Il premier Conte parlerà alle 13:30. In Italia ieri 19.644 nuovi infetti su 177.669 tamponi. 151 i morti. Venerdì i nuovi casi erano stati 19.143 con 182.032 tamponi, 91 le vittime
È ormai settimanale il rateo di fuoco di Palazzo Chigi nel varare nuovi Dpcm. Una accelerazione cui era contrario lo stesso Giuseppe Conte, dato che rischia di danneggiare irrimediabilmente l’economia del Paese e non permette di verificare se le misure prese in precedenza abbiano avuto efficacia (difatti nella prima fase la longevità media dei provvedimenti era di almeno 14 giorni), e che soprattutto rischia di essere dettata più dalla paura che non dall’effettiva necessità. Ma la curva dei contagi ormai si è impennata e sembra averci messo nella scia della Francia, lo Stato che al momento vive peggio la seconda ondata di infezioni da Covid-19, tant’è che il direttore generale degli Ospedali di Parigi, Martin Hirsch, ha detto che «più che una ondata è ormai una marea». Da qui la necessità di accelerare col nuovo Dpcm.
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I numeri che spaventano il governo
Ma è difficile per Conte e per gli esponenti della linea meno rigorista dell’esecutivo avere voce in capitolo a fronte di un altro bollettino “bellico” come quello di ieri: il 24 ottobre in Italia si sono registrati 19.644 nuovi casi su 177.669 tamponi. 151 i morti. Venerdì i nuovi casi erano stati 19.143 con 182.032 tamponi, 91 le vittime. Aumentano anche i pazienti della terapia intensiva (+79), ormai a quota 1.128.
La lite con le Regioni
Sembrava che dovesse quindi essere integralmente confermata, peraltro in tempi record rispetto al solito, la bozza del nuovo Dpcm che era giunta alla stampa nel pomeriggio di ieri e che prevedeva una serie di disposizioni che avvicinano ulteriormente l’intero Paese al lockdown.
Invece le Regioni si sono messe di traverso. Soprattutto su di un punto, che peraltro aveva già fatto montare sulle barricate l’intera categoria dei ristoratori: «A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono sospese la domenica e i giorni festivi; negli altri giorni sono consentite dalle ore 5.00 fino alle 18.00». In merito, la Conferenza delle Regioni ha invece chiesto di «Prevedere l’orario di chiusura per i ristoranti alle ore 23.00, con il solo servizio al tavolo; per i bar prevedere la chiusura alle ore 20.00 ad eccezione degli esercizi che possono garantire il servizio al tavolo. Eliminare l’obbligo di chiusura domenicale» e «l’estensione della didattica a distanza fino al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università».
Così come è stato chiesto di non chiudere i confini interni. «Abbiamo chiesto al governo di non chiudere i confini regionali, provinciali e comunali. Ci sono persone che si spostano per lavoro e per studio, chiudere i confini non solo è ingiusto ma non è fattibile e non è controllabile». Lo ha detto ieri sera il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in diretta Facebook al termine dell’incontro tra Conferenza delle Regioni e Governo.
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La bozza del Dpcm sconsiglia di uscire dal Comune…
Al momento, da quanto emerge nella bozza del Dpcm, non è fatto ancora divieto di uscire dal proprio Comune, ma è solo un consiglio: «È fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune».
…e di ricevere ospiti in casa
Torna la discussa raccomandazione a non ricevere ospiti nella propria abitazione: «è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza» si legge nella bozza del Dpcm.
Verso il coprifuoco?
Resta opzionale la chiusura delle zone della movida dei centri urbani. «Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private».
Bar e ristoranti chiusi dopo le 18
«A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5.00 fino alle 18.00».
Chiusi (di nuovo) cinema, teatri e palestre
«Sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo e casinò. Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto».
Vietate tutte le feste, anche religiose
Saranno ora vietate invece le feste: «Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto – si legge nel documento – ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose».