Sono un fenomeno in crescita, che nel 2010/2011 interessava lo 0,9% dei bambini delle scuole primarie e secondarie italiane, nel 2016/17 il 3,6% e nel 2018/19 il 4,9%. Sono i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), una serie di deficit nell’acquisizione e nell’uso di abilità scolastiche che nel nostro Paese sono certificati solo dal 2010. I dati provengono dal Miur, che ha considerato quattro problemi (dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia) che impattano pesantemente sulla qualità di vita dei bambini e sulle loro relazioni.
Da qualche mese esiste a Milano una startup che ha a cuore i DSA, in particolare la disgrafia, e che ha all’interno della sua mission sociale la volontà di creare un impatto positivo nella società. “Sbrex è una società benefit: accanto al profitto, da statuto si pone l’obiettivo di generare valore per le persone – spiega Pierluigi D’Antrassi, CEO dell’azienda –. Durante il dottorato ho scoperto le ricadute positive che l’applicazione della ricerca fuori dal contesto universitario può generare sulla comunità. Finalmente sono riuscito a ritagliarmi uno spazio mio in cui poter fare altrettanto”.
D’Antrassi stesso era disgrafico, da piccolo: “Il disturbo non era ancora riconosciuto, ma avevo una scrittura molto tremolante e difficilmente leggibile. Ricordo bene la frustrazione derivante dalla mancata sincronia tra i pensieri e quello che riuscivo a scrivere”.
Diagnosi precoce per la disgrafia
D’Antrassi è originario di Catania e, anche se ha lasciato l’isola da diversi anni, ha voluto rimarcare le proprie origini nel nome dell’azienda: “Sbrex è un termine del dialetto siciliano, un inglesismo, dall’origine ignota, che si usa per descrivere qualcosa fuori dal comune, che eccelle per stile, originalità e ingegnosità. Mi è sembrato di buon auspicio”, sorride.
Sbrex nasce attorno a INKReadable, un sistema che consente l’identificazione precoce delle disgrafie: “L’obiettivo è brevettare la tecnologia in modo che possa essere riconosciuta come un dispositivo medico e utilizzata anche nelle fasi diagnostica e riabilitativa”, spiega D’Antrassi.
Se diagnosticata tempestivamente, ovvero nei primi anni della scuola primaria, la disgrafia ha maggiori possibilità di essere corretta: “È un disturbo motorio e non cognitivo, quindi con l’esercizio migliora. Inoltre, siccome di solito i DSA non si presentano mai da soli, potrebbe essere una spia utile per intercettare altri disturbi”.
Il progetto della start up è più ampio: Sbrex è infatti una software house che propone soluzioni informatiche nell’ambito delle scienze della vita. “In questa fase di avvio la sostenibilità economica è garantita da questi servizi B2B, che hanno lo scopo di finanziare le attività di ricerca e sviluppo dei progetti con maggiore impatto sociale”, spiega il co-fondatore.
Più velocità nella certificazione
Per quanto riguarda quest’ambito, oltre alla valutazione precoce della disgrafia, Sbrex intende anche contribuire a velocizzare la fase di certificazione: “Da quando ci si accorge che esiste un problema a quando effettivamente viene rilasciato il certificato possono passare mesi o addirittura anni – ricorda D’Antrassi – Questo perché il bambino deve essere valutato da un team multidisciplinare e spesso, per arrivare qui, servono 6-12 mesi. È un processo lungo e costoso: vorrei supportare il Servizio sanitario nazionale, le scuole e le famiglie, abbattendone sia i tempi che i costi”.
L’avventura imprenditoriale non ha reciso il legame con il mondo accademico, all’interno del quale il CEO di Sbrex si è formato e ha lavorato per anni: “L’idea è nata durante il dottorato e mi piacerebbe “restituire” valore, creando una collaborazione virtuosa nella quale l’azienda possa sostenere alcune borse per giovani ricercatori impegnati in studi con ricadute sociali”, conclude.