Giovani imprenditori trentenni portano avanti la lavorazione del marmo e dell’artigianato con tecnologie sempre più innovative nella culla dell’arte
Una professione tanto antica quanto difficile e, spesso, dimenticata, è quella dell’artigiano del marmo. A Pietrasanta (Lucca), soprannominata anche la “piccola Atene” per l’elevata concentrazione di artisti che qui lavorano alle proprie opere, quello dell’artigiano è un mestiere che, nonostante le difficoltà, continua ad esistere e produrre pezzi artistici di grande valore riconosciuti in tutto il mondo.
In tempi di resilienza, in questa piccola culla dell’arte c’è chi ha guardato all’innovazione anche in un settore, quello della lavorazione del marmo e dell’artigianato, in cui il lavoro manuale resta al centro delle attività. E lo ha fatto anche grazie all’impegno costante che giovani startupper, con tenacia e determinazione, portano avanti quotidianamente spesso all’interno delle attività di famiglia. Tra questi, ci sono Simone Maria Antonucci che lavora alla Nannini Mirto; Sebastiano Stagetti della Marble Studio Stagetti; Luca e Jacopo Rossi della Rossi Celso; Matteo Campioni, general manager del Centro Resinatura Blocchi; Tommaso Milazzo, che lavora presso lo studio di Giancarlo Buratti e Nicholas Cosci, che, assieme al socio Claudio Giustiniani, ha messo in piedi una startup innovativa, Artax Lab, per la realizzazione di modelli tridimensionali con scatti fotografici.
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La tecnologia al servizio dell’arte, Artax Lab
Grazie alla fotogrammetria, scattando fotografie a un soggetto da più prospettive simultaneamente a velocità elevata, Artax Lab è in grado di ricostruire integralmente anche oggetti in movimento restituendone perfettamente gli aspetti cromatici. Il modello tridimensionale che viene generato da questo processo possiede tutte le caratteristiche necessarie per eseguirne una riproduzione.
“L’idea è nata due anni fa – racconta Nicholas Cosci, responsabile comunicazione della startup – osservando le novità tecnologiche che oggi si hanno a disposizione e che possono essere di aiuto nel settore dell’artigianato. Io e il mio socio abbiamo dato vita ad Artax Lab in un territorio molto fertile dal punto di vista artistico. La nostra realtà, infatti, fa da ponte tra un metodo di scultura tradizionale e quello della modellazione virtuale”. Nello studio di Artax Lab si osservano, infatti, una trentina di macchine fotografiche che scattano in simultanea per catturare l’oggetto o il soggetto che si desidera riprodurre da più prospettive. Grazie a questa tecnica si ottiene un modello che può essere riprodotto anche con la stampante 3D. “Ci siamo specializzati nella stampa in creta – spiega Nicholas – Infatti, la stampante che abbiamo acquistato è in grado di realizzare modelli fino a un metro per 40 centimetri. Collaboriamo con diversi artisti e laboratori della zona e con le nostre telecamere siamo anche in grado di realizzare tour virtuali all’interno di musei, palazzi ed edifici. Ad esempio, quest’anno, abbiamo lavorato per Lucca Comics, che si è tenuto esclusivamente online”. Una professione che, a seguito dell’emergenza sanitaria, ha ricevuto sempre più richieste.
Macchinari e robot in aiuto agli artigiani
Meno complessi ma, allo stesso tempo, tecnologicamente molto avanzati sono i macchinari che vengono utilizzati in laboratori come Marble Studio Stagetti, che si avvale di un robot per realizzare certi tipi di sculture, e Nannini Mirto. Quest’ultimo di innovazione ne sa qualcosa, dato che dagli anni ’50 restaura e realizza intarsi in marmo per chiese ed edifici attraverso l’antica tecnica del “commesso fiorentino”, che nasce nella seconda metà del XVI secolo. La storia di questa particolare abilità decorativa del marmo affonda le radici addirittura in epoca romana, quando si componevano disegni e decorazioni per muri e pavimenti attraverso marmi intagliati e accostati ad intarsio. Un lavoro fatto di diversi passaggi e molta pazienza che prevede ancora una grande abilità manuale e presuppone la presenza, ad esempio, della figura centrale del disegnatore, ma che grazie alla tecnologia dimezza i tempi di esecuzione.
Ne abbiamo parlato con Simone Maria Antonucci, nipote di Mirto, il fondatore. “Dopo 7 anni di lavoro nell’impresa del nonno anche se, qui dentro sono cresciuto, oggi sono addetto al controllo macchine e rappresentante per l’Estero. Tra i lavori che abbiamo realizzato ci siamo occupati della ristrutturazione del Duomo di Milano, della realizzazione di una cappella a Westminster Abbey e di colonne, pavimenti e tavolini per moschee in Arabia Saudita e palazzi di privati. Abbiamo anche eseguito una riproduzione del libro del Corano, rivestimenti per gli yacht e, più in generale, realizziamo tavoli, basi, cornici, scatole, stemmi, lapidi. Nel 2013 abbiamo acquistato una waterjet in grado di tagliare con acqua e sabbia. Uno strumento che ci ha permesso di accorciare nettamente i tempi di realizzazione perché con questa macchina si riesce a completare un lavoro per cui impiegavamo una settimana, in mezza giornata”.
