L’azienda italiana ha avviato un ampio ventaglio di iniziative legate all’open innovation. Ne abbiamo parlato con Francesco Paolo Di Giorgio, che per Angelini Pharma guida le iniziative legate all’ecosistema innovazione
La notizia della settimana, in casa Angelini Pharma, è l’investimento con una quota del 30 per cento nello startup-studio parigino Argobio: un incubatore di nuove imprese legato al settore medicina, che vede come partner altre importanti società di venture capital come Kurma e Bpifrance, e che conta persino nomi storici come l’Istituto Pasteur tra i compagni di viaggio. Una mossa che conferma, dopo l’acquisizione di Arvelle Therapeutics avvenuta appena un mese fa, quanto l’azienda italiana stia guardando con crescente interesse all’ecosistema dell’innovazione con un preciso obiettivo: diventare un interlocutore importante per le startup, partecipare attivamente alla crescita del settore e puntare a lungo termine anche a catturare nuove terapie e farmaci che possano scaturire da questa ricerca di base. Costruire la prossima Angelini Pharma, quella che vedremo tra 10 anni, già oggi: scommettendo, ma è un rischio calcolato, sull’innovazione. Una linea tracciata dal CEO di Angelini Pharma Pierluigi Antonelli, in piena sintonia con la proprietà rappresentata da Thea Angelini e Sergio Marullo di Condojanni, rispettivamente Executive Vice President e CEO di Angelini Holding, che hanno varato una governance che garantisce ai business del Gruppo autonomia e impronta manageriale.
Operazione Argobio
Un’iniezione di capitali da 50 milioni di euro che punta a trasformare Argobio in un polo di riferimento per la ricerca a livello europeo: l’annuncio fatto questa settimana è un vero e proprio piano operativo, che snocciola anche numeri legati a quante startup nasceranno e cresceranno grazie a questi fondi. Saranno soprattutto le malattie rare e i disturbi neurologici il centro dell’R&D che si svolgerà a Parigi (in realtà Argobio sarà presente in diversi altri distretti industriali di tutta Europa e Regno Unito), con l’ambizioso proposito di far emergere non meno di 5 diverse startup da far scalare fino alla finalizzazione di un prodotto: inoltre, e qui risiede uno degli altri punti di forza del progetto, potrebbe prendere vita anche piattaforme di sviluppo comuni sopra le quali avviare diverse sperimentazioni alla ricerca di diverse terapie in diversi campi.
Un’opportunità di co-innovazione che non è poi così inusuale nel settore. Ce lo conferma anche Francesco Paolo Di Giorgio, Global Head of R&D External Innovation and Corporate Venturing di Angelini Pharma, che in una chiacchierata ha anche spiegato a StartupItalia come questo investimento si inserisca in un disegno più ampio: “È un approccio, quello delle piattaforme tecnologiche, che è già stato sfruttato in molti casi: se ci sono accordi ben scritti tra le diverse aziende coinvolte, se le partnership sono definite con cura, può essere un vantaggio in questa industria così capital intensive, che richiede costi enormi per lo sviluppo clinico. Così – prosegue – se su una piattaforma possono essere sviluppati decine di programmi di sperimentazione, ciascuna azienda ne sceglie qualcuno che ricada nel suo ambito specifico, altre aziende ne sceglieranno altri, tutti concorreranno a finanziare la startup che così avrà le risorse per crescere”.
La decisione di investire in Argobio, inoltre, è facilmente spiegata: “Argobio ha un imprinting europeo legato ai suoi investitori: gli stakeholder del progetto sono divisi tra Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Inoltre Kurma Partner è un fondo VC con un track record molto significativo in tutta Europa per lo sviluppo di iniziative legate al settore sanitario. Angelini Pharma – continua il manager – era alla ricerca proprio di fondi di questo tipo con un focalizzazione specifiche nelle aree delle malattie rare e dei disturbi del sistema nervoso centrale, i settori in cui puntiamo a espanderci sempre di più: abbiamo registrato l’interesse a una partnership con una pharma come noi, eravamo interessati a collaborare attivamente sempre senza essere invasivi, cercando di fornire il nostro contributo fattivo mettendo in campo opportunità che pensiamo possano essere interessanti”.
Nel complesso, Angelini Pharma spera di costruire uno scenario win-win: “Mettendo per un attimo in secondo piano l’investimento finanziario, noi ne usciamo con una più salda partecipazione nell’ecosistema, mentre gli altri partner possono beneficiare della nostra esperienza”. Infine, sottolinea Di Giorgio, “Come sempre i team operativi fanno la differenza: dentro Argobio ci sono persone che hanno creato startup, le hanno portate alla quotazione e ad exit di successo, spesso sono dei veri e propri serial-enterpreneur. Non solo fanno parte del network giusto per scovare le vere eccellenze accademiche in tutta Europa, ma hanno anche l’esperienza necessaria per incanalare questi progetti in una struttura imprenditoriale che dia vita a una startup”.
La strategia open innovation di Angelini Pharma
Come anticipato, Argobio è comunque solo una tappa di un viaggio più lungo: “Stiamo disegnando un progetto più ampio, che comprende anche identificare fondi o iniziative come questa, con l’obiettivo di essere partner ed entrare in contatto, partecipare in modo attivo a questo ecosistema”, spiega a StartupItalia Di Giorgio. Una ricerca che si muove tra Europa e Nordamerica: e anche se “L’Italia ovviamente ci interessa molto da vicino, valutiamo sempre la fattibilità di ogni opportunità senza applicare un doppio standard”. Inoltre, Angelini Pharma si dice aperta a ogni tipo di operazione: “Le operazioni di corporate venture capital hanno sempre vantaggi multipli, ed è questo il modo giusto di approcciarsi: non c’è l’acquisizione come unico obiettivo. Ci interessa davvero essere parte di questo ecosistema, conoscerne i componenti, costruire assieme a loro e apprendere nuovi approcci”.
Di Giorgio parla a più riprese e in modo esplicito di scambio di esperienze, in un percorso che arricchisca entrambi gli interlocutori in questo processo: “Stiamo sempre parlando di ricerca e sviluppo – continua – In questo contesto cambiamo i modi in cui valutiamo i nuovi progetti, apprendiamo nuovi processi: soprattutto la velocità, per esempio, in alcuni contesti può apportare molti benefici a una grande azienda”. Anche per questo non c’è un unico modello da perseguire: “Ci interessa la partecipazione in fondi e iniziative come quella di Argobio, ma pensiamo anche di investire in startup in stadio più avanzato anche arrivando verso un Series A e oltre. Lo vediamo come un esercizio per portare a lungo termine prodotti innovativi e cultura innovativa in azienda: per questo cerchiamo aziende e prodotti innovativi, quelli che in gergo si chiamano disruptive“.
A lungo termine è una strategia che servirà a disegnare la Angelini Pharma del 2030 e oltre: “C’è tantissimo lavoro, studio, riflessione dietro questa strategia: abbiamo scelto con cura professionisti con un’esperienza consolidata nel settore, per sfruttare la loro esperienza e cercare di anticipare i trend”. Questo approccio ha una prospettiva a lungo termine: “Vogliamo costruire una Angelini Pharma migliore, più forte – conclude Di Giorgio – e vedremo i frutti di questo impegno entro i prossimi 10 anni”.