Secondo un report dell’Osservatorio CPI, gli statali sono pagati circa il 24 per cento in più rispetto a quelli privati
Sciopero nazionale nella giornata di oggi di tutti i dipendenti pubblici. La mobilitazione del pubblico impiego, ricordano dai sindacati, è stata indetta principalmente per protestare contro il mancato rinnovo del contratto e avviare una “riforma seria della Pubblica amministrazione”, con assunzioni nella scuola e nella sanità, e per superare la precarietà. Il blocco dei contratti, lamentano i rappresentati di categoria, si traduce anche in un blocco degli stipendi. Eppure c’è uno studio che ricorda agli statali che, al momento, guadagnano più dei privati…
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Lo studio che non piace ai dipendenti pubblici
La ricerca non è stata elaborata da ambienti di destra o vicini al governo, anzi. Ma dall’Osservatorio Conti Pubblici di Carlo Cottarelli. Secondo i dati che riporta l’analisi “in Italia i dipendenti pubblici, in media, sono tuttora pagati circa il 24 per cento in più rispetto a quelli privati“. Parlando di soldi, in media annualmente uno statale riceve 36.350 euro (ovviamente c’è da tenere in considerazione che è alzata dai salari altissimi dei magistrati e dei dirigenti della PA, mentre permane il problema, vergognoso, dello stipendio degli insegnanti, tra i più bassi in Europa), contro i 29.260 euro dei dipendenti privati. Nel medesimo approfondimento si ricorda come, in realtà, il divario a favore dei dipendenti pubblici sia piuttosto comune in molti Paesi avanzati e riflette differenze nelle caratteristiche dei lavoratori in questione (istruzione, mansioni, esperienza ecc…).
Il segretario della CGIL, Maurizio Landini
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Il confronto con gli altri Paesi
Abbiamo detto che in diverse Nazioni è normale che gli statali guadagnino di più che i privati. Questo può dunque fungerci da aggancio per un raffronto internazionale e comprendere se i dipendenti pubblici italiani guadagnino davvero così poco rispetto ai salari di altri Paesi come lamentato a più riprese dai sindacati. Questo favoritismo economico, viene ancora spiegato nel report, “È il cosiddetto wage premium dei dipendenti pubblici, ovvero la retribuzione media aggiuntiva che un dipendente riceve per il semplice fatto di lavorare per la PA. Tenendo conto delle differenze nelle caratteristiche di dipendenti pubblici e privati, studi passati avevano evidenziato come, a metà degli anni 2000, il wage premium effettivo degli statali in Italia fosse attorno al 14 per cento, contro una media del 5 per cento negli altri Paesi avanzati. Il wage premium si era poi ridotto ed attualmente risulta in linea con la media estera. Di conseguenza, nel confronto internazionale, al momento non sembrerebbe che i dipendenti pubblici italiani siano sottopagati rispetto a quelli privati“.
© Poste Italiane
Quindi, viene concluso che: “l’attuale livello delle retribuzioni dei dipendenti pubblici rispetto a quelli privati è di poco inferiore rispetto alla media degli ultimi quarant’anni, mentre il wage premium è in linea con quello degli altri Paesi avanzati. Inoltre, è possibile che la crisi porti ad una caduta delle retribuzioni nel settore privato tale da innalzare questo rapporto di più rispetto allo stanziamento previsto dal governo”. Insomma, dopo la pandemia gli Statali potrebbero guadagnare di più dei privati solo perché sono i soli che hanno lo stipendio “fisso” garantito. Un “mal comune mezzo gaudio” che questa volta, però, non farà felice proprio nessuno…