di “introduzione” al concetto di remote workplace a opera di Stefano Corti e Alessandro Onnis, a cui seguiranno gli interventi di Andrea Recupero (Lenovo), Matteo Discardi (Microsoft), di Paolo Canepa e Biagio Gurrieri (Intel), per raccontare uno alla volta tutti i componenti con cui è costruito questo nuovo modo di intendere il lavoro. Chiamatelo home, smart, remoto, agile: chiamatelo come volete, ma è pur sempre lavoro.
La partecipazione al webinar è gratuita: per iscriversi basta visitare il sito ufficiale.