Di mezzi altamente innovativi e tecnologici si avvale anche la Marble Studio Stagetti, dove lavora Sebastiano Stagetti, figlio di Nicola, il fondatore dello studio. “Nel 2009 ci siamo avvalsi dell’aiuto di un robot che, tramite un braccio, permette di lavorare in tutte le direzioni. La tecnologia è entrata prepotentemente nella scultura. Il lavoro manuale non è sparito, ma è sicuramente cambiato: con il robot, ad esempio, non si usa più il sistema dei punti per copiare gli oggetti”, afferma il giovane imprenditore che ha iniziato ad appassionarsi alla lavorazione del marmo già a 19 anni e, piano piano, ha appreso tutte le fasi necessarie alla realizzazione di una scultura.
Tra i benefici apportati dalla macchina, di grande dimensione, utilizzata all’interno del laboratorio di Stagetti, ci sono l’ottimizzazione dei tempi di realizzazione dell’opera e la produzione di minori quantità di polvere di marmo. “In futuro, in questo mestiere, ci sarà sempre più necessità di disegnatori in 3D e programmatori, che non sono difficili da reperire. Quello che, invece, mancherà, sarà lo scalpellino. Un lavoro duro e faticoso, che implica tanta pazienza, caparbietà e capacità”.
Imprenditoria e artigianato: non è facile ma neanche impossibile
A meno di un chilometro di distanza ci sono due realtà che vedono due giovanissimi imprenditori del marmo in prima linea: la Rossi Celso, con i co-amministratori Luca e Jacopo Rossi, e il Centro Resinatura Blocchi con il general manager Matteo Campioni. Luca e Jacopo Rossi sono due fratelli che, dal giorno alla notte, si sono ritrovati a dover gestire l’azienda dove lavorava il padre a causa della sua morte.
Luca e Jacopo Rossi
La Rossi Celso, nata nel lontano 1932, si occupa dell’estrazione, dello stoccaggio e del commercio del marmo. “Non c’è stato quel passaggio generazionale che ti permette di imparare, passo passo, i ferri del mestiere – racconta Luca Rossi – Ma credo che questo lavoro io e mio fratello ce l’abbiamo nel sangue”. Dopo la laurea in Design e un Master, Luca affina le armi per diventare un imprenditore, e ci riesce. «La nostra missione è quella di ridurre gli sprechi e ottimizzare costi e risorse. Dal 2018, in azienda lavoriamo al consolidamento di queste capacità sulla gestione e sul controllo. Il punto non è fare di più, ma meglio. Come dicono gli inglesi: “less is more”. Solo chi è capace di innovarsi riesce ad andare avanti. E, in tutto questo, la comunicazione resta centrale. Studiare, innovare, aggiornarsi sono le parole d’ordine se si vuole fare imprenditoria guardando al futuro”. Concetti che sviluppa e porta avanti con passione anche Matteo Campioni, general manager del Centro Resinatura Blocchi. “Ci siamo molto impegnati per conseguire certificazioni di qualità sia dal punto di vista aziendale che ambientale – dichiara Matteo – Abbiamo ottenuto la ISO UNI 9001, che garantisce la gestione della qualità di ciò che produciamo, la 14001 sulla gestione ambientale e la 45001 per la salute e la sicurezza nell’ambiente di lavoro. Io sono qui da 5 anni e sto lavorando affinché si facciano più passi avanti nei settori del marketing e della logistica. Se dovessi dare dei consigli a un giovane che si sta approcciando a questo lavoro, direi di investire sul lungo periodo e sul team, che è il cuore dell’azienda. Essere circondati da persone di cui ci si può fidare è fondamentale. Il mercato è cambiato e aprire, ora, un’attività non è facile. Ci vogliono anni prima di vedere un guadagno vero e proprio, ma con determinazione e preparazione si possono raggiungere gli obiettivi prefissati”.
Di determinazione e sacrificio ne sa qualcosa anche Tommaso Milazzo, scultore che ha recentemente esposto la sua prima personale a Pietrasanta. Anche lui poco più che 30enne, dal 2014 lavora nello studio dello scultore Giancarlo Buratti.
Tommaso Milazzo
“Sono appassionato al gesso, alle modellature in creta e agli ingrandimenti – racconta Tommaso – Dopo anni di studio, recentemente ho aperto la partita IVA e, nel futuro, mi piacerebbe avere un mio laboratorio; un mio habitat. In questo lavoro non ci sono entrate e uscite sicure tutti i mesi, ma se davvero lo si ama e lo si fa con dedizione, si riesce ad andare avanti. Soprattutto nel campo dell’arte figurativa c’è bisogno di giovani che imparino il mestiere perché è essenziale conoscere l’anatomia. In questi anni, ad esempio, allo studio di Giancarlo Buratti non ho mai visto passare uno studente del liceo a visitare, curiosare, informarsi su questo campo così affascinante. Eppure credo che la risposta ai dilemmi sul futuro dell’artigianato debba venire proprio dai più giovani, dalla curiosità, senza timore, di bussare alla porta”.