“Quello che non può succedere assolutamente è che non arrivino i soldi per la sanità. Investiremo sulla medicina del territorio”
“Alla sanità pubblica servono almeno 20 miliardi”. Il Partito Democratico non molla la partita del MES, il Fondo Salva Stati, velocemente derubricato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte come “ossessione giornalistica”. A muoversi oggi è però un ministro che sarà al centro delle riforme dei prossimi mesi, Roberto Speranza, titolare del dicastero della Sanità. E infatti Speranza apre al MES. “Quello che non può succedere assolutamente è che non arrivino i soldi per la sanità. Vari gli ambiti da cui partiremo – ha detto il ministro alzando i toni del confronto politico – a cominciare dalla medicina del territorio”.
Speranza apre al MES
“Per la sanità sono necessari almeno 20 miliardi di finanziamento. Va bene anche il Mes o qualunque altro strumento, non bisogna avere pregiudizi verso alcuna forma di finanziamento ma l’importante è avere le risorse”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza a Radio 24 sottolineando come “quello che non può succedere assolutamente è che non arrivino i soldi per la sanità. Vari gli ambiti da cui partiremo – ha concluso – a cominciare dalla medicina del territorio”.
Nuovo scostamento da 25 miliardi
Intanto, nella notte il nuovo debito per il Covid ha raggiunto virtualmente i 100 miliardi di euro. A far compiere al deficit il balzo verso quella soglia psicologica (l’equivalente di quattro leggi di bilancio annuali) investita in meno di sei mesi il nuovo documento economico varato nella notte dal Governo per chiedere alle Camere il terzo scostamento di bilancio che avrà la portata di 25 miliardi per l’anno 2020, 6,1 miliardi nel 2021, 1 miliardo nel 2022, 6,2 miliardi nel 2023, 5 miliardi nel 2024, 3,3 miliardi nel 2025, e 1,7 miliardi a decorrere dal 2026.
Roberto Gualtieri
La terza manovra emergenziale segue i 20 miliardi di nuovo debito del dl Cura Italia e i 55 miliardi del dl Rilancio. Ma, nonostante la portata, è stata partorita in un clima meno teso rispetto alle precedenti per via del fatto che l’esecutivo ha già in tasca l’accordo sul Recovery Fund. La maggior parte dei fondi è destinata a rifinanziare la Cassa integrazione, previsti poi sgravi fiscali per gli imprenditori che non la rinnoveranno. Infine, stanziate somme per permettere alle scuole di riaprire in sicurezza.