Il colosso del Web ha detto sì all’idea del governo di anticipare la riapertura generale dal 1 dicembre al venerdì 27, col Black Friday posticipato di una settimana
C’è una prima, importante, convergenza tra Parigi e Amazon, due parti contrapposte che certo non si sono mai amate troppo. Soltanto un mese fa la Francia ha sottoscritto un documento da sottoporre alla Commissione europea, al lavoro sul nuovo regolamento europeo per le piattaforme digitali (Digital Service Act, DSA), chiedendo con forza a Bruxelles lo stop delle pratiche sleali fin qui poste in essere dai giganti del Web. Nel pieno della pandemia, invece, la giustizia francese aveva simbolicamente messo le ganasce ai furgoncini di Amazon, accusando il Gruppo di Jeff Bezos di aver trascurato la tutela della salute dei suoi dipendenti dai rischi del di Coronavirus. Tra l’Hexagone e il colosso del Web invece si registra un accordo su un tema che per molti sarebbe potuto essere foriero di nuove spaccature: la proposta francese di rinviare di una settimana il Black Friday.
Perché la Francia rinvia di una settimana il «Black Friday»
L’idea è nata al ministro dell’Economia, Bruno Le Maire: posticipare di sette giorni l’ormai tradizionale venerdì dei super-sconti in modo da consentire di riaprire i negozi in anticipo rispetto al programmato (1 dicembre)ma evitando al contempo di esordire con le tradizionali resse davanti alle vetrine per fare incetta di merci scontate. «Vorrei rendere omaggio allo spirito di responsabilità dei distributori e dei commercianti on line – ha detto Le Maire – che hanno accettato di considerare favorevolmente la mia proposta». Nella serata di ieri, il direttore generale di Amazon France, Fréderic Duval, ha annunciato al telegiornale di Tf1 delle 20 che la piattaforma mondiale di vendite on line accetta la proposta del ministro dell’Economia.
La petizione Natale senza Amazon
Potrebbe così perdere forza la petizione contro i colossi online #NoëlSansAmazon, Natale senza Amazon, lanciata in Francia dagli esercenti che chiedono di non soccombere sotto lo strapotere delle Websoft, considerate le chiusure prolungate del periodo pandemico. In poche ore, il richiamo al patriottismo aveva funto da catalizzatore, allungando notevolmente la lista dei firmatari che è arrivata a comprendere pure diverse personalità del mondo della cultura, della politica e, più in generale, della società civile. Ci sono, tra gli altri, l’ex membro del partito del presidente francese Emmanuel Macron, Matthieu Orphelin, l’ex ministro dell’Ambiente Delphine Batho, la scrittrice Christine Orban, i sindaci di Parigi, Grenoble e Poitiers, Anne Hidalgo, Eric Piolle e Léonore Moncond’huy e le associazioni Greenpeace e France Nature Environnement